Fascella, i signori della droga| Libri mastri, pentiti e tradimenti - Live Sicilia

Fascella, i signori della droga| Libri mastri, pentiti e tradimenti

Foto d'archivio

Messi alla porta di Cosa nostra e poi perdonati. Storia di una famiglia "tradita" dai pentiti.

PALERMO – Fiumi di denaro per fiumi di droga. Nel ventre della Guadagna i magazzini traboccavano di cocaina, eroina e hashish. Il popolare rione a pochi passi dal mandamento mafioso di Santa Maria del Gesù è da sempre al centro del business degli stupefacenti. E se si parla di droga alla Guadagna salta fuori, sempre, il cognome Fascella.

L’operazione della Squadra mobile dell’ottobre 2014, oggi sfociata nel sequestro di beni che ha colpito Giuseppe Fascella, decimò un’intera famiglia. La droga sarebbe arrivata da Napoli e Milano sotto l’egida di due gruppi criminali. Da un lato Francesco Ciccio Fascella, classe 1938, uomo d’onore e un tempo capo della famiglia mafiosa della Guadagma, e i figli Filippo e Giuseppe, di 44 e 43 anni. Dall’altro, i fratelli gemelli Giuseppe e Pietro Fascella, 42 anni, nipoti di Ciccio. A completare l’organigramma dei signori della droga c’era Antonio Guida. Quest’ultimo è il collaboratore di giustizia che ha fatto luce sui traffici.

Le indagini della sezione Narcotici della Squadra mobile, coordinata dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Sergio Barbiera e Sirio De Flammineis, era stata lunga e difficile. Era iniziata nel 2008 ma consentì, partendo dal basso, di fare saltare il “banco della droga” e di sequestrare negli anni oltre due quintali di stupefacenti.

Il racconto di Guida partiva dal 2001 quando si interruppero i suoi rapporti, iniziati nel ’96, con Ciccio Fascella e Giuseppe Fascella (classe 1971). Guida era rimasto scosso dall’omicidio di Paolo Pizzo, suo amico e pusher della Guadagna. Poi si sarebbe reso conto che era ai Fascella che bisognava rivolgersi per comprare la droga. I Fascella, d’altra parte, aveva ricordato il collaboratore, erano pieni di soldi. Quei soldi che gli avrebbero consentito di monopolizzare il mercato. Come avvenne quando misero un milione di euro sul piatto di Giovanni Senapa della Kalsa per assicurarsi dieci chili di cocaina.

La parentesi carceraria di Guida interruppe i contatti con i Fascella. Solo momentaneamente, però. Ripresero nel 2006 anno della sua scarcerazione. Una volta fuori Guida sarebbe entrato in contatto con Giovanni Vitale che avrebbe reso il suo negozio di animali in piazzetta Lacrime Cristi, a Santa Maria del Gesù, la base operativa dei traffici. Alle sue dipendenze lavorava Giorgio Morici che conservava la polvere bianca nella sua abitazione di corso Italia a Ficarazzi. Morici e Vitale l’avrebbero prelevata, 500 grammi al giorno, per piazzarla ai pusher di mezza città. E gli affari andavano a gonfie vele visto che tra il 2007 e il 2008 avrebbero comprato dai Fascella un chilo di cocaina al mese. La pagavano 50 mila euro e la rivendevano 60 euro al grammo. Il conto del profitto è presto fatto: dieci mila euro.

Fino ad allora i soldi si facevano solo con la cocaina. Poi, aumentarono anche i consumi di eroina. E i trafficanti non si lasciarono sfuggire l’occasione. Con una novità importante: dal 2008 Guida ha raccontato di essere diventato socio in affari di Filippo Fascella. Per il primo carico di eroina Guida e Vitale avrebbero fatto tappa a Reggio Calabria. La droga arrivava da Napoli e fu trasportata in Sicilia a bordo di una Mercedes classe B. Poi, una volta a Palermo l’eroina – tre chili comprati 105 mila euro – vennero conservati in una stalla a pochi passi dal cimitero di Santo Spirito.

Fu l’inizio di quel “vai e vieni” che diede il nome all’operazione. Solo che ormai i trafficanti avevano i poliziotti alle calcagna. Quando i poliziotti fecero irruzione in un magazzino di Salita Mezzagno c’erano dodici chili di cocaina, due di eroina e 128 chilogrammi di hashish. Non è tutto perché gli uomini della Mobile trovarono pure la contabilità dei traffici: “Fascella 5.000.000; Fascella 4.000.000”. Erano i soldi, i milioni di euro, che i Fascella avrebbero dovuto incassare per la consegna dello stupefacente.

I Fascella sono da sempre i signori della droga alla Guadagna, nonostante una macchina. Francesco Fascella, infatti, era stato rimosso dalla famiglia. Che fosse stato spodestato lo sapevano tutti. Persino la moglie di uno spacciatore che nella sala colloqui del carcere, già nel 2008, spiegava al marito che ormai al comando c’erano “persone che sono uscite di galera… sono uscite persone grandi… grandi… grandi”. In un successivo colloquio la donna era ancora più esplicita: “Vero è, pure tuo fratello me lo ha detto… quello che ti ho detto… chi ti ho detto?… Calascibetta…”.

Fascella, dunque, avrebbe lasciato lo scettro a Peppuccio Calascibetta. Era quest’ultimo l’uomo “grande” tornato alla guida non solo della famiglia della Guadagna, ma dell’intero mandamento di Santa Maria Del Gesù. Tre anni dopo lo avrebbero crivellato di colpi. Nel 2008, all’epoca dell’intercettazione in carcere confluita nel fascicolo sui Fascella, era lui l’uomo forte che tolse lo scettro “ai Fascella, e ci andò con suo figlio Giuseppe – diceva la donna – hanno fatto entrare a lui, al vecchio e a lui hanno detto ma tu chi sei? Dice il figlio… tu non ci servi a noi, fuori, e gli hanno chiuso la porta in faccia”.

Perché Ciccio Fascella si sarebbe meritato un simile trattamento? La faccenda non è ancora chiara. Forse il suo strapotere nel mercato della droga era malvisto? Oppure Fascella avrebbe venduto una partita di droga di scarsa qualità a qualcuno che contava? Perché in tanti, quasi tutti e soprattutto tanti pezzi grossi, bussavano alla sua porta. E non sempre gli affari filavano lisci.

Lo ricordava bene Andrea Bonaccorso, collaboratore di giustizia del clan di San Lorenzo: “Nel 2005 Fabio Chiovaro della Noce aveva bisogno di 200 o 300 grammi di cocaina e si rivolse a me che ne parlai con Ciccio Fascella. All’appuntamento venne Filippo che mi portò mi pare 100 o 200 grammi di cocaina. Chiovaro, dopo quattro giorni mi disse che aveva ceduto la droga a un tale di Partinico che l’aveva restituita in quanto di scarsa qualità. Poi so che Ciccio e Filippo Fascella ebbero un incontro… i Fascella restituirono a Chiovaro la somma di 1500 euro…”. Bonaccorso sapeva anche che “Ciccio e Filippo Fascella imponevano alla gente della Guadagna di prendere la droga da loro imponendo il prezzo e tagliando la droga che non era di buona qualità”.


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