Primarie, prove di forza nel Pd |Chi sale e chi scende nel partito - Live Sicilia

Primarie, prove di forza nel Pd |Chi sale e chi scende nel partito

Sullo sfondo i possibili effetti sul governo regionale. A meno di colpi di scena.

PALERMO – “Dopo il congresso aspettatevi lo scossone sul governo”. Più d’uno lo ripete nel Pd siciliano. Anche se pochi sono pronti a scommetterci davvero. Anche perché, un’eventuale rottura tra partito e Crocetta a sei mesi dal voto sarebbe forse fuori tempo massimo. Tra i renziani l’ala più dura continua a pensarla così. Luca Sammartino lo ha detto apertamente e come lui la pensa un pezzo di gruppo parlamentare. Ma lo strappo potrebbe arrivare anche dallo stesso Crocetta, che vuole una ricandidatura a cui il Pd non sembra pensare proprio. E potrebbe essere tentato da un governo del presidente preludio di una corsa solitaria. Fantasie, al momento.

Insomma, all’indomani delle primarie del 30 aprile, l’aria nella maggioranza potrebbe surriscaldarsi. D’altronde, la scelta del candidato per le regionali del 5 novembre non è una pratica che si potrà rimandare all’infinito e prima o poi qualcuno dovrà metterci mano.

Primarie o deus ex machina?

Il segretario Fausto Raciti vuole primarie di coalizione per la scelta del candidato. Così come le vuole Antonello Cracolici, che è pronto a metterci la faccia. Anche il leader dei fransceschiniani Giuseppe Lupo vuole le primarie, oggi non si sbilancia ma se i gazebo diventassero una conta per le correnti, con Cracolici e magari Faraone in pista, è facile immaginare che anche lui potrebbe scendere in campo per la sua Areadem. Il sottosegretario Davide Faraone scrive da settimane il programma elettorale nei pensatoi in giro per la Sicilia e ha sempre detto che un candidato renziano ci sarà. Si chiamerà Faraone? Non è ancora detto. Perché la possibilità che Renzi, una volta vinto il congresso, scelga un nome da offrire al partito bypassando il gazebo esiste. Il segretario avrebbe già testato la disponibilità di Piero Grasso, nome che metterebbe necessariamente tutti d’accordo. Del jolly Giusy Nicolini, sindaco di Lampedusa, si torna a parlare. E resta sullo sfondo la corsa, già avviata, di Roberto Lagalla, l’ex rettore di Palermo che è apprezzato dai renziani, ma anche dai centristi, e potrebbe essere l’anello di congiunzione per un patto inedito che porti dentro magari anche Forza Italia.

I sondaggi che vedono volare i Cinque Stelle certo non incoraggiano i dem. Ma gli scenari potrebbero cambiare se a Roma prendesse corpo l’ipotesi di voto anticipato in autunno, che potrebbe offrire al Pd siciliano qualche speranza di andare al traino di Renzi.

Le liste e il caso Catania

Intanto, gli scossoni d’assestamento nel partito si sentono eccome. La compilazione delle liste per l’Assemblea nazionale, che si eleggerà insieme al segretario il 30 aprile ai gazebo, è stata l’occasione per fotografare ascese e cadute in casa Pd. Chi ha deciso? I siciliani in autonomia, come raccontano i retroscena romani, o c’è stato eccome lo zampino del Nazareno, come raccontano in Sicilia, dove si è visto Alessandro Giovannelli, responsabile organizzativo della mozione Renzi?

Di certo ha fatto scalpore su Catania l’assenza di un big come il sindaco Enzo Bianco. Che lascia il posto da capolista a Luca Sammartino, renziano ex Articolo 4 in forte ascesa. Bianco non pervenuto e due suoi assessori candidati uno con Orlando e uno con Emiliano. Se a questo si aggiunge il pranzo renziano romano con Renzi, Lotti, Guerini e un plotone di siciliani capeggiato da Faraone e Cardinale, anche lì Bianco non c’era, il momento sembra non sorridere al sindaco di Catania. Che però non avrebbe ancora del tutto escluso, secondo i retroscena, la possibilità di una sua candidatura a Palazzo d’Orleans.

Presenti e assenti

In generale, guardando alle liste renziane in giro per le province siciliane, emergono novità e qualche anomalia. La principale novità sta nel ruolo dei “nuovi renziani”, ossia quel pezzo della corrente di Antonello Cracolici che ha scelto di sostenere il segretario al congresso. A Cracolici è andato il posto prestigioso di capolista a Palermo, dove non c’è Davide Faraone. Lupo è andato a guidare la lista della provincia. L’area di Cracolici e Raciti non sembra molto ben rappresentata a Catania, la provincia del segretario, dove i renziani e Areadem (Barbagallo capolista in provincia, seguito dai renziani ex articolo 4 Sudano e Nicotra) prendono tutti i primi posti in lista, mentre a Messina – dove lo storico referente di Cracolici Filippo Panarello corre per Orlando – il candidato della corrente è Maria Fasolo, esponente dem ma anche moglie di Cracolici, palermitana ma con origini messinesi. Altra curiosità è l’assenza di deputati nelle liste di Trapani, dove si è lasciato spazio ai giovani e sia Baldo Gucciardi sia Paolo Ruggirello sono rimasti fuori. Capolista è il segretario provinciale Marco Campagna, vicino all’assessore alla Sanità. A Caltanissetta-Enna le richieste dei renziani sono state accontentate, con il primo posto in lista assegnato alla deputata Daniela Cardinale, figlia del leader di Sicilia Futura Totò. Seconda piazza per il neo-renziano già crisafulliano Mario Alloro. Defilato un big come Lillo Speziale, che con Cracolici ha scelto Renzi ma non è della partita e commenta con una battuta: “Sono un rottamato”. Il collegio del centro-Sicilia va tenuto d’occhio, visto anche che il big Mirello Crisafulli sosterrà Orlando.

Alleati blindati

La vicenda della lista di Caltanissetta, con le barricate – raccontano – dei faraoniani per Daniela Cardinale, fa il paio con il pranzo nella Capitale con cui i renziani della prima e seconda ora hanno suggellato il patto con Cardinale e i suoi renziani di complemento, pronti a fare la loro ai gazebo, votando i candidati di un partito a cui non appartengono. Il passaggi con Guerini e Lotti (tandem a cui gli uomini di Cardinale sono sempre più legati) è servito però a rinsaldare l’alleanza e anche a scongiurare eventuali sirene di ritorni a un centrodestra che cerca di allargare il suo perimetro.


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