Il mandante e i mister X| I buchi neri del delitto Fragalà - Live Sicilia

Il mandante e i mister X| I buchi neri del delitto Fragalà

Un frame del video sul luogo del delitto

I sei arresti di ieri non chiudono le indagini.

PALERMO – Non tutto è stato chiarito. Ci sono altre responsabilità che potrebbero emergere sull’omicidio di Enzo Fragalà. Responsabilità pesanti che non è stato possibile, almeno per il momento, contestare a persone di cui si fa nome e cognome nelle carte giudiziarie. E poi ci sono volti misteriosi perché non ancora identificati.

Un nome che ricorre è quello di Gregorio Di Giovanni. A Porta Nuova è conosciuto con il soprannome spitino ed è stato il reggente del mandamento. E spitino, secondo il pentito Francesco Chiarello, sarebbe il mandante dell’omicidio Fragalà. Di lui parlavano anche i fratelli Giovanni e Giuseppe Di Giacomo intercettati in carcere. Non è bastato, servivano altri riscontri per incriminarlo.

Nel 2015 Di Giovanni fu protagonista di un episodio che, alla luce delle nuove indagini, probabilmente potrebbe assumere un valore diverso. Fu fermato al tavolino di un bar a Mondello, mentre mangiava un’arancina assieme a Francesco Arcuri. Furono, però, assolti dall’accusa di avere violato la sorveglianza speciale. Erano da poco tornati in libertà. Il primo era stato stato arrestato per mafia dai carabinieri nel 2010 nell’ambito dell’operazione Eleio. Arcuri, suo uomo di fiducia, era finito in manette pochi mesi dopo. Da pochi giorni avevano finito di scontare rispettivamente 6 anni e 4 mesi e 6 anni di reclusione. Gli era stata, però, applicata la sorveglianza speciale che vieta la frequentazione abituale di e fra pregiudicati.

Neppure per Giuseppe Autieri sono stati trovati i riscontri necessari alle sole dichiarazioni di Chiarello che, la sera del pestaggio, lo piazza sotto lo studio dell’avvocato Fragalà in via Nicolò Turrisi, a due passi dal Tribunale. “Abbate e Auteri” erano “con l’Sh 300 di Francesco Arcuri…” e avrebbero fornito copertura al commando.

Ed è sempre sotto lo studio del penalista che, secondo Chiarello, si presentarono altri “due uomini” in sella a “uno Scarabeo arancione”. Il pentito ha detto di non conoscerli. Che voglia coprire qualcuno come aveva fatto all’inizio della sua collaborazione con Francesco Castronovo, l’uomo che ha poi accusato di avere picchiato Fragalà con un bastone?

L’elenco dei personaggi non identificati, però, non è terminato. La sera del 23 febbraio 2010 le cimici captarono tre voci che gli investigatori all’inizio identificarono con quelle di Arcuri, Ingrassia e Siragusa. “Na ‘dda banna na strata unni si scinni”, avrebbe detto Siragusa, descrivendo l’ingresso del garage dove Fragalà è stato assassinato. “Ca ma fari … pustiu?”, avrebbe chiesto Arcuri. Poi i tre discutevano di mezzi di trasporto in dialetto palermitano. Ingrassia: “…poi a bieniri chiddu”. Siragusa: “Picchi cu quali muturi a bieniri tu”. Arcuri: “…cu u scarabeo”. Siragusa: “… noooo”. Arcuri: “Comu faciti si chiddu a ghiccari poi u muturi … chi fa…. ninni iamu tutti tri ca machina?”. Siragusa: “Noooo viniemu tutti rui ca machina… iddu poi tu ri porti u muturi e iddu sinni veni cu mia…”. Ingrassia: “sì u muturi stava ca”. Quindi la frase chiave dell’intercettazione. L’avrebbe pronunciata Siragusa. “… ancora chiddi unn’eè cuntu ca s’annu arricugghiutu cu u cuoso i lignu… viri se è ca”.

Le certezze investigative, però, erano crollate sotto il peso delle perizie. “La comparazione della voce dell’intercettazione con quella di Arcuri non è stata possibile a causa della durata insufficiente del segnale”, conclusero gli esperti nominati dal giudice per le indagini preliminari. Pochi secondi appena non potevano bastare a confermare o escludere che la voce registrata fosse quella dell’indagato. Un risultato che cozzava con quanto stabilito dagli esperti del Ris dei carabinieri secondo cui, invece, c’era un principio di compatibilità tra la voce registrata dalle microspie e quella dell’arrestato. Ora gli investigatori attribuiscono le parole prima associate ad Arcuri a un “personaggio non identificato”. Non è l’unico dell’inchiesta.


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