Ferrandelli, i pentiti sono due| Contatti per 'sistemare' una pratica - Live Sicilia

Ferrandelli, i pentiti sono due| Contatti per ‘sistemare’ una pratica

A parlare del candidato sindaco c'è anche un collaboratore della zona di Bagheria. La replica di Parisi.

PALERMO  Non c’è solo Giuseppe Tantillo del Borgo Vecchio. A fare il nome di Fabrizio Ferrandelli è stato anche un altro collaboratore di giustizia. Si tratta di Vincenzo Gennaro, ex affiliato ai clan che gravitano attorno a Bagheria, popoloso centro alle porte di Palermo. Il pentito di Altavilla Milicia tira in ballo il politico per una vicenda del 2013. Ferrandelli, allora deputato regionale, sarebbe stato interessato dal sindaco Antonino Parisi per sistemare una pratica amministrativa, forse una concessione edilizia.

La dichiarazioni del collaboratore bagherese sono precedenti a quelle di Tantillo che risalgono, invece, al novembre scorso. I magistrati di Palermo stavano ancora verificando la vicenda amministrativa, quando hanno raccolto le parole di Tantillo. Secondo il pentito del Borgo, Ferrandelli avrebbe pagato quattromila euro per un centinaio di voti alle elezioni comunali del maggio 2012 e tremila per le successive regionali di ottobre.

I due pentiti racconto episodi diversi. Il Tantillo non riscontra il primo collaboratore, il cui racconto, però, potrebbe servire ai pm per analizzare la sua attività politica sul territorio. L’unico elemento che lega i due protagonisti è la vicinanza fra i clan di Bagheria e Porta Nuova, il mandamento mafioso palermitano che ingloba anche la famiglia del Borgo Vecchio. Ferrandelli, così racconta Gennaro, si sarebbe messo a disposizione di Parisi, ex sindaco di Altavilla Milicia, comune sciolto nel 2014 per infiltrazioni mafiose. Uno scioglimento deciso dall’allora governo Letta, annullato dal Tar e poi ristabilito dal Consiglio di Stato. Ferrandelli avrebbe detto di conoscere l’ex primo cittadino, ma ha escluso di avere avuto contatti con lui, visto che si trattava di un esponente politico vicino al centrodestra e non al suo schieramento.

Nel corso dell’interrogatorio di ieri Ferrandelli, accompagnato dagli avvocati Antonino e Sal Mormino, ha respinto l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Ha detto di non avere mai conosciuto personalmente i Tantillo – il pentito Giuseppe e il fratello Mimmo – che secondo i carabinieri proprio a partire dal 2012 sarebbero diventati i ras del Borgo Vecchio.  Per lui era soltanto “il fruttivendolo” del Borgo Vecchio (per la verità il chiosco che vende anche bibite è gestito dai familiari del pentito che vi ha lavorato per un breve periodo e alcuni anni fa). Non ha escluso di averlo incontrare – mai da soli, però – in uno dei tanti appuntamenti elettorali. Anzi, ne ha ricordato uno in particolare, organizzato dal Partito democratico in un bar per consentire al candidato di confrontarsi con i commercianti della zona. C’erano il panettiere, il macellaio e probabilmente anche Tantillo. Ferrandelli ha smentito di avere messo mani al portafogli per pagare il concerto del cantante neomelodico Gianni Vezzosi che a fine aprile 2012 chiuse la campagna elettorale. L’organizzazione fu finanziata dal partito.

È vero, c’erano i suoi manifesti sul palco, ma fu il partito a pagare quello come altri tre concerti in giro per la città. Sempre e solo campagna elettorale. Nulla di illecito. Il punto è capire cos’altro hanno in mano i pubblici ministeri Caterina Malagoli e Sergio Demontis che nel corso dell’interrogatorio sembrerebbero non avere scoperto tutte le carte di un’inchiesta che non si preannuncia breve.

*Aggiornamento ore 13.30
“A quanto pare stamani sono diventato protagonista, ancora una volta in negativo, della campagna elettorale a Palermo, poiché uno pseudo collaboratore ad orologeria asserisce che ho fatto, oppure avrei chiesto (ancora non l’ho capito), un favore a Fabrizio Ferrandelli. Ritengo che la giustizia italiana abbia toccato davvero il fondo del barile se si attacca a queste esternazioni fantasiose”. Lo dice Nino Parisi, ex sindaco di Altavilla Milicia (comune sciolto per mafia nel 2014 e poi lo scorso anno a causa di due diverse sentenze del Tar e del Consiglio di Stato), tirato in ballo nell’inchiesta sul voto di scambio politico-mafioso che vede indagato Ferrandelli, candidato a sindaco di Palermo, ascoltato ieri per tre ore dai pm. “Smentisco categoricamente sia il fatto di avere mai ricevuto o reso un qualsiasi favore a Ferrandelli; ma, soprattutto, come avrebbe potuto mai il collaboratore a orologeria Vincenzo Gennaro (collaboratore di giustizia, ndr) sapere di questo episodio dal momento che egli non rientrava fra la schiera delle mie frequentazioni nemmeno occasionali? È chiaro – aggiunge – che oggi le parole calunniose di un criminale valgano più di quella di un incensurato, ma la misura ormai è colma. Invito tutti a leggere i dispositivi, sia del Tar Lazio che quelli del Consiglio di Stato. Vi accorgerete che la mia persona ne esce abbastanza riabilitata”. Secondo quanto riportato oggi da alcune testate locali, Ferrandelli sarebbe accusato (oltre che da Giuseppe Tantillo, boss del quartiere Borgo Vecchio che ha parlato di acquisto di voti nel 2012 da parte dell’allora candidato a sindaco), anche da Gennaro, secondo il quale Ferrandelli avrebbe fatto favori a Parisi. Le dichiarazioni di Gennaro, ex imprenditore, portarono allo scioglimento del Comune di Altavilla Milicia.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI