Brotherhood, Ercolano a giudizio |Per Cavallaro chiesti 14 anni - Live Sicilia

Brotherhood, Ercolano a giudizio |Per Cavallaro chiesti 14 anni

Il processo si divide in due tronconi. NOMI E ACCUSE

Cosa nostra e massoneria
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CATANIA – Quello che è stato indicato come il nuovo reggente di una delle frange storiche di Cosa Nostra Aldo Ercolano è stato rinviato a giudizio per associazione mafiosa. Il 5 aprile si aprirà davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania il processo Brotherhood scaturito dall’inchiesta della Guardia di Finanza e coordinata dai pm della Dda Rocco Liguori, Raffaella Vinciguerra e Giuseppe Sturiale che ha svelato i grigi intrecci tra massoneria e mafia. Dovranno affrontare il processo anche Francesco e Carmelo Rapisarda, difesi dall’avvocato Carmelo Peluso e Luigi Latino, Giuseppe Finocchiaro e Adamo Tiezzi, difeso dall’avvocatessa Angela Chimento, accusati di turbativa d’asta. A giudizio anche l’avvocato Antonio Drago, accusato di estorsione. L’imputato aveva chiesto in fase di udienza preliminare il patteggiamento ma poi non si è proceduto.

L’imputato chiave è Aldo Ercolano, difeso dall’avvocato Giuseppe Lipera. Il boss, classe 1974, è figlio di Iano e fratello di Mario. Ma è anche cugino del suo omonimo: quell’Aldo Ercolano che ha ordinato l’omicidio del giornalista Pippo Fava. Aldo Ercolano avrebbe continuato a delinquere nonostante la misura di sorveglianza speciale e un processo d’appello. Gli inquirenti lo descrivono come una persona “che possiede una certa autonomia decisionale e autorità criminale che gli consentono di interfacciarsi con i boss di altre famiglie mafiose e con altri esponenti del clan Santapaola-Ercolano”. E’ pendente in Cassazione la richiesta di Lipera di ricusazione del processo a un altro giudice. La questione è motivata dal fatto che a Messina è in corso un procedimento penale controllo l’avvocato catanese nato da una denuncia formulata dalla giudice Recupido, che ha rinviato a giudizio Ercolano.

Procede a ritmi serrati invece il troncone abbreviato davanti al Gup. Pena pesantissima quella che è stata chiesta dalla Procura per Sebastiano Cavallaro, “primo diacono” della “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza” accusato di estorsione aggravata (ai danni della pizzeria Miseria e Nobiltà), associazione mafiosa e turbativa d’asta. La pm Raffaella Vinciguerra al termine di una puntuale arringa ha chiesto alla Gup Rosa Alba Recupido di condannare l’imputato, difeso dagli avvocati Salvo Cannata e Valeria Costa, a 14 anni di reclusione. La prossima udienza dedicata all’arringa della difesa è stata fissata per il 18 aprile.

Sebastiano Cavallaro per gli inquirenti sarebbe il punto di contatto tra “Cosa nostra” e la massoneria. Il suo ruolo sarebbe stato quello di “collettore tra le richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli “Ercolano”. Il colletto grigio avrebbe fatto desistere, utilizzando l’arroganza del nome di Aldo Ercolano, alcuni imprenditori a partecipare ad alcune aste giudiziarie. Il ruolo di mediatore gli sarebbe stato affidato dal padre di Aldo, Sebastiano Ercolano. Una sorta di testamento.


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