"È un falso povero", anzi no | Paradossi del gratuito patrocinio - Live Sicilia

“È un falso povero”, anzi no | Paradossi del gratuito patrocinio

Condannato per avere falsificato il suo reddito chiede di nuovo che lo Stato gli paghi l'avvocato.

PALERMO – Richiesta di gratuito patrocinio in un processo per falsificazione dei dati relativi al gratuito patrocinio. È il paradosso di un giustizia che si avvita su se stessa.

La vicenda coinvolge un settantenne – G.C. sono le sue iniziali – condannato lo scorso ottobre a sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Aveva chiesto al Tribunale di sorveglianza di potere accedere al gratuito patrocinio. Quando non si ha un reddito superiore a poco più di undici mila euro è lo Stato a pagare le spese legali. Un modo per garantire anche ai meno abbienti il diritto di difesa. Nel caso dell’anziano si era scoperto però che, nonostante avesse dichiarato di non avere redditi, in realtà godeva di una pensione.

“Un errore scusabile”, così si era difeso in aula. Considerata la sua età e la sua fedina penale pulita il giudice gli applicò il minimo della pena previsto dal codice. Qualche giorno fa ecco la richiesta che non ti aspetti. Sul tavolo del giudice per le indagini preliminari è giunta la domanfa del suo avvocato per accedere di nuovo al gratuito patrocinio. Insomma, chiede che sia lo Stato a pagare la sua parcella. E così il giudice ha preso carta e penna e ha chiesto alla finanza di accertare se ci si trovi di fronte a una furberia oppure no (magari nel frattempo il pensionato ha smesso di percepire un reddito). O, peggio ancora, davanti al paradosso di una giustizia che si avvita su stessa, contorta come la società che dovrebbe regolamentare punendo chi non rispetta le leggi.


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