Traffico di dializzati, è scandalo |Scoperto il libro mastro dei medici - Live Sicilia

Traffico di dializzati, è scandalo |Scoperto il libro mastro dei medici

Numerosi nomi sono stati scovati all'interno di un libro mastro sequestrato: gli inquirenti ipotizzano conflitti di interesse tra medici e cliniche private. TUTTI I PARTICOLARI

INCHIESTA DELLA GUARDIA DI FINANZA
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CATANIA – L’inchiesta Bloody Money della Guardia di Finanza, dopo l’arresto di ieri del dottor Gaetano Romeo, dirigente medico del reparto di Nefrologia e Dialisi del Vittorio Emanuele, potrebbe essere davanti a una nuova svolta. Durante le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica sono state sequestrate una carpetta e una chiavetta contenenti visure camerali ed elenchi di pazienti “spartiti” tra numerose strutture private gestite da parenti di medici di primo piano della sanità catanese. Parte dei nomi sono omissati all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Alba Recupido, segno evidente che le indagini stanno proseguendo. Alcuni nominativi, però, non sono stati omissati dagli investigatori e possiamo mostrarli.

Il sistema, documentato dagli inquirenti, è semplice: alcuni medici ospedalieri avrebbero dirottato pazienti in dialisi verso strutture private gestite da parenti o in prima persona. Un giro d’affari notevole, se si considera che ogni dializzato costa, alle casse della Regione, 40mila euro l’anno. Un vero e proprio bancomat.

LE INTERCETTAZIONI – Gli uomini della Guardia di Finanza, ascoltando le telefonate dell’allora primario del reparto di nefrologia del Vittorio Emanuele Elvia Sicurezza, si soffermano su alcune conversazioni durante le quali quest’ultima comunicava a Gaetano Romeo le prossime dimissioni di una paziente “con catetere”. La stessa non ricordava, tuttavia, sottolinea il giudice Alba Recupido, dove avessero “concordato di avviarla”. Romeo non faceva mistero del fatto che “l’accordo” era di inviarla da Flavia Messina, nel centro Le Ciminiere Srl.

A leggere gli atti della magistratura sembra proprio che l’ospedale Vittorio Emanuele fosse usato come serbatoio dal quale attingere pazienti da dirottare in altre strutture e nel quale posteggiare numerosi malati, nell’attesa che si liberassero posti prestabiliti in cliniche private del “sistema”.

Per esempio, quando un paziente di Paternò può essere dismesso dall’ospedale pubblico, non essendoci posti liberi nella struttura privata, il primario Sicurezza conferma di volerlo tenere posteggiato in ospedale “in attesa che si sbloccasse là…”.

“Ehi ciao scusami – dice la dottoressa – senti ascolta, non mi ricordo più quella paziente, quella là, del catetere del…che poi deve ritornare…eh io la volevo dimettere oggi perché praticamente ha l’herpes e gli hanno dato la terapia per compresse, ma che insomma, qua non c’è l’abbiamo quindi è inutile che…tanto vale che se va a casa oggi così inizia la terapia. Questa non mi ricordo dove la dovevamo mandare!”.

Durante un’altra telefonata, il primario Sicurezza, dopo aver parlato con il marito Salvatore Guarino di questioni economiche legate all’amministrazione della società, comunica che in settimana era previsto un “nuovo arrivo”, che evidentemente riguardava “le Ciminiere”, in pieno idillio con il dott Romeo, secondo la ricostruzione degli investigatori, che stava facendo i doppi turni in ospedale”.

Gli uomini della Guardia di Finanza stanno ricostruendo tutti i movimenti bancari delle società collegate ai medici finiti sott’inchiesta. La Sicurezza con Guarino viene intercettata mentre parla dell’intenzione di “veicolare” 80mila euro di extra-budget per farli accreditare in un determinato conto corrente. Si tratta dei fondi provenienti dall’Azienda sanitaria provinciale che vengono riconosciuti alle aziende sanitarie private convenzionate per l’esecuzione di determinate prestazioni. Tra queste ci sarebbero, appunto, quelle a beneficio dei dializzati.

“Probabilmente in settimana – aggiunge la dottoressa – ci sarà qualche nuovo arrivo e quindi insomma…col pieno accordo eh! Il tutto con molta tranquillità, con molta serenità quindi in pieno idillio!”. Il riferimento, come detto, sarebbe proprio al dottor Romeo, con il quale ci sarebbe stata una condivisione delle iniziative illecite a danno della sanità pubblica.

