Un figlio disabile e niente casa| L’odissea di una famiglia - Live Sicilia

Un figlio disabile e niente casa| L’odissea di una famiglia

Una storia che inizia nel giugno dello scorso anno quando, a seguito di uno sfratto esecutivo...

MALETTO – Un figlio disabile, due ancora a carico. Uno solo di loro appena maggiorenne. I genitori entrambi senza occupazione o impegnati in attività saltuarie. Lei che per seguire il figlio, sin da piccolo, ha dovuto lasciare il suo lavoro e un contratto a tempo indeterminato. Il marito, invece, licenziato per riduzione del personale. E ormai quasi da un anno alla ricerca di una sistemazione fissa adatta, soprattutto, alle esigenze di un minore affetto da ritardo cognitivo. È l’odissea di una famiglia di Maletto.

Una storia che inizia nel giugno dello scorso anno quando, a seguito di uno sfratto esecutivo, è costretta a lasciare la casa in affitto dove da poco più di un anno si è trasferita. Un trasloco necessario, dopo quindici anni trascorsi in un’altra abitazione, dettato dall’esigenza di vivere in un appartamento privo di pericoli per un figlio la cui disabilità è del cento per cento. Una scelta mossa anche dalla necessità di non poter avere scale in casa, assolutamente vietate dal neurologo col sopraggiungere per il bambino delle crisi epilettiche.

Impossibile trovare un’altra casa prima dell’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Complici le difficoltà economiche e “la voce della malapagatura” (i precedenti ritardi negli affitti) che, spiega la signora, si diffonde facilmente in un piccolo paese. Inutili anche le ricerche da parte dei Servizi sociali del Comune che, in extremis, hanno trovato aiuto nella parrocchia del posto. Per dare un tetto alla famiglia la chiesa ha infatti messo a disposizione gratuitamente una casa in periferia utilizzata per raduni e gruppi di preghiera. Una vecchia struttura però “non idonea per la famiglia”, posta in un “ambiente isolato rispetto al paese” dove, aggiunge la signora, “io vedo alberi e stelle”.

“È venuta già l’autoambulanza” per il figlio che si è sentito male, racconta, “abbiamo avuto anche problemi, perché la barella non entra dalle porte. L’abbiamo fatto uscire sopra il lenzuolo, quattro persone. Poi ci sono gli scalini. Per scendere, ci sono volute quattro persone per farlo scendere”. Una soluzione questa che doveva essere tampone e che invece ad oggi vede ancora genitori e figli alloggiati in quella abitazione, che però resta comunque provvisoria e senza alcuna garanzia di stabilità.

Assegnataria di un alloggio popolare nel luglio del 2015, anche quello ad oggi resta una chimera. Di proprietà dell’Istituto Case Popolari di Acireale, l’immobile, risalente agli anni ’50, richiede infatti interventi di manutenzione straordinaria per essere abitabile. “Noi in questo momento come Istituto non abbiamo finanziamenti assegnati di nessun tipo da parte della Regione”. Così Salvatore Pulvirenti, direttore dell’Area tecnica dell’IACP acese, spiega il motivo dei lavori mai iniziati in quello e in un altro immobile di proprietà presente sempre nel territorio di Maletto. Un alloggio minimo di nemmeno 50 metri quadri, già ai tempi accettato con riserva dalla signora, inadatto per la composizione e le esigenze della famiglia in questione e che necessiterebbe, quindi, anche di ulteriori lavori di adeguamento. “Noi – continua ancora Pulvirenti, parafrasando quanto riportato nella comunicazione inviata poco tempo fa – già abbiamo rappresentato al Comune che questo alloggio non può essere assegnato a un nucleo familiare di 5 persone” di cui un familiare portatore di handicap.

Una soluzione, ma anche questa senza alcuna data certa e non realizzabile nel breve tempo, potrebbe essere in un altro immobile di edilizia popolare. Da poco, spiega il dirigente dell’IACP, “ci è stato riconsegnato un alloggio della Regione che è leggermente più grande. Stiamo preparando la perizia da mandare alla Regione” con la speranza che ci siano i soldi per poterlo ristrutturare, visto che anche in questo caso necessitano lavori per renderlo abitabile. Nel frattempo, continua Pulvirenti, considerato che la famiglia risultava assegnataria di un immobile non idoneo, “abbiamo trasmesso una nota al Comune in cui abbiamo chiesto di annullare quella assegnazione per non danneggiare la famiglia nella eventuale possibilità di un alloggio da poter assegnare a loro”. Così svincolata, la famiglia potrà dunque essere inserita nella nuova graduatoria, “però noi – precisa il dirigente – i tempi per poter dire questo alloggio sarà disponibile tra un mese tra sei mesi tra un anno in questo momento non siamo in condizione di poterlo fare”.

Soluzione più immediata, invece, sarebbe trovare un appartamento adeguato da potere affittare. In questo caso, come spiega il sindaco Salvatore Barbagiovanni, “così come prevede il regolamento comunale, il Comune può dare un sostegno economico abitativo di 150 euro al mese per l’affitto” con la differenza a carico della famiglia.

 


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