Accorpamento, arriva dal Ministro |la procedura di revoca del decreto - Live Sicilia

Accorpamento, arriva dal Ministro |la procedura di revoca del decreto

Ci sono dieci giorni per inviare memorie e osservazioni. Ma la questione resta spinosa.

SuperCamera
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CATANIA – “Avvio del procedimento di revoca del decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 25 settembre 2015”. Con questo oggetto il Mise ha comunicato alle tre Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa e ai due uffici regionali, presidenza e assessorato alle Attività Produttive, di voler avviare la procedura di revoca in autotutela del decreto di accorpamento “tenuto conto delle criticità che hanno generato una situazione di rilevante conflittualità e di grave incertezza che stanno caratterizzando – si legge nella nota inviata dal ministero – il processo di accorpamento, ma soprattutto della volontà espressa dalla Regione Sicilia di voler rivalutare complessivamente il processo in atto”. Tutto ciò a seguito delle numerose istanze presentate al “presidente Crocetta dal territorio di Siracusa e alle quali il presidente della Regione intende dare seguito”. “Alla luce di quanto esposto questo Ministero intende avviare in autotutela il procedimento di revoca del decreto” del 2015. Nella stessa nota si designano i responsabili dei procedimenti e si danno 10 giorni, “ai portatori di interessi pubblici o privati cui possa derivare un pregiudizio dall’attuazione del provvedimento, per presentare memorie documenti e osservazioni”. La data è quella del 15 marzo il protocollo del Mise è il 96459.

Con questo atto la Super Camera del Sud Est subisce un ulteriore stop per dare seguito a volontà politiche che nulla avrebbero a che spartire con questo accorpamento che è nato il 21 febbraio 2015 con le delibere firmate dalle tre Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa. Le uniche deputate a iniziare questo processo. E di strano non c’è solo questo visto che il ministero sta decidendo di revocare in autotutela a fronte di conflittualità, incertezze e segnalazioni alla magistratura che, al momento, non sono supportate da certezze o da sentenze anche solo in primo grado di giudizio.

Ma cos’è che sta succedendo?

Per capirlo dobbiamo fare un piccolo passo indietro e tornare allo scorso 30 dicembre, giorno in cui il governatore firmò il buon esito della procedura di accorpamento delle tre Camere e delegò all’assessore regionale Mariella Lo Bello la convocazione del nuovo Consiglio Camerale. L’assessore onorò la delega e convocò il Consiglio per il 14 febbraio. Convocazione che lo stesso assessore (valeva ancora la stessa delega?) fece slittare al 28 febbraio. Nel frattempo Crocetta aveva scritto al ministro Calenda per informarlo di voler revocare il decreto di accorpamento del Sud Est e che, nelle more sarebbe stato, in ogni caso conveniente, non muoversi e attendere un incontro per decidere il da farsi. Era da poco scoppiato il caso sull’autorità portuale “scippata” ad Augusta a favore di Catania e uno degli assessori, proprio Bruno Marziano di Siracusa, aveva promesso le proprie dimissioni da assessore davanti a questa, ennesima, mancanza di tutela del territorio di Siracusa. Così anche se la procedura di accorpamento è corretta, lo ha scritto la stessa Lo Bello nella lunga lettera inviata al ministero a fine febbraio, a qualcosa bisogna rinunciare… magari all’accorpamento del Sud Est?

Il ministro accetta e propone di discuterne in conferenza stato-regioni, c’è un però: questa conferenza non è un posto per discutere come se fossimo seduti al bar. Le discussioni si fanno su proposte serie, atti concreti. Il ministro ha fatto il decreto di accorpamento del 2015. Quindi il ministro è l’unico che può revocarlo o pensare di revocarlo. E questo fa, in autotutela, senza aver chiesto alle tre Camere di Commercio un proprio atto. Dà, però, ai soggetti che dovessero ritenersi lesi da questa decisione, la possibilità di presentare pareri o commenti contrari. Adesso si può andare in conferenza stato-regioni e l’appuntamento viene fissato a “trenta giorni dalla data di avvio” precisa la nota del ministro. Tra i soggetti potrebbe esserci la cordata di Confcommercio, quella uscita vincente da questa procedura e che qualcuno vorrebbe facesse fuoco e fiamme.

“Lo dico con chiarezza – precisa Riccardo Galimberti presidente di Confcommercio Catania – la forza dei concetti e dei principi non sta nei toni o negli annunci ma nel rispetto delle procedure. Noi siamo sempre per la legalità e invece assistiamo a un fenomeno, direi borderline della politica. Insomma, Crocetta chiede al ministro di incontrarlo ma non lo incontra. Il ministro dice di voler portare la questione in conferenza stato-regioni, passa un mese ma questo non succede. Adesso il ministro dice di voler procedere in autotutela ma, contemporaneamente, dà alle controparti dieci giorni di tempo per le controdeduzioni. Controdeduzioni che noi faremo, sia chiaro, – ribadisce Galimberti – ferme restando le criticità già espresse sulla questione di Siracusa. Per quanto riguarda il territorio di Catania, a parte la legalità della procedura, finora asseverata dallo stesso assessorato regionale e dallo stesso ministro, mi chiedo come si possa andare contro la volontà delle parti. Detto ciò stiamo aspettando, dal commissario Rizzo, la convocazione che abbiamo sollecitato con urgenza”.

Rammaricato, soprattutto per il tempo perso, è Gaetano Mancini presidente di Confcooperative Sicilia: “Se il ministero fosse entrato nel merito delle questioni quando le abbiamo sollevate probabilmente adesso avremmo una Camera di Commercio nel pieno dei suoi poteri e nel rispetto delle sue rappresentanze. E questo sarebbe un vantaggio per tutti”.

Intanto, mentre Catania attende la convocazione da parte del commissario della Camera di Commercio, quella di Ragusa ha già convocato il proprio consiglio per il prossimo 23 marzo.

Sul piatto rimangono comunque e ancora adesso i limiti imposti per gli accorpamenti delle CCIAA e confermati dalla legge Madia: un minimo di 75.000 imprese, i vincoli del bilancio, il confine territoriale e un numero massimo di Camere in Italia che non dovrà superare il numero di 60. UnionCamere dovrà (o potrà?) ricordare questi aspetti quando, finalmente, le scadenze imposte dalla Madia daranno a lei lo scettro di decidere le unioni delle Camere che non saranno costituite entro maggio 2017?

 


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