"Iddu è... ci dava colpi in faccia"| Cronaca dell'omicidio Fragalà - Live Sicilia

“Iddu è… ci dava colpi in faccia”| Cronaca dell’omicidio Fragalà

Il luogo dell'omicidio Fragalà

Nei verbali del pentito Chiarello la ricostruzione della violenza mafiosa.

PALERMO – “Eravamo io, Tonino Abbate e Totò Ingrassia”, inizia così il racconto di Francesco Chiarello sul delitto Fragalà. Un racconto crudo, perché brutale fu il pestaggio.

Si incontrarono al Borgo Vecchio e saltò fuori il piano per punire una persona. Dissero proprio così, una persona. Non tutti sapevano in quel momento che l’obiettivo era l’avvocato penalista. Chiarello fece un passo indietro: “Io dico non me la sento. Non mi andava di fare quello che volevano fare. Totò Ingrassia si organizza per i fatti suoi con Siragusa… io non sapevo chi era la persona neanche Totò Ingrassia… perché Arcuri ci dice davanti a me ‘ci amu a dare quattro corpi di lignu a chistu’…”.

Chiarello seppe che la vittima era il penalista la sera del 23 febbraio 2010: “Io l’ho saputo alle 23.30 di sera tramite Salvatore Ingrassia ca scinniui e mi disse ‘du curnuto e sbirru di Tonino Abbate s’aveva a purtari a mazza cu Giuseppe Auteri e scapparu e io e Tonino cu Scarabeu ni purtammu a mazza piena di sangue e l’abbiamo portata na u Parinetu, sarebbe uno che vende pedane vicino l’Ucciardone…”.

Il racconto scende nei particolari:” Tonino Siragusa mi dice ‘io u tinni e Tonino i corpi ri mazza ci fici fetiri’ Siragusa gli ha dato i colpi e Ingrassia lo teneva… dice che le persone si fermavano ‘lassatilu iri, sta murennu’.. Tonino Abbate pigghia e scappa… però il mandante di tutto è stato Di Giovanni (Gregorio Di Giovanni, allora reggente del mandamento di Porta Nuova)”.

“Iddu è”, avrebbe detto Abbate quando, alla fine di una giornata di lavoro, Fragalà scese dal suo studio in via Nicolò Turrisi. Un ruolo nel pestaggio avrebbe avuto anche “Cocco, genero di Salvatore Ingrassia, che l’avevano messo sotto dove usciva l’avvocato, che c’è un garage e quelli due che giravano Abbate e Auteri con l’Sh 300 di Francesco Arcuri…”

Ultimata la spedizione punitiva i protagonisti si rividero al Borgo: “La stessa sera ci siamo visti eravamo io, lui (Totò Ingrassia) Francesco pure Castronovo e Totò dice ‘minchia, mi cunsumavu e cunsumavu pure a me ienneru… picchi dici se a telecamera pigghia’… Paolo Cocco era quello che gli ha portato la mazza… quando è sceso Tonino Abbate ci fa iddui è iddu è e se ne va..”..

Doveva essere una punizione, ma divenne un massacro: “Arcuri quando è venuto a casa mia dice ‘Totò s’ava a fari entro sta sira, picchì Gregorio si no fa un pazzu… appena io ti fazzu u segnale ca iddu nesci du purtuni, vuatri… ma nelle gambe, invece a du cristianu l’ammazzaru… invece il Siragusa è andato oltre… a posto di darglieli nelle gambe… glieli ha dati pure nella faccia… un sangu sgriddava i tutti i banni”

Il racconto non convinceva del tutto. Chiarello citava Francesco Castronovo ma non scendeva mai nei particolari. Solo dopo il pentito avrebbe ammesso che voleva coprirlo per rispetto della loro amicizia. E il suo ruolo divenne chiaro: “Castronovo prende la mazza con Cocco e lo chiudono che lo buttano a terra e ci danno pugni, i calci ce li danno pure Ingrassia e Siragusa e Francesco ci dava colpi di mazza e Siracusa ci dici daccilli puru nta facci”.

 


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