Maria Falcone, memoria e dolore | "Avanti con le idee di Giovanni" - Live Sicilia

Maria Falcone, memoria e dolore | “Avanti con le idee di Giovanni”

La sorella del magistrato parla dopo il "divorzio della memoria" con i Morvillo. Per il 23 maggio un programma denso di eventi.

L'anniversario
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PALERMO – Sarà un 23 maggio particolare per la Fondazione Falcone. Vuoi perché quest’anno cade un anniversario importante, il venticinquesimo, dalla strage di Capaci. Vuoi perché sarà il primo dopo il clamoroso “divorzio della memoria” che ha visto uscire dalla fondazione, fino a ieri intitolata al magistrato e alla moglie Francesca, i parenti di quest’ultima. La decisione di Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, di cui ha dato notizia ieri il Corriere della Sera, non è stata una sorpresa per Maria Falcone. Da tempo era nell’aria e diversi amici magistrati si erano prodigati per cercare una mediazione, da Ignazio De Francisci a Giuseppe Ayala, da Gioacchino Natoli a Leonardo Guarnotta. Sforzi vani. Ora, nella casa palermitana dove Giovanni Falcone visse per un pezzo della sua vita, per Maria Falcone, che siede accanto a un tavolino un tempo affollato dalle carte del fratello, è il momento dell’amarezza.

Il dispiacere della sorella del magistrato ucciso a Capaci è tangibile. “Non voglio dire altro, ho già commentato, non mi interessa alimentare polemiche e anzi, voglio chiudere questo momento di dolore e andare avanti”, afferma la professoressa. Poi, però, l’amarezza prende il sopravvento. “Adesso leggo che la Fondazione non avrebbe promosso la memoria di Francesca…. Io ricordo tutte le volte in cui dalla sua famiglia mi dissero di non dare le foto di Francesca per nessun motivo. La sua mamma stava male ogni volta che le vedeva e compresi totalmente questa esigenza: mi dissero anche che Francesca doveva essere ricordata da quelli che la hanno amata, io capii e rispettai la loro volontà. Ma mi sono sempre spesa per la memoria di Francesca: ricordo ad esempio un progetto europeo sui minori a rischio per il trattamento dei quali Francesca Morvillo fu pioniera a Palermo. Ci tengo poi a sottolineare che tutte le decisioni che riguardano la Fondazione Falcone non vengono prese dalla sottoscritta ma dal Consiglio generale della fondazione di cui Alfredo Morvillo è stato per ventiquattro anni vicepresidente”.

Il caso scatenante fu la traslazione della salma di Giovanni a San Domenico. “Me lo hanno chiesto, non l’abbiamo certo cercato noi – ricorda Maria Falcone -. Per me era un sacrificio enorme, ma siccome la fondazione ha sempre lavorato per la memoria, abbiamo maturato la decisione, insieme con mia sorella e le nostre famiglie e lo abbiamo portato al Consiglio generale della fondazione ove gli apprezzamenti furono unanimi”.

Qualcosa però lì si ruppe. “A San Domenico non c’è persona che non si avvicini alla tomba. L’altro giorno per la domenica delle palme tutti depositavano un ramoscello d’ulivo. Quel luogo rappresenta la memoria delle stragi del ’92, tutte le vittime sono ricordate su due lastre di marmo ai due lati della tomba”, dice la sorella del magistrato, che presiede la fondazione che ora diventa semplicemente Fondazione Falcone. “Io ho voluto bene e voglio bene a tutti i Morvillo, mi creda. Ma adesso guardiamo al futuro”, aggiunge Maria.

E il futuro è l’ormai imminente venticinquesimo anniversario della strage di Capaci. “Si è mosso tutto il mondo per questo anniversario – racconta Maria Falcone -. Verrà anche il direttore dell’Fbi. A prescindere da questi ultimi fatti, la fondazione continuerà il suo lavoro e cercherà di fare camminare le idee di Giovanni Falcone”.

Il programma sarà ricchissimo. “Il 22 ci sarà un convegno organizzato insieme alle Nazioni unite per ricordare il sistema investigativo di Giovanni – anticipa la sorella -. E poi continueremo a tenere viva la memoria soprattutto per i giovani grazie al supporto indispensabile del ministero dell’Istruzione, in quello che è sempre stato lo spirito della fondazione. Avremo giovani che arrivano da tutta Italia”.

E poi una grande iniziativa nel segno dell’arte e della legalità che si incontrano: “Una cosa bellissima la stiamo facendo con il Comando generale dei carabinieri, l’associazione First social life, Open group, che è una associazione emiliana di cooperative, il ministero dei Beni culturali e l’assessorato regionale ai Beni culturali: una mostra che sarà allestita il 23 maggio nell’aula bunker con opere d’arte recuperate dal nucleo tutela del patrimonio culturale dei carabinieri. E dal 23 maggio fino al 10 settembre alla caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa. Avrà delle tappe fondamentalii che ricorderanno altri caduti per mano mafiosa come lo stesso generale Dalla Chiesa e Paolo Borsellino”.

E poi le tante iniziative realizzate come sempre insieme al ministero dell’Istruzione. “Si è mobilitato anche il mondo dello sport, con una maratona. Al teatro Massimo andrà in scena un’opera scritta dai giornalisti Palazzotto e Palazzolo. E poi come sempre i cortei e il raduno all’Albero con il silenzio alle 17:58 quando ricorderemo anche Paolo, come mi aveva permesso di fare Agnese Borsellino”, dice Maria Falcone.

L’eredità di Giovanni Falcone? “E grandissima. Come tutti gli anniversari importanti questo è tempo di un bilancio. La memoria è stata un crescendo anno dopo anno. E la cosa che più mi impressiona è che questo crescendo è arrivato soprattutto dai giovani. I ragazzini che sfilano, il 23 maggio 1992 non erano neanche nati. Le idee di Giovanni hanno continuato a camminare. Soprattutto il suo mettere al primo posto il concetto di Stato e di democrazia. E devo dire che la città di Palermo è cresciuta tantissimo negli anni, soprattutto nelle giovani generazioni”. E la lotta alla mafia, a cui Falcone dedicò la vita? “Cosa nostra è stata messa in grossissima difficoltà. È importante che si continui sempre con la stessa attenzione. Sono giornate importanti proprio per far sì che non si torni indietro, che non si pensi mai di aver vinto definitivamente”.

Quella del 23 maggio è da sempre l’immagine di una antimafia corale. Diversa da un’antimafia dei solisti che negli ultimi tempi ha perduto colpi. “Sì, perchè Giovanni è amato dal popolo – dice Maria Falcone -. La fondazione ha sempre pensato alla lotta alla mafia come quell’azione che