IL LIBRO MASTRO Durante una perquisizione nel reparto di Nefrologia del Vittorio Emanuele di Catania, i finanzieri “beccano” un vero e proprio libro mastro, che contiene un elenco di pazienti con annotazioni a penna di due centri privati di dialisi: Delta e Ciminiere.

Sulla base di questo elenco, gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di una vera e propria spartizione di pazienti, “avviati per usufruire del servizio di dialisi verso i centri privati in questione – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – nell’ambito di un’attività di indirizzo da parte del medico strutturato, da considerarsi assolutamente illegale, offrendo al contempo prova di una sorta di monitoraggio, per non dire marcatura, da parte dei medici coinvolti, dei pazienti medesimi, delle destinazioni e dei numeri”.

Nella casa della coppia Guarino – Sicurezza gli investigatori scoprono una carpetta con scritto “RISERVATO/PERSONALE”, con visure camerali di alcune cliniche: “Melograno, Eurodial, Delta, Nefrologico Etneo”. Analizzandolo i magistrati ipotizzano l’esistenza di una rete con compagini e incompatibilità tra medici ospedalieri e parenti collocati nelle strutture private. In pratica una ragnatela fatta di conflitti di interesse a danno della sanità pubblica.

La carpetta sarebbe stata predisposta da Guarino per “premunirsi” nel caso fosse stato beccato, quasi che il fatto che le pratiche illegali fossero diffuse, potesse trasformarsi, per lui, in un’arma di difesa.

Analizzando la composizione della Delta Srl, gli inquirenti notano la presenza di Luciana Di Bartolo, moglie di Gaetano Romeo e titolare del 14,29% delle quote. Contemporaneamente, la moglie del dirigente medico risultava già titolare del 34% del capitale della Mediterraneo Srl, titolare di un ulteriore 14,29% risultava Maria Palermo, coniuge di Demetrio Spanti, medico nefrologo già strutturato nel reparto di Nefrologia dell’ospedale Cannizzaro. La stessa – scrivono i giudici – era stata titolare di quote ne Le Ciminiere Srl, quote vendute nel 2014 a Carmelo Papa.

E’ stato proprio Guarino a confidare ai magistrati di conoscere la Delta Srl e di sapere che la moglie di Romeo ne facesse parte. Elvia Sicurezza conferma, sotto interrogatorio, l’esistenza di interessi di Romeo nel centro dialisi Delta Srl, sostenendo che “capitasse spesso” che i pazienti di Romeo, dopo essere dimessi, manifestavano l’intenzione di effettuare la dialisi nel centro Delta. Per evitare disparità di trattamento tra i medici, la Sicurezza confessa di aver annotato “i nominativi dei pazienti inviati alla Delta o in altre strutture per garantire uniformità degli invii anche con riferimento a Le Ciminiere”.

Il primario Elvia Sicurezza avrebbe rinviato il pensionamento in modo da poter restare in ospedale a controllare i flussi di pazienti, assicurando così un “aumento del flusso di pazienti sviati verso le Ciminisere, aumento, peraltro consistente, che era divenuto sospetto, attirando inevitabilmente l’attenzione”.

LIBRO MASTRO DIGITALE – Il dottore Carmelo Papa viene intercettato mentre consegna una chiavetta a Guarino contenente documentazione relativa a soci occulti, come appunto Romeo, che “era socio effettivo della Delta – si legge negli atti giudiziari – sebbene risultasse la moglie come socia”.

Guarino parla dei segreti del traffico di dializzati, proprio mentre le cimici della Finanza registrano, mostrandosi sicuro del fatto che nessuno dei suoi “concorrenti” ridesse dell’indagine a suo carico, perché in molti avrebbero avuto gli stessi problemi, visto che tutti temevano che lui parlasse “sui soci di Azzurra, sui soci della Delta, aspettandosi domande su Gaetano Romeo e su Demetrio Spanti, evidenziando le cointeressenze dei medici nefrologi strutturati negli ospedali pubblici, come Saro Grosso – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – marito della nefrologa Castellino, primario dell’ospedale di Taormina, dei soci dell’Omega di Messina”.

 


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