Accusato di estorsione e assolto| La vittima dovrà risarcirlo - Live Sicilia

Accusato di estorsione e assolto| La vittima dovrà risarcirlo

La decisione del gup.

PALERMO – Ha denunciato il racket del pizzo e si è costituito parte civile contro i taglieggiatori. Nel frattempo è morto e la sua battaglia è stata continuata dai figli. Oggi il giudice ha assolto il presunto estorsore, Giovanni Mezzatesta (assistito dall’avvocato Salvo Priola) e ha condannato gli eredi dell’imprenditore Giuseppe Toia – i figli Daniele, Tommaso e Fabrizio – a pagare le spese sostenute per il processo dall’imputato. Ai costi del procedimento dovranno partecipare anche le associazioni antiracket -Libero futuro, Addiopizzo, associazione Paolo Borsellino, Fai e Centro Pio La Torre, pure costituitesi parte civile, e il Comune di Ficarazzi. La decisione è del gup, Gigi Omar Modica, e dovrebbe essere collegata al fatto che già la Cassazione aveva annullato il semplice obbligo di dimora imposto a Mezzatesta ritenendo che nei suoi confronti non ci fossero neppure i semplici indizi di colpevolezza. Nonostante la sentenza della Cassazione è arrivata lo stesso la costituzione di parte civile.

Da amico dei boss a stritolato dai boss. “Mi consideravano praticamente come la loro cassa privata.”, aveva raccontato Domenico Toia, ucciso da una brutta malattia. Toia si era ribellato al racket nel 2013. A cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta le commesse, pubbliche e private, però, arrivavano a pioggia. La mafia che, per stessa ammissione dell’imprenditore, lo aveva agevolato alla fine gli avrebbe presentato il conto. Forse è per questa passata contiguità che è caduta l’estorsione, ma per saperlo si dovranno attendere le motivazioni.

I boss si fecero vivi per la prima volta “verso la fine degli anni 80-inizi anni ’90, ancor prima che venisse pubblicato il bando relativo alla manutenzione dell’impianto di illuminazione pubblica comunale di Bagheria”. Poi, qualcuno dell’ufficio tecnico gli fece sapere che “gli amici avrebbero avuto il piacere dell’aggiudicazione dell’appalto alla mia ditta”. E aggiudicazione fu. Subito dopo cominciarono le richieste di assunzioni di parenti e amici dei mafiosi. E soprattutto di soldi. Per la precisione “3 milioni di lire al mese per i parenti di Pino Scaduto, che nel frattempo era finito in cella”, per un totale di 360 milioni.

 

 


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