Conto bloccato e cessione lontana | Palermo, lo spettro del fallimento - Live Sicilia

Conto bloccato e cessione lontana | Palermo, lo spettro del fallimento

Buchi in bilancio, decreti ingiuntivi e pignoramento: il club rosa si trova sull’orlo del default.

caos rosanero
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PALERMO – E se la storia si ripetesse? Eppure sono passati poco più di 30 anni da quell’8 settembre del 1986 in cui l’allora Unione Sportiva Palermo venne radiata dai quadri federali del calcio con l’accusa di ‘mancato risanamento della situazione economica’. In quell’anno i tifosi rosanero, che manifestarono la propria rabbia per strada dando alle fiamme qualche cassonetto, alla fine si rassegnarono ad una Palermo senza calcio, la fine ingloriosa di una fede che fino a quel punto aveva toccato l’apice con anni e anni di militanza nella massima serie e addirittura due finali di Coppa Italia (poi perse com’è noto con Bologna e Juventus, ndr). Oggi, che di quel calcio e sopratutto di quel Palermo è rimasto ben poco alle generazioni future, la storia torna a bussare ai cancelli del ‘Renzo Barbera’, o ‘Favorita’ per i nostalgici, con delle similitudini rispetto al 1986 che non fanno dormire la notte più di un sostenitore dei colori rosanero.

A preoccupare è proprio la situazione economica del club di viale del Fante, che appena un anno dopo dalla radiazione risorse grazie all’impegno della prima amministrazione comunale targata Leoluca Orlando e di forze politiche e imprenditoriali della città, che vede la società del presidente Zamparini con un buco in bilancio da 20 milioni di euro, figlio degli errati investimenti nel parco giocatori degli ultimi anni, con un decreto ingiuntivo del Tas di 10 milioni per la vicenda Mascardi nella compravendita dell’argentino Paulo Dybala, e il conseguente blocco del fido da 2,5 milioni da parte dell’Unicredit nei confronti del patron friulano. Se a questo già disastroso quadro si aggiunge anche il pignoramento da parte di Riscossione Sicilia di fondi pari a 200 mila euro, per mancati pagamenti che Zamparini ha ereditato da precedenti gestioni, che ha lasciato il conto corrente della società con soli 2mila euro allora l’attuale situazione lascia più d’una preoccupazione.

Se poi da quasi due stagioni si considera che il club è in vendita, senza che nessuno si sia fatto realmente sotto fra cordate arabe, messicane, americane e in ultime cinesi, per rilevare una società che milita in serie A diventa chiaro che nessuno ha intenzione di ereditare a sua volta una situazione già abbastanza complicata. A questo punto si potrebbe spiegare anche l’immobilismo del presidente Zamparini, che più di una volta non ha mancato di ricordare che avrebbe lasciato solo con una società sana e con i conti apposto ma che in questi ultimi mesi avrà messo in conto di puntare anche su un piano B. Le strade percorribili dal numero uno rosanero in questo momento si limitano infatti a due: attingere a fondi personali, via difficilmente percorribile vista la differente liquidità di cui l’imprenditore dispone rispetto all’inizio della sua avventura in Sicilia sia per una volontà ormai fiaccata da anni di battaglie per i colori rosanero, o consegnare il titolo sportivo ancora una volta al sindaco Orlando che, così come nel 1986, si ritroverebbe nell’arco di 30 anni a gestire due fallimenti della squadra di calcio della città.

I modi, ma sopratutto i tempi, per evitare quella che calcisticamente parlando si rivelerebbe una catastrofe per Palermo, e una gravissima perdita per il panorama della serie A, ci sono ma diventano a questo punto limitati al miracolo affidato nelle mani del tecnico Eugenio Corini e dell’appena nominato nuovo ds Nicola Salerno, ovvero mantenere la serie A e i relativi benefici che scaturirebbero da un girone di ritorno giocato a ritmi totalmente opposti rispetto alle prime diciannove giornate. La scelta di Salerno in tal senso da parte di Zamparini, con il dirigente di Matera che col Cagliari di Ballardini riuscì qualche anno fa nell’impresa di salvarsi dopo un girone d’andata esattamente come quello dei siciliani con soli dieci punti (chiuso poi a quota 43, ndr), resta uno degli ultimi scoglio a cui il patron si appiglia visto che anche una retrocessione in serie B, con conseguente paracadute da 25 milioni, non basterebbe al Palermo per risanare le sue finanze.


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