Atto d'accusa della Corte dei conti | Province, la riforma è un fallimento - Live Sicilia

Atto d’accusa della Corte dei conti | Province, la riforma è un fallimento

In un dossier dei magistrati contabili il disastro dei liberi consorzi lanciati verso un futuro nero: “Vicino il dissesto”.

PALERMO – Un fallimento. E la paura che il peggio debba ancora venire. In 71 pagine di osservazioni e numeri, la Sezione di controllo della Corte dei conti ha raccontato il disastro delle ex province siciliane. Un report redatto in occasione della seduta della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale che si è tenuta il 29 marzo scorso.

Un documento durissimo. Dal quale emergono due fatti essenziali. Da un lato, la “mano pesante” dello Stato centrale sugli enti di aria vasta siciliani. Dall’altro, il flop epocale della riforma voluta dal governatore Crocetta. Un mix che si è tradotto in un caos istituzionale, in un default vicinissimo, nell’incapacità di garantire servizi essenziali a disabili e ragazzi delle scuole.

Il flop a 4 anni dall’annuncio

Insomma, dopo quattro anni dall’annuncio in televisione del presidente Rosario Crocetta (“Siamo i primi ad abolire le Province”), restano solo i cocci. Perché nel frattempo gli enti si sono frantumati senza compiere alcun passo avanti, soggetti solo a commissariamenti infiniti e incapaci di dare alcuna risposta alla cittadinanza.

La Sezione presieduta da Maurizio Graffeo entra nel merito fin dalle pagine iniziali, dove spiega che gli scarsi livelli di finanziamento dell’ente sono “insufficienti alla stessa messa in sicurezza di beni primari per la collettività amministrata (in primis, strade e scuole)”. Uno stop ai servizi essenziali che la Corte descriverà poi nel dettaglio: “A seguito dell’intensificarsi dell’emergenza finanziaria, – scrivono – il marcato ridimensionamento dei budget di spesa ha, infatti, ridotto al minimo l’attività istituzionale svolta dai liberi Consorzi nei confronti sia degli altri livelli di governo che, soprattutto, dei fruitori dei servizi pubblici. Hanno risentito particolarmente i servizi per i disabili e quelli di supporto alle scuole di secondo grado; nei casi più gravi (ad esempio, nel libero Consorzio di Siracusa), è stato compromesso addirittura il pagamento degli stipendi al personale dipendente”.

I ritardi della riforma

E i magistrati riconducono questi gravissimi problemi a due cause. Intanto, un pesantissimo “contributo alla finanza pubblica”, dall’altro il “forte ritardo” nel completamento della riforma regionale. Problemi ai quali si aggiungono altri problemi. Come quelli relativi al personale: “La mancata ricollocazione del personale in esubero, – si legge nella relazione della Corte dei conti – altrove portata a termine con successo, fa aumentare i livelli di spesa degli enti di area vasta e rischia di rinvenire nei già avviati processi di stabilizzazione del personale precario dei comuni un ulteriore ostacolo attuativo”. E i magistrati sottolineano il paradosso legato a questa riforma mancata: “Le difficoltà istituzionali nel portare a termine il disegno istituzionale di riforma regionale – si legge infatti – determinano un indebito procrastinarsi della fase transitoria, in cui i liberi Consorzi, ancora retti da Commissari straordinari, continuano ad esercitare le funzioni attribuite alle ex province regionali”.

“Stallo politico-amministrativo”

