"Così è morto Aldo"| La ricostruzione dell'accusa - Live Sicilia

“Così è morto Aldo”| La ricostruzione dell’accusa

La confessione di Andrea Balsano e le testimonianza di alcuni clienti della discoteca.

PALERMO – Dalla rissa scatenata per il furto di due cappellini da cowboy sottratti agli amici di Aldo alla gestione della sicurezza nel locale (zeppo di abusivi), dalle reticenze di molti presenti alle operazioni di soccorso del povero ragazzo, che fu trasportato all’esterno della discoteca in attesa che arrivasse l’ambulanza, ai contatti con i mafiosi dello Zen: l’informativa dei carabinieri acquisita al fascicolo del processo ricostruisce quando accadde in discoteca.

Il primo input sul pestaggio è arrivato dalla parole di Andrea Balsano, reo confesso del delitto anche se ha sempre negato di avere agito volontariamente, registrate all’interno del carcere Malaspina dove si consegnò dopo essersi reso irreperibile per alcuni giorni. “È successo un manicomio – confidava al suo compagno di cella – si sono buttati sopra di me… abbiamo cominciato a cafuddare… e gli ho dato un calcio a questo piciutteddu”.

La notte del Goa si conclude così, con il povero Aldo colpito alla testa da Andrea, buttafuori irregolare intervenuto quando nel privè era scoppiata una rissa. Prima del calcio mortale, però, il giovane neolaureato che non aveva compiuto 26 anni, sarebbe stato colpito dallo stesso Andrea e da un altro buttafuori. Di lui ha parlato un testimone, racconta “che nella parte superiore del privè ha dato un calcio sul fianco destro e sulla parte fra il collo e la faccia del ragazzo”.

Aldo Naro era “per terra, chinato sul fianco sinistro che si proteggeva il viso con i pugni chiusi… uno dei due buttafuori gli sferrava con violenza due calci che lo colpivano sul fianco destro e nella parte superiore tra il collo e il volto”. Anche se il suo legale, l’avvocato Maurizio Di Marco, ha sempre sostenuto che si sia trattato di una rissa in cui Andrea ha subito anche dei colpi, secondo i carabinieri, il reo confesso avrebbe partecipato al pestaggio. Gli investigatori hanno raccolto la testimonianza di un altro addetto alla sicurezza: “… ricordo di avergli visto sferrare due pugni e due calcio ad Aldo Naro, quando questi si trovava a terra sul privè nei pressi dei tavolini. Mi sono frapposto fra lui e Aldo Naro riuscendo a separarli. Quello è stato l’ultimo momento in cui l’ho visto cosciente. Ho saputo in seguito che era stato lui a sferrare il calcio letale ad Aldo Naro”.

Quelle descritte dal buttafuori sono le fasi concitate che precedono il drammatico epilogo dei festeggiamenti di Carnevale, quando, come racconta un’altra persona che lavorava al Goa, “abbiamo preso Aldo Naro, io da un braccio e lui da un altro, lo abbiamo tirato verso le scale per portarlo fuori dal giardino… io sono caduto insieme ad Aldo e tutti e due si siamo trovati davanti alla porta antipanico… mentre Aldo si è alzato mettendosi sulle ginocchia e con entrambe le braccia si stava sollevando mentre era in questa posizione con lo sguardo rivolto a terra Andrea gli sferra il calcio… un violentissimo calcio con il piede destro. Ho ancora impresso il rumore che provocò l’impatto”.

 

 

 


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