Politici e comici a parti invertite | La Sicilia è un teatro senza domani - Live Sicilia

Politici e comici a parti invertite | La Sicilia è un teatro senza domani

La questione scottante dei disabili e la marcia. Gli artisti scendono in campo. E la politica che fa?

Terra capovolta è la Sicilia, a testa in giù con le sue contraddizioni. Qui la politica si fa con lo show e lo spettacolo attinge a piene mani da politici che sono caricature e didascalie di un fallimento.

La questione dei disabili, per esempio. All’inizio furono le ‘Iene’ a soccorrere i fratelli Pellegrino, bandiera del popolo delle carrozzine, nella polemica con l’assessore alle Attività Sociali, Gianluca Micciché, costretto alle dimissioni. Poi venne Pif e guidò una simbolica rivolta a Palazzo d’Orleans. La giornata culminò con una indimenticabile scena madre: Pierfrancesco nelle vesti del pubblico accusatore, Rosario Crocetta, inchiodato a una sediolina, balbettante, farfugliante e anche un po’ salivante, nel ruolo della spalla di quarta fila.

Domani la marcia si replica: ci sarà nuovamente Pif e non solo lui, in corpo e in spirito. Alla vigilia, infatti, scendono in campo Salvo Ficarra e Valentino Picone. I due artisti hanno scritto una lettera molto documentata e precisa, pubblicata sul ‘Giornale di Sicilia’. Domande semplici ed essenziali rivolte a chi ha responsabilità di governo. Numero uno: “Se dite che la disabilità è la priorità, perché la Regione Siciliana non ha mai creato un fondo specifico con risorse robuste e proprie, alimentato ogni anno?”. Numero due: “Perché dite di avere creato un fondo nuovo quando invece non avete fatto altro che mettere in un unico calderone i fondi che già vi manda lo Stato?”. Numero tre: “Perché nessuno, voi compresi, ha mai pensato di contare il numero effettivo dei disabili e i loro bisogni?”. Bravi, verrebbe da gridare, per la chiarezza e per avere dato voce al silenzioso appello di persone che meritano la solidarietà di tutti: non a chiacchiere, nelle cose. Bravi, Salvo e Valentino, brave le Iene. E bravo Pif.

Dopodiché, resta una sola domanda sul palcoscenico dell’arte che si spende per gli altri, senza mettersi da parte: e la politica dei politici? Già, dov’è la politica che dovrebbe migliorare la vita, specialmente dei sofferenti, e trovare soluzioni concrete a problemi complessi? Fatalmente, la risposta dell’attore, del comico e del microfonato di turno che assumono i paramenti dei capipopolo è monca, né potrebbe essere diversamente. Esprime concetti sacrosanti, dà sfogo a sdegni troppo a lungo repressi, mette il dito nelle piaghe della cattiva amministrazione, ma non sana la ferita che denuncia.
Troppo labili sono gli strumenti e i tempi della scena. Quella replica spetterebbe, appunto, ai politici. E qui casca l’handicap. Il neo-assessore alle Attività Sociali, Carmencita Mangano si è già affannata a convocare tavoli tecnici ed assemblee, per vederci chiaro. Ha buona volontà e speriamo che basti, anche se ne dubitiamo.

Il nodo, infatti, rimane sempre il subcomandante Rosario Crocetta da Gela, presidente per disgrazia dei siciliani. Saro – sulla disabilità, come su tutto – ha impancato il suo teatrino di retoriche che non costituiscono rimedi. Ha sparato le solite cifre a casaccio, perché per lui il dolore o la platea di Giletti pari sono. Si è agitato. Ha promesso orizzonti irrealizzabili e stucchevoli. La riprova sta proprio nella rinnovata protesta di domani: che motivo avrebbero di manifestare i ragazzi in carrozzina se ci fosse almeno un barlume di riflessione critica sugli errori del passato? Evidentemente non c’è.

E il canovaccio – davvero su ogni nota dolente, come sulla disabilità – è il seguente. Saro inizia il canto, giunta e Ars procedono col controcanto e col reciproco rinfacciarsi di colpe. Tra un salmodiare e l’altro, lo scopo sarebbe quello di approdare alle elezioni, non mettendo mano a niente, fingendo di mettere mano a tutto, pur di salvare uno strapuntino di poltrona, in tanto naufragio. Così, figuranti e macchiette popolano il proscenio delle istituzioni, mentre i veri comici, seriamente, acquisiscono la carica di assessori ad honorem per un giorno. Sicilia, terra capovolta. E senza speranza.


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