Mattarella non stia zitto | Dica qualcosa sulla Sicilia - Live Sicilia

Mattarella non stia zitto | Dica qualcosa sulla Sicilia

Cominciano le grandi manovre.

Il silente Sergio Mattarella dirà A o dirà BA in tema di Sicilia? Cominciano le manovre per le elezioni regionali e il presidente della Repubblica non potrà certo stare alla finestra. Pur nel rispetto delle sue prerogative, Mattarella – fratello di Piersanti, il presidente della Regione ucciso dalla mafia il 6 gennaio 1980 – dovrà dare comunque risposta a una domanda che bussa alla sua coscienza di siciliano, questa: fino a quando? La pantomima di Rosario Crocetta, l’attuale presidente della Regione siciliana, volge al termine. L’attuale Capo dello Stato, su questo eccentrico personaggio alla guida della Regione ha espresso due gesti che sono un giudizio definitivo: quando ha telefonato per esprimere la propria solidarietà a Lucia Borsellino, assessore regionale, costretta a scapparsene dalla giunta di Governo di Crocetta tanto erano enormi gli scandali nella Sanità; e quando subito dopo, il 18 luglio 2015, alla cerimonia di commemorazione della Strage di via D’Amelio, ha lungamente abbracciato il commissario di Ps Manfredi Borsellino dopo che questi, parlando a muso duro, aveva appena difeso la sorella Lucia – “ha portato la croce” – e ancora una volta denunciato il malaffare di Sicilia.

Fino a quando, dunque, accettare che a pantomima si aggiunga altra pantomima? Crocetta adesso è solo un beniamino del pubblico di Rai1. Quello della fascia post-prandiale dell’Arena di Massimo Giletti. Nessuno può pensare che il pittoresco governatore sia una presenza fissa in virtù dell’amicizia con il consulente della trasmissione Klaus Davi (a suo tempo curatore del look nonché pettinatore dei pensieri di Crocetta) ma nessuno però si ricorda di quel silenzioso passaggio. “Sono venuto solo per lei”, disse Manfredi a Mattarella, mentre la famiglia Borsellino era costretta a non partecipare alla commemorazione del proprio padre per non pagare un prezzo eccessivo all’ipocrisia dell’antimafia dei Crocetta, buona al più per la tele-predica sempre bene accetta al pubblico di bocca buona ma A o BA dovrà pur dirlo il presidente della Repubblica, sebbene con cautela costituzionale, perché in Sicilia si prenota una polveriera, non una passeggiata di salute.

Il Movimento Cinque Stelle si prepara a vincere ma con l’incubo di un “Raggi-bis” e con una detonazione esponenziale nell’intera Sicilia all’ennesima potenza rispetto a Roma. Quel che resta del berlusconismo, con Gianfranco Miccichè alla guida, paga il pegno di una ferita mai rimarginata: essere stato Miccichè, spaccando il fronte unito del centro-destra alle precedenti elezioni, il grande elettore di Crocetta. I compagni di partito dell’attuale presidente, infine – il Pd, o quel che fu – non riusciranno a vincere con nessun candidato, figurarsi confermando Crocetta. Fino a quando non si potrà abusare è già dato sapere: non si potrà più. E perciò al presidente non resterà altro che prestare orecchio a quella Dc di prima fila, vecchia scuola siciliana, costretta dalla contingenza a retrocedere nella clandestinità, e con loro troverà una soluzione. Anche portandosi dentro quel che resta del berlusconismo. Che sia A o BA.

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