Tra baruffe siciliane e calcistiche |Il lungo reality dell'Antimafia - Live Sicilia

Tra baruffe siciliane e calcistiche |Il lungo reality dell’Antimafia

La commissione torna a occuparsi degli scontri attorno al cerchio magico di Crocetta. Oltre che della Juve. E la legge sui beni confiscati?

Parlamento
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PALERMO – Di certo c’è solo che a San Macuto questa settimana non ci si annoierà. La commissione Antimafia si prepara a giornate intense che spazieranno dalla Juventus alle baruffe delle Istituzioni siciliane. Ad essere ascoltato da Rosy Bindi e dai suoi colleghi commissari sarà il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone. È stato lui stesso a chiedere l’audizione nei giorni scorsi “in ordine alle notizie emerse nelle ultime settimane sui media nazionali in merito alla Sicilia e in particolare all’Assemblea regionale”, come ha fatto sapere in una nota lo stesso presidente dell’Ars. E tra queste notizie con ogni probabilità ci sarà anche la vicenda di Riscossione che per giorni ha tenuto banco sui media nazionali.

Già una settimana fa Ardizzone aveva scritto una nota a Livesicilia affermando, a proposito della partecipata guidata da Antonio Fiumefreddo, che “ogni qual volta in aula si ripropone la questioni di ricapitalizzarla, vengono sollevati polveroni mediatici con l’evidente fine di condizionare il libero voto dei singoli deputati. Da presidente del Parlamento, ne tutelerò le prerogative, a dispetto di chiunque ritenga di doverlo delegittimare”. È facile immaginare che anche di questo Bindi e colleghi si dovranno occupare, anche alla luce delle recenti bordate rivolte da Ardizzone a Crocetta per le sue parecipazioni a L’Arena. E in questo senso si tratterà di un seguito, visto che già lo stesso Fiumefreddo aveva parlato ai commissari di San Macuto del sistema della riscossione dei tributi in Sicilia presentandolo alla stregua di un Far West, ottenendo così le luci della ribalta nazionale. Sì, un po’ come in certi rumorosi talk show, a San Macuto non si butta niente. E così nella stessa settimana si passerà dai siculissimi scontri di potere che ruotano attorno al cerchio magico di Crocetta ai presunti collegamenti tra mondo del calcio e criminalità con l’audizione dell’avvocato del club di Andrea Agnelli – tra le proteste dei parlamentari juventini -, nell’attesa di mettere le mani sugli elenchi della massoneria siculo-calabrese. L’audience, almeno quella, è assicurata.

Qualcosa, d’altronde, i commissari dell’Antimafia dovranno pur farla. E va detto che in questa legislatura, l’organismo presieduto da Rosy Bindi le ha davvero sperimentate tutte per non stare con le mani in mano. Intervistando anche storici o giornalisti che di mafia hanno scritto nel corso della loro carriera, scartabellando tra alcune imposture del movimento con un improvviso e forse tardivo risveglio sul tema, ascoltando in questo ambito l’anno scorso anche Rosario Crocetta in una pirotecnica seduta con momenti di grandissimo show e stracci sicilianissimi che volavano in ogni dove. Quegli stracci che probabilmente voleranno ancora nei prossimi giorni nell’escalation del conflitto mediatico-antimafioso tra il binomio Fiumefreddo-Crocetta e il Parlamento regionale.

D’altro canto, di questi tempi e a queste latitudini, se non sei passato da San Macuto a dire la tua, meglio se secretata, non sei nessuno. Il compito della commissione, va ricordato, è quello di indagare e acquisire elementi di conoscenza sul fenomeno mafioso. Utili poi ai saggisti per scrivere buoni libri, certo. Ma possibilmente anche al Parlamento per fare buone leggi. Ed è qui che le rotelle si inceppano. Visto che la grande riforma della normativa antimafia (in particolare quella relativa ai beni confiscati), che dalla commissione ebbe un input basilare – dopo lo sfortunato scivolone della stessa quando Bindi e colleghi presero quasi a pesci in faccia il prefetto Caruso che parlò dei guasti della gestione dei beni sequestrati e confiscati ai boss – sta facendo le ragnatele da anni in Parlamento. Perché mentre l’Antimafia ascolta tutti, nessuno tra Camera e Senato sembra ascoltare sul serio l’Antimafia.

La stessa presidente Bindi giusto oggi è tornata a denunciare questo clamoroso stallo: “Questa legislatura non può terminare senza approvare la riforma sui beni confiscati che valgono – tra denaro, terreni, aziende, immobili – circa 25 miliardi”, ha detto nel corso di un convegno al Viminale. “Non ci possiamo più permettere di temporeggiare, sarebbe una omissione difficile da spiegare, ci sono ancora alcuni nodi aperti ma ci sono anche tutte le competenze per affrontarli e la volontà politica deve andare verso l’approvazione definitiva”, ha aggiunto, mentre il ministro dell’Interno Marco Minniti apriva all’ipotesi di una guida manageriale per l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati.  “Sarebbe un peccato mortale – ha detto il ministro – arrivare a chiudere la legislatura senza approvare la legge, io la considero una ipotesi del terzo tipo, dell’irrealtà”. Sarà. Intanto il tempo passa, tra una passerella e un’altra.E il Parlamento non partorisce leggi ma copiose audizioni. 

Uno storico delle mafie anni fa definì anni fa la commissione Antimafia un organismo che è “servito come una palestra in cui le forze al governo permettevano all’opposizione di sinistra di menare pugni antimafia purché rigorosamente nel vuoto…”. I tempi cambiano. Oggi i pugni continuano ad andare a vuoto, ma più che a un incontro di boxe lo spettacolo assomiglia a tratti a un chiassoso – e purtroppo inconcludente – reality show.


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