Il gioielliere e l'estorsione| "Mi devi dare i soldi" - Live Sicilia

Il gioielliere e l’estorsione| “Mi devi dare i soldi”

Foto d'archivio

Condannato un commerciante di Villabate. Pronto il ricorso in appello.

PALERMO – Tre condanne e un’assoluzione al processo per un’insolita estorsione commessa fra Villabate e Misilmeri. La vicenda ruota attorno al mancato pagamento di alcuni gioielli. Cosimo D’Amico, titolare di un negozio di preziosi a Villabate, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Termini Imerese Michele Guarnotta. Cinzia Landolina, la donna che avrebbe fatto pressioni, ha avuto 4 anni. Due mesi per un tentato favoreggiamento sono stati inflitti ad Emanuele Monachello. L’unico assolto è Dario Giglio. È passata la linea difensiva del suo legale, l’avvocato Jimmy D’Azzò, secondo cui l’imputato ebbe la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era all’oscuro di tutto.

“Le sentenze non si commentano ma si impugnano – spiega il difensore di D’Amico, l’avvocato Giovanni Castronovo – Attenderemo le motivazioni per comprendere come gli stessi fatti che portarono il Tribunale della Libertà a riqualificare il reato come esercizio arbitrario delle proprie ragioni siano diventati prova del più grave reato di estorsione”.

Tutto inizia il 19 aprile dell’anno scorso quando una coppia di anziani coniugi compone il 112. I carabinieri li trovano sotto choc nella loro abitazione. Hanno comprato, tra il 2013 e il 2014, da D’Amico oggetti in oro per cinque mila euro, di cui la metà pagata subito. Si sono messi d’accordo per saldare il conto a rate. Ed invece D’Amico avrebbe avvicinato il marito in strada pretendendo subito i soldi, senza neppure considerare la cifra già sborsata. “Mi devi dare i soldi… 5.250 euro…”, gli avrebbe detto.

Ad accompagnare il gioielliere ci sarebbe stata Cinzia Landolina che avrebbe millantato amicizie negli ambienti mafiosi: “Vi concedo solo due giorni di tempo e non vi presentate con i soliti 40 euro”. Alla fine di euro sarebbero riusciti a farsene dare 400 euro. A garanzia dei successivi pagamenti avevano preso l’atto di proprietà di un terreno agricolo. Quando ha saputo della denuncia D’Amico avrebbe chiesto l’intervento di Monachello per fare ritrattare le dichiarazioni rese ai carabinieri.


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