"Questa divisa si modella |su di te giorno dopo giorno" - Live Sicilia

“Questa divisa si modella |su di te giorno dopo giorno”

A tu per tu con Maria Cristina Fatuzzo, funzionario responsabile della sezione Criminalità straniera e Prostituzione.

l'intervista
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3 min di lettura

CATANIA – Innamorata della sua divisa. Maria Cristina Fatuzzo, funzionario responsabile della sezione Criminalità Straniera e Prostituzione della Squadra Mobile di Catania, è avvolgente e contagiosa quando parla della professione che ha scelto. “Essere poliziotta è una scelta di vita. Non devi e non puoi scordarlo”, afferma Fatuzzo. E’ un lavoro che ti porti sulla pelle, che ha dei riflessi nel modo di vivere e di agire. “Anche nell’uso dei social network”, aggiunge convinta. Parlando di 8 marzo Maria Cristina Fatuzzo esprime un leggero disappunto al lato “consumistico” della ricorrenza. “Se può essere un’occasione per sensibilizzare su certi temi ha un senso – afferma – altrimenti alle donne non servono celebrazioni”.

Alcune tematiche la poliziotta le conosce bene, da quando è arrivata alla Squadra Mobile (appena un mese) sono state eseguite due importanti operazioni sul traffico di esseri umani e la tratta delle nigeriane poi costrette a prostituirsi. “E’ uno dei reati più odiosi – spiega – la maggior parte delle vittime sono minorenni e sono giovanissime molto vulnerabili. In questo fenomeno criminale gioca molto il fattore culturale per questo è fondamentale per contrastarlo lavorare in rete, forze dell’ordine insieme ad associazioni anti-tratta e società civile”. Una rete che già ha portato grandi risultati. Alcune ragazze una volta “liberate” hanno iniziato un percorso di reinserimento, c’è chi ha iniziato a studiare, a lavorare, a rifarsi una vita. “Alcune di loro lavorano come interpreti”, confida Maria Cristina. Le interpreti sono uno degli anelli fondamentali del duro lavoro investigativo per gli sbarchi. “L’attività è difficilissima perché si deve svolgere contemporaneamente all’accoglienza”, spiega la poliziotta.

Maria Cristina Fatuzzo è entrata in polizia nel 2009. “Dopo la laurea in giurisprudenza ho partecipato al concorso  – racconta – poi sono seguiti i due anni di corso a Roma”. L’innamoramento profondo è cresciuto prova dopo prova. Ricorda ancora quando le hanno preso le misure per la prima volta, si sentiva “impacciata” ma poi succede qualcosa di viscerale. “E’ come se questa divisa si modellasse su di te giorno dopo giorno”, si sentono vibrare le corde della passione quando pronuncia queste parole.

Quando è arrivato il momento di scegliere la prima sede, ha deciso: “Destinazione Palermo”. Un’esperienza “che mi è rimasta nel cuore”, dice con un pizzico di nostalgia. Per due anni ha lavorato alle Volanti e poi è stata portavoce del Questore. “Ero io di turno quando c’è stato l’omicidio di Carmela Petrucci e il ferimento della sorella”. E’ uno delle tante vicende che l’ha segnata di più a livello umano nei quattro anni alla Questura del capoluogo siciliano. Ma anche i rapporti umani. “Ho avuto dei capi che mi hanno insegnato tantissimo, sono stati per quattro anni la mia seconda famiglia”.

Da Palermo il ritorno a Catania.  Un motivo “amoroso” quello che la riporta a casa. Per un anno ha lavorato alle Volanti. Mesi ancora di adrenalina e di crescita, perché questo “è un lavoro che apprendi sul campo”. Da meno di trenta giorni c’è stato il trasferimento in via Ventimiglia. L’ufficio è ancora sguarnito di quadri, ma il lavoro è tanto. Tra sbarchi e indagini in corso la sua vita è densa e senza orologio.

Oltre la divisa? Maria Cristina compie 40 anni a giugno. Ma non è l’unico traguardo che questa estate l’aspetta. Perché quel motivo “amoroso” che l’ha riportata alle falde dell’Etna si coronerà con i fiori d’arancio a luglio.


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