Dalla gaffe di Battiato a Micciché | Gli assessori ripudiati da Crocetta - Live Sicilia

Dalla gaffe di Battiato a Micciché | Gli assessori ripudiati da Crocetta

Le associazioni di volontariato al governatore: “Il solito ritornello: la colpa è sempre degli altri...”. Gli altri casi.

PALERMO – “Riscontriamo che di scelta Lei ne ha compiuta una sola: quella di ritenersi il migliore, senza macchia e paura. Siamo, purtroppo, abituati al suo solito ritornello: la colpa è degli altri. C’è sempre qualcuno a cui addossare le responsabilità”. La parole sono contenute in una lettera del Forum del terzo settore che rappresenta 77 organizzazioni nazionali impegnate nel volontariato rivolto ai più deboli. E sono indirizzate al presidente della Regione Rosario Crocetta. Parole che tolgono il velo da una ipocrisia. Non basta “ripudiare” un assessore per fare in modo che tutto si sistemi.

No, nemmeno le vicende dei disabili siciliani. Spesso bistrattati, troppo spesso oggetto di tagli indiscriminati nelle varie leggi di stabilità. Salvo poi accorgersi che i soldi non bastano. Lo scorso ottobre questo giornale pubblicava una notizia, lontana, ovviamente, dai clamori del caso sollevato dalle Iene e dalle nuove proteste di oggi, ma che già rappresentava un termometro dal responso chiarissimo. La storia, la ricordiamo brevemente, è quella di una giovanissima affetta da tetraparesi, ritardo mentale, epilessia, cecità. Impossibilitata a svolgere le più semplici azioni, insomma. Ma alla quale, nonostante la legge lo prevedesse, non è stata per lungo tempo garantita l’assistenza di un esperto. Sono i cosiddetti “Piani personalizzati per i minori affetti da disabilità”. A questi, la Regione deve riservare una quota pari almeno al 50 per cento del fondo per le non autosufficienze. Nel 2013, anno in cui la ragazza ha chiesto l’assegnazione di questo piano di assistenza che prevede l’aiuto di un operatore per sei ore al giorno, il governo aveva deciso di stanziare per quei Piani appena il 30 per cento. I soldi non sono bastati., ovviamente. Gettando nello sconforto la famiglia della giovane, la cui vita è stata ulteriormente sconvolta.

Ecco, era il 2013. E Gianluca Micciché non c’era ancora. C’era, però, il presidente della Regione Rosario Crocetta. E la Regione, come ha sottolineato in maniera molto dura in quella sentenza il Tribunale amministrativo regionale, non ha fatto il suo dovere.

Prima ancora di Micciché, come detto. Perché dietro alla censurabile, certamente grave (comunque la si guardi) vicenda dell’assessore dimissionario, dietro alle pesanti mancanze e alla discutibile gestione della vicenda da parte di Gianluca Micciché, è rintracciabile, in questa storia, il retrogusto di una vigliaccheria istituzionale, di una ipocrisia ufficiale.

Quella di un governatore, ad esempio, che, nel momento in cui deve scegliere tra le Iene e il suo governo, fa finta di non appartenere nemmeno a quella giunta che lui guida. Come se quell’assessore non avesse avuto il suo avallo, il suo sostegno. E come se i governi di Crocetta, prima ancora dell’arrivo di Micciché, avessero le “carte a posto” sulle storie che riguardano i disabili, gli ultimi, i dimenticati.

Ma ecco lo “scarica-assessore” facile facile, e nemmeno del tutto nuovo. Il rivoluzionario governatore, infatti, si trasformò nel più “borghese” dei perbenisti, quando cacciò dalla giunta addirittura Franco Battiato, dopo una (infelice, ci mancherebbe) frase sulle “troie in parlamento”. Una gaffe tornata utile per accompagnare alla porta un artista che era stato scelto proprio per dare a questa legislatura una impronta nuova, una nuova immagine. “Si sono rubati tutto”, aveva detto poco dopo l’insediamento, del resto, quello che si era definito, in una conferenza stampa al fianco di Crocetta, un “creativo, non certo un burocrate”. Insomma, Crocetta sapeva bene quale personalità avesse scelto per la giunta. Utile, utilissima per la campagna elettorale. Perfetta per il festeggiamento in piazza Politeama, dopo l’elezione. Meno funzionale, probabilmente, all’attività di un assessore al Turismo che a un certo punto della legislatura è anche partito in tour. Come Crocetta certamente poteva immaginare. E così, ecco il pretesto della frase sopra le righe per salutare l’artista di “Povera patria”. E mettere al suo posto la segretaria particolare Michela Stancheris.

Ripudiato, il cantante, così come venne ripudiata Maria Rita Sgarlata per una piscina che risultò mai abusiva. Ma in quei giorni, ovviamente, Crocetta partì lancia in resta contro il “suo” assessore. Si lanciò, come da consuetudine in quei giorni, verso le Procure. Per denunciare un reato che non c’era. Intanto, la Sgarlata fu cacciata e sostituita con Piergiorgio Gerratana, assessore per un mese. Eccola la vigliaccheria istituzionale, che teme il contraccolpo mediatico fingendo di dimenticare le proprie responsabilità. Eccola l’ipocrisia “ufficiale” di chi, ad esempio, allontana dalla giunta Nicolò Marino per le sue parole nei confronti della Confindustria siciliana, Ester Bonafede prima a causa di un “doppio incarico” (Sovrintendente della Foss e assessore ai Beni culturali) poi per una frase sul proprio stipendio, o l’allontanamento di Nino Bartolotta dopo che il governatore si era accorto che il suo assessore alle Infrastrutture era politicamente vicino a Francantonio Genovese. Fatto che era noto a tutti. E da tempo.

Adesso, si pensa al quarantaduesimo assessore da nominare in poco più di quattro anni. “Da quando si è insediato – ha aggiunto il Forum del terzo settore, in quella lettera molto critica – ha cambiato un numero imprecisato di assessori alla famiglia. Ha cambiato le persone ma non ci siamo accorti che avesse cambiato le politiche”. E un nuovo assessore è all’orizzonte. In attesa della prossima gaffe, della prossima volta in cui, come gli rimproverano le associazioni che si occupano dei disabili, il governatore dirà: “Io non c’entro”.


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