Dal punto di vista delle funzioni, quindi, non è cambiato proprio nulla. La riforma di Crocetta si è tradotta semplicemente in un commissariamento-fiume, assai dannoso. “Il percorso di progressivo avvicinamento alla cosiddetta “riforma Delrio”, – scrive la Corte dei conti – attuato a più fasi, ha comportato uno slittamento dell’insediamento degli organi istituzionali e, soprattutto per i liberi Consorzi comunali, una proroga delle gestioni dei Commissari straordinari. La protratta operatività dei predetti organi straordinari attraverso reiterati rinvii costituisce un eloquente indice rivelatore della situazione di stallo politico – amministrativo venutasi a creare”. Uno stallo politico che ha finito per paralizzare gli enti, mettendoli in enorme difficoltà. Del resto, sembra sottolineare la Corte dei conti, alcuni strumenti nati proprio per sciogliere alcuni dei nodi più stretti, sono stati utilizzati solo apparentemente. È il caso dell’Osservatorio regionale, ad esempio, sede nella quale, come accade nel resto d’Italia, dovrebbero essere disciplinati i temi relativi alle risorse finanziarie e umane. Anche qui, però, ecco i colpevoli rallentamenti. L’Osservatorio, una volta costituito, di fatto non è mai entrato pienamente in funzione: “Chiaramente, – si legge nella relazione – il ritardo nei tempi d’insediamento e, successivamente, il rallentamento dell’attività dell’Osservatorio, ha, nella sostanza, postergato gli ulteriori passaggi previsti dalla riforma regionale ai fini del corretto funzionamento degli enti di area vasta e della relativa fuoriuscita dal periodo transitorio iniziale”.

In tilt servizi per disabili e riscaldamenti nelle scuole

Oltre ai ritardi della Regione, dicevamo, ecco la “stretta” dello Stato sui trasferimenti, calati progressivamente, fin quasi a scomparire. Un po’ il governo centrale, un po’ il governo regionale, ed ecco che il guaio è fatto. E a pagarne sono sempre i più deboli: “Risultano aver risentito dei tagli, principalmente, – segnala la Corte dei conti – i servizi per i disabili, che sono stati erogati con discontinuità ed in modo fortemente disomogeneo tra i diversi territori, in base alla capacità degli enti di far fronte all’emergenza con le sparute risorse. Anche il supporto alle scuole di secondo grado ha visto importanti riduzione dei servizi, con istituti in cui, ad esempio, non è stato garantito il riscaldamento dei locali nei mesi più freddi. In alcuni enti, tra cui il libero Consorzio di Siracusa, è stato compromesso addirittura il pagamento degli stipendi al personale dipendente”. E ancora, “il sensibile ridimensionamento dei budget di spesa – scrivono i magistrati contabili – ha ridotto al minimo l’attività istituzionale svolta dai liberi consorzi nei confronti sia degli altri livelli di governo che, soprattutto, dei cittadini fruitori dei servizi pubblici”. Ed ecco arrivare sugli enti anche una pioggia di decreti ingiuntivi per mancati pagamenti: nel biennio 2015-2016 la somma oggetto dei contenziosi ha superato la quota dei 130 milioni di euro.

Gli enti a un passo dal fallimento

E così, ecco che uno dopo l’altro, gli enti rischiano di sprofondare del default: ai due liberi Consorzi – Siracusa e Ragusa – che già al 31 dicembre del 2015 versavano in una situazione di disavanzo, si è aggiunto, nell’esercizio successivo, il libero Consorzio di Trapani, che risulta aver esaurito l’avanzo disponibile. E ancora, “particolarmente allarmante – segnala la Corte – appare la situazione finanziaria manifestata dal Commissario del libero Consorzio di Siracusa con riferimento all’impossibilità di predisporre il bilancio di previsione 2017 e di far fronte alle obbligazioni già assunte (i mandati di pagamento inestinti ammonterebbero, nella fattispecie, a circa 14 milioni di euro, a fronte dei quali risultano già intraprese numerose azioni esecutive da parte dei creditori). In altre realtà territoriali, – proseguono i magistrati contabili – come riferisce a riguardo l’Assessorato regionale, a seguito di blocchi dei pagamenti stipendiali e di alcune interruzioni di servizi, si sono verificate manifestazioni di protesta dai delicati risvolti anche sotto il profilo dell’ordine pubblico”.

Questo il gravissimo presente. E il futuro? La Corte dei conti non pare ottimista: “Purtroppo, – scrive infatti nel report – la natura strutturale dei menzionati fattori di squilibrio e le tempistiche fisiologicamente necessarie per la loro soluzione inducono a nutrire scarso ottimismo ai fini della resa continuativa di funzioni e servizi essenziali, che, soprattutto in alcuni enti, – concludono – rischia di degenerare inevitabilmente in imminente formalizzazione del dissesto finanziario”. Un fallimento. In tutti i sensi.


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