Senza casco, né assicurazione| La normalità della "donna boss" - Live Sicilia

Senza casco, né assicurazione| La normalità della “donna boss”

Teresa Marino in un frame dei pedinamenti

Fermata all'uscita dell'aula bunker dove i pm hanno chiesto che venga condannata a 15 anni.

PALERMO – Considerarlo un gesto di sfida potrebbe essere il risultato di una valutazione frettolosa e a buon mercato. Magari è solo (?) la spia di un’assuefazione all’illegalità per cui si smette di riflettere sui propri comportamenti. Spunti di analisi, nulla di più, su un fatto apparentemente banale. Poca roba rispetto ai reati gravissimi per i quali si sta celebrando un processo.

Due giorni fa. Ore 12. Uno scooter modello T max si allontana dal bunker del carcere Ucciardone di Palermo. In sella ci sono un uomo e una donna che in quell’aula, suo malgrado, presenzia da protagonista. La donna, passeggera, è senza casco. Viene notata dai carabinieri di una pattuglia del Nucleo radiomobile che intima lo stop al mezzo. Un controllo veloce e si scopre che lo scooter è pure sprovvisto di assicurazione. Di gente che va in giro senza casco è piena la città, basta guardarsi attorno. Chissà quante macchine o moto non saranno assicurate. Il fenomeno potrebbe essere numericamente diffuso.

A rendere particolare la situazione è l’identità della donna senza casco. Si tratta di Teresa Marino, moglie del capomafia Tommaso Lo Presti. Al bunker ci va spesso accompagnata dal genero perché è finita sotto processo per mafia. Avrebbe tenuto in pugno le redini del mandamento di Porta Nuova, veicolando le direttive del marito detenuto. È per questo che a fine 2015 è stata arrestata. Le hanno concesso i domiciliari perché deve prendersi cura dei figli.

Donna Teresa gode di un permesso. Le danno la possibilità di raggiungere con mezzi propri l’aula del processo nel corso del quale il pm ha chiesto che venga condannata a quindici anni di carcere. Due giorni fa ha raggiunto il bunker. Solo che viaggiava senza casco e su uno scooter senza assicurazione. Non temeva di essere controllata. O forse, e sarebbe ancora più grave, il suo “distorto” concetto di normalità non include la sola partecipazione a Cosa nostra – accusa per cui, per lei come per tutti gli altri imputati, vale la presunzione di non colpevolezza – ma anche la circolazione in spregio alle norme del codice della strada. Risultato: scooter sequestrato e multa.


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