La figlia reclusa e il 'padre padrone' | "Papà ci ha spezzato il cuore" - Live Sicilia

La figlia reclusa e il ‘padre padrone’ | “Papà ci ha spezzato il cuore”

Anni di silenzio e di soprusi. Poi lo sfogo in un tema. Che ha spalancato un abisso di violenza.

PALERMO – Un padre padrone, una compagna soggiogata e picchiata, una figlia costretta a vivere reclusa e una nonna a cui è toccato per anni l’ingrato compito di costruire parentesi di normalità in una folle realtà familiare.

Anni di silenzio e soprusi. Poi, la storia è venuta a galla, confermando l’importanza della scuola. I professori, quelli attenti, sono una sentinella. Un tema può essere il mezzo attraverso cui si racconta un malessere latente. Così è andata a Partinico, dove un uomo poco più che quarantenne è stato allontana dalla famiglia con un provvedimento del giudice per le indagini preliminari Fabrizio Anfuso.

L’inchiesta nasce dalla segnalazione di un dirigente scolastico. Non era solo lo sfogo di ragazzina. Quel tema era un atto di denuncia che non poteva sfuggire alla psicopedagogista della scuola. La casa era diventata un luogo da cui sperare solo di fuggire. Tristezza, angoscia e paura per una vita impossibile. Sofferenza per una madre maltrattata. La richiesta di aiuto è passata dal commissariato di Partinico alla Procura minorile. I magistrati hanno contattato la nonna della ragazzina, l’unica che si è presa cura della minorenne, che ha provato a darle conforto.

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Al telefono l’anziana donna è scoppiata in lacrime. Non voleva parlare, per paura del genero violento. Convocata in Procura ha capito di potersi fidare. E così ha raccontato dell’uomo e della sua gelosia patologica. La compagna non poteva uscire di casa. E neppure la nipote. Vietato possedere un telefono cellulare, figuriamoci un profilo Facebook. Inevitabile che venisse convocata la compagna dell’indagato. Ha sminuito i fatti e negato gli episodi che la figlia, pochi giorni dopo, ha confermato. Il padre ha una relazione extraconiugale da anni. Fa l’ambulante. Esce presto la mattina e quando torna, a tarda serata, è spesso violento. “Una volta per la ferocia di un suo pugno la mamma ha perso un dente – ha raccontato la ragazzina -. Insulti, parolacce e botte, sempre botte: sangue dal naso e dalla testa, colpita con una caffettiera. E la mamma? Piange, ma resta lì, a casa, perché è stregata”.

I psicologi che hanno assistono alla deposizione della ragazza la ritengono sincera. Il suo racconto è stato lucido e credibile. Semmai è la giovane madre che non ha detto la verità. Ha avuto, ancora una volta, paura della reazione del compagno. Poi, però, ha trovato il coraggio. Ai magistrati ha confermato di vivere in “prigione”. Di subire maltrattamenti e angherie di ogni genere “perché se lo andiamo a denunciare ci ammazza”.

Un argine al terrore è stato messo due giorni fa. Su richiesta della Procura il Gip Anfuso ha applicato all’uomo il divieto di avvicinarsi ai familiari. Il pm avrebbe voluto mandarlo ai domiciliari. La scelta di una misura cautelare di certo meno afflittiva potrebbe rispondere ad una momentanea logica di alleggerimento della tensione. Covare odio mentre si è reclusi potrebbe scatenare una reazione violenta. L’uomo, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Enrico Tignini, davanti al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere.

 

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