Entrate, uscite e liquidità | I conti del Comune ai raggi X - Live Sicilia

Entrate, uscite e liquidità | I conti del Comune ai raggi X

Ecco lo stato di salute aggiornato delle casse di Palazzo delle Aquile.

PALERMO – Entrate, uscite, tasse, multe, personale, servizi a domanda, trasferimenti nazionali e regionali: sono tante le voci che compongono il bilancio di un ente locale e che ne descrivono lo stato di salute. Ma in che stato sono le casse del comune di Palermo? La giunta guidata dal sindaco Leoluca Orlando ha approvato lo scorso 4 aprile una delibera per aumentare il possibile ricorso all’anticipazione di tesoreria per mancanza di liquidità: in pratica, dal momento che il Comune potrebbe non avere denaro sufficiente per far fronte a tutte le possibili spese, ha approvato una delibera con cui potrà chiedere a Bnl, istituto che fa da anni da tesoriere (anche se di malavoglia), di anticipare 303 milioni di euro che piazza Pretoria incasserà in futuro ma che al momento non sono fisicamente a sua disposizione. Intanto domani il sindaco ha convocato una conferenza stampa per illustrare lo stato stato di salute delle casse comunali.

Un’operazione per la verità ormai consueta per un sistema degli enti locali sempre più in crisi a causa dei tagli dei fondi statali e regionali e sempre più ridotto a gabelliere per lo Stato, ma che comunque ha un suo costo visto che si paga un interesse alla banca di circa il 3%. Palermo finora aveva fatto eccezione, visto che anche nel 2016 ha approvato una delibera da 303 milioni ma senza poi chiederli effettivamente.

A inizio del 2017 ha approvato una delibera che consentiva di chiedere fino a 182 milioni di euro, appostando 400 mila euro per gli interessi passivi. Il 4 aprile scorso, però, Palazzo delle Aquile è tornato alla carica e ha deciso di aumentare la quota richiedibile da 3/12 fino a 5/12: in pratica, visto che il rendiconto di gestione 2015 (l’ultimo disponibile) riporta entrate per 728 milioni di euro (sui primi tre titoli, ossia tributi, trasferimenti e proventi), la quota che il Comune può richiedere come anticipazione è di 303 milioni, ossia i 5/12. Il motivo è indicato proprio nell’ultima delibera: “I 3/12 autorizzati con deliberazione di giunta del 13 gennaio 2017 non sono ritenuti più sufficienti a garantire una efficiente gestione di cassa nel corso del 2017 e quindi atti ad assicurare la liquidità finanziaria necessaria a garantire il pagamento delle retribuzioni al personale dipendenti, l’assolvimento delle spese obbligatorie e la tempestività dei pagamenti”. Da qui il ricorso, in via prudenziale, al massimo dell’anticipazione di cassa. In realtà non è detto che il Comune chieda i 303 i milioni (potrebbe chiederne anche solo qualche decina) e pagherà gli interessi (3%) solo su quelli effettivamente richiesti, ma il segnale di sofferenza comunque c’è.

Ieri il sindaco Orlando, con una nota ufficiale, ha attribuito le difficoltà ai mancati trasferimenti statali per il Coime (55 milioni l’anno) e regionali, specie per il sociale; il problema principale starebbe nella lentezza con cui lo Stato trasferisce i soldi, che il Comune deve comunque anticipare per far fronte ai creditori. Oggi ha annunciato per domani una conferenza stampa sul tema; nel frattempo, però, è possibile fare due conti.

Secondo il sito del Viminale, Palermo riceverà nel 2017 133,7 milioni di euro dallo Stato come quota del fondo di solidarietà comunale, ossia 19,4 milioni come quota Imu, 111 milioni per la perequazione delle risorse, 22,8 milioni per minori introiti Imu e Tasi. Per quanto riguarda quello che è stato effettivamente versato, il Dipartimento per gli affari interni e territoriali del ministero riporta una somma di 18,1 milioni di cui 17,8 per anticipo di risorse in data 8 marzo (pari all’8% di quelle trasferite nel 2014), 5 mila euro di Imu su immobili a uso produttivo e 255 mila euro di incremento del fondo di solidarietà per minori introiti Imu e Tasi (le ultime due voci riportano come data il 22 marzo).

Per far luce sullo stato di salute del comune di Palermo, però, si può fare riferimento anche all’indagine Openopolis dello scorso 5 aprile sui residui attivi degli enti locali, ossia di quei crediti accertati ma non riscossi e la cui gestione è fondamentale per capire le condizioni del Comune. Se si fa riferimento all’affidabilità dei residui attivi, Palermo (con riferimento ai dati 2014) è al penultimo posto tra le città con più di 200 mila abitanti. L’indicatore si ottiene dal rapporto tra i residui attivi riscossi a fine anno e quelli accertati a inizio anno: in pratica, in base alla capacità dell’ente di riscuotere. Il capoluogo siciliano si ferma al 17,92%, meglio di Catania che è al 14,94% ma peggio di Trieste (49,4%), Genova (39,31%), Venezia (38,95%), Bologna (31,7%), Firenze (27,1%), Roma (25%), Milano (22,55%), Torino (20,9%), Bari (19%) e Napoli (18,84%). Se si guarda al dato solo siciliano, quindi su quasi tutti i comuni dell’Isola, Palermo è al 297esimo posto; fanno meglio Enna (42,7%), Agrigento (36,2%), Caltanissetta (26,1%), Siracusa (25,3%), Ragusa (24,8%) e Trapani (20,2%).

Uno dei maggiori problemi del comune di Palermo, però, è la riscossione dei tributi. In questa sindacatura Palazzo delle Aquile ha creato una task-force per la lotta all’evasione, ma tutti gli anni, sul fronte Tari, si registrano circa 40 milioni di incassi in meno del previsto. La Corte dei Conti, passando in rassegna il consuntivo 2014 e il previsionale 2015, non ha mancato di sottolineare come i progressi sul fronte della riscossione delle multe agli automobilisti e delle tasse siano troppo esegui.

Ad oggi Palermo è in esercizio provvisorio e deve ancora approvare il consuntivo 2016 (entro aprile) e il previsionale 2017 (termine scaduto a marzo), quindi non ci sono dati aggiornati. Prendendo però in esame gli ultimi numeri ufficiali, emerge che nel 2015 il Comune ha accertato 463 milioni di entrate fra tasse e tributi, anche se il valore in cassa è di 436; su 94 milioni di entrate extra-tributarie, in cassa ne comparivano 36. Sul fronte riscossione, il recupero dell’evasione si ferma al 5.75%; i servizi a domanda (asili, impianti sportivi, mense scolastiche, cimiteri, musei, mercati) sono costati 23 milioni ma ne hanno incassati appena 4, con un tasso di copertura del 17,6% contro il 18,6 previsto. Dato che nel 2016 cala ulteriormente (secondo il previsionale) al 16%. Peggio va sul fronte delle multe: nel 2016 si sono previsti incassi per 85 milioni, ma nel 2015 il Comune è riuscito a racimolarne appena 12,3 sui 65 previsti.


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