“Tanti gli intrecci mafia-corruzione | Arretra la cultura della legalità” - Live Sicilia

“Tanti gli intrecci mafia-corruzione | Arretra la cultura della legalità”

I giudici di Palermo e Caltanissetta puntano il dito contro il dilagare del malaffare nell'Isola.

Inaugurazione dell'anno giudiziario
di
5 min di lettura

PALERMO – “Quello della corruzione è un fenomeno gravissimo anche in Sicilia, anzi qui è ancora più complicato perché si intreccia con la presenza della mafia: e quindi le già difficilissime indagini contro la corruzione diventano ancora più complesse. La mafia, oltre ad avvalersi per le sue attività della tipica forza intimidatrice si avvale anche della corruzione per raggiungere i suoi scopi”. Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “Il coinvolgimento del soggetto esterno – aggiunge – riduce il rischio di essere denunciati e perseguiti, non è più necessario ricorrere ad atti violenti che attirano l’attenzione degli inquirenti, si finisce con l’associare alle proprie attività illecite soggetti esterni che agiscono non solo perché intimiditi ma anche perché titolari di un tornaconto personale”. Lo Voi ha parlato della difficoltà delle indagini, dovuta anche dalle carenze legislative, e ha aggiunto: “Si riesce in definitiva a scalfire solo la superficie della corruzione, a scrostare un po’ di intonaco dall’alto muro della corruzione che rimane solido. A differenza che con la mafia, – ha aggiunto – è ancora in fasce una matura coscienza anti corruzione. Manca nella nostra società quel sentimento di ripulsa verso la corruzione che ha invece accompagnato le migliori stagioni dell’ Antimafia. C’è un’evidente sottovalutazione – ha proseguito – della gravità del fenomeno che colpisce tutti i settori, basato su un quasi giustificazionismo che, nella nostra terra, rischia di innescare un binomio mafia corruzione da cui la mafia finirà col trarre vantaggi. Serve uno strumento legislativo – ha concluso Lo Voi -che spezzi l’asse corrotto-corruttore e incentivi le collaborazioni con la giustizia anche attraverso meccanismo premiali che aiutino a rompere il muro dell’omertà”.

Scarpinato: “Arretra la cultura della legalità”

“In tutto il distretto di Palermo si manifesta un decremento dei reati tributari. Questo non è imputabile a una crescita del tasso morale dei contribuenti, ma a scelte di politica legislativa che hanno disarmato lo Stato nella lotta all’evasione”. Lo ha detto il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Alzando la soglia economica dell’infrazione per considerarlo reato – ha spiegato – non si è permesso di contrastare adeguatamente il fenomeno. E’ diminuito di molto il sequestro per equivalente che era finora uno strumento essenziale per recuperare le somme non versate. La depenalizzazione in questo settore si è rilevata perdente”. “Anche l’abuso del potere pubblico – ha ricordato Scarpinato – può essere difficilmente perseguito a causa della prescrizione che continua a falcidiare la maggior parte dei processi. Anche quando si arriva a sentenze di condanna nei tempi imposti, i colletti bianchi usufruiscono di tutti le forme alternative alla pena detentiva. La lotta ai reati di pubblica amministrazione è quindi priva di efficacia dissuasiva”.

“Fuori dal palazzo di giustizia – ha aggiunto Scarpinato – si manifesta una distonia tra il lavoro svolto dalla giustizia e i risultati raggiunti. Al di là dei numeri, c’è una progressiva crescita del reato ordinario e un arretramento complessivo della cultura della legalità. Su Cosa nostra – ha proseguito – riusciamo a contenere il fenomeno, ma se non avanza, neppure indietreggia in modo significativo. La mafia approfitta dei nuovi spazi lasciati dal degrado, soprattutto nel Palermitano”.

Vitale: “Velocizzare i processi”

“Una giustizia tardiva è in ogni caso un’ingiustizia. Ci siamo molto dedicati a questo tema. Occorre che i giudici si attrezzino a mantenere un equilibrio tra qualità delle sentenze e velocità dei processi. Non bisogna infatti penalizzare la qualità delle sentenze che vengono emesse”. Lo ha detto il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “È stata affrontata e risolta – ha spiegato – la grave crisi della sezione Gip/Gup con nuovi ingressi per sgravare gli informo carichi di lavoro. Anche negli uffici di cancelleria si procede verso una migliore organizzazione del lavoro con informatizzazione delle pratiche. Stiamo studiando anche un migliore utilizzo della magistratura onoraria. Si tratta di interventi che non risolvono tutte le criticità degli uffici dovute alla migrazione di molti colleghi. In questa condizione su può solo navigare a vista, non potendo programmare a lungo termine”. “Abbiamo – ha concluso – una scopertura del 13%, nel mio mandato sarei già contento di dimezzare questo gap. È necessario che l’afflusso dei nuovi magistrati sia frequente e tempestivo, ma servono anche le coperture delle assenze. Sempre più donne sono in magistratura e hanno il sacrosanto diritto di avere dei figli. Questo peso però non può gravare sul sistema, si devono arrivare le sostituzioni”.

Romeo (Corte d’Appello di Caltanissetta): “Ancora forte la mafia nissena”

“Anche se indebolite dalle inchieste giudiziarie le famiglie mafiose continuano a operare nel territorio nisseno e il tasso di infiltrazione della criminalità mafiosa è ancora alto anche grazie alla strategia di sommersione”. Lo ha detto la facente funzioni di presidente della Corte d’appello nissena Maria Giovanna Romeo durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Analizzando l’aspetto della criminalità mafiosa, Romeo ha aggiunto: “Il limitato numero di omicidi riconducibili a dinamiche mafiose induce, infatti, a ritenere che sia sempre rispettata la strategia, ormai da molti anni seguita da Cosa nostra che esclude, salvo in alcuni casi, il ricorso ai delitti di sangue o ad altre eclatanti manifestazioni di violenza, privilegiando invece il rafforzamento dell’infiltrazione sistematica e silenziosa nel tessuto economico- imprenditoriale per dominare alcuni settori o comunque per trarre da essi profitti illeciti da reimpiegare, attraverso prestanome, in canali legali”.

Corruzione sempre presente anche nel nisseno a causa delle violazioni delle regole morali da parte di chi ricopre incarichi pubblici. Un dato che viene fuori dall’analisi della facente funzioni di presidente della Corte d’appello nissena Romeo. “La permanenza dei fenomeni di corruzione – ha affermato l’alto magistrato – è favorita dall’abbattimento di regole morali in coloro che esercitano pubbliche funzioni e nei corruttori l’assenza del senso del limite, l’abuso dei pubblici poteri e l’incapacità della classe politica di selezionare una schiera di amministratori che si prefiggano unicamente il bene collettivo e non siano spinti esclusivamente dalla ricerca del tornaconto personale”. “Inoltre – ha proseguito Romeo – un’efficace azione di controllo, essendosi di molto indebolita la vigilanza sulle regole che l’ordinamento si era dato. I reati di corruzione, anche quelli apparentemente di scarso valore, rendono più fertile il terreno su cui cresce e si sviluppa la delinquenza mafiosa, attraverso il perseguimento di interessi economici, connivenze e reciproche protezioni”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI