Pizzo, affari e campagne elettorali| Clan di Bagheria, sei condanne - Live Sicilia

Pizzo, affari e campagne elettorali| Clan di Bagheria, sei condanne

Stralciata la posizione del sindaco di un comune nel Palermitano.

PALERMO – Sei condanne e una posizione stralciata per un difetto di notifica. Si conclude in Tribunale il giudizio di primo grado del processo nato dal blitz denominato ‘Argo’ che azzerò i clan mafiosi di Bagheria e dintorni.

Pizzo, investimenti nei locali notturni, traffici di droga e campagne elettorali. C’è tutto questo nell’inchiesta. Tra gli imputati figura l’ex sindaco di Alimena, Giuseppe Scrivano, accusato di avere pagato il sostegno elettorale della mafia. La sua posizione è stata stralciata. Il difensore, l’avvocato Vincenzo Lo Re, ha sollevato un’eccezione: nel decreto che disponeva il giudizio, notificato all’indagato, mancava una pagina. Nel suo caso il processo dovrà, dunque, ripartire dall’udienza preliminare.

Il reato di voto di scambio politico mafioso gli veniva contestato in concorso con Michelangelo Lesto che è stato condannato a sette anni. Queste le altre pene inflitte: Carmelo Bartolone (13 anni), Piero Centineo (1 anno), Pietro Granà (10 anni), Settimo Montesanto (4 anni), Giacinto Tutino (5 anni). Nel caso di Centineo è caduta l’ipotesi di estorsione e ha retto solo quella di lesioni, ma senza l’aggravante di mafia. Secondo i pm, Centineo aveva picchiato un ragioniere per farsi consegnare il pizzo. I suoi legali, però, gli avvocati Alessandro Martorana e Diego Pennino, hanno dimostrato che le botte erano legate al mancato pagamento di alcune multe.

Dall’operazione del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo e del Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, venne fuori lo spaccato di una mafia arroccata nelle tradizioni (dalla punciuta durante il rito di affiliazione alla presentazione dei nuovi picciotti agli anziani), ma che guardava al futuro investendo fiumi di denaro – la gran parte arrivata dal traffico di stupefacenti – nell’apertura di imprese edili, supermercati, agenzie di scommesse e locali notturni.

In cima alla lista degli indagati c’era Gino Di Salvo, condannato un anno fa a 12 anni nel troncone del processo che si è svolto in abbreviato, considerato il nuovo reggente del mandamento di Bagheria. Una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine visto che avrebbe ottenuto i gradi di capo dopo avere finito di scontare una condanna per mafia. Altro nome di peso sarebbe stato quello di Bartolone, che in un primo momento latitante preferì consegnarsi al posto di polizia di un ospedale, temendo per la sua vita.

Il Tribunale presieduto da Benedetto Giaimo ha riconosciuto il diritto al risarcimento danni per i Comuni di Alimena, Bagheria, Villabate, Altavilla Milicia, Casteldaccia e Ficarazzi. Ed ancora per il Centro Pio La Torre, Confindustria Palermo, Addiopizzo, Fai, tutti assistiti dagli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro.

 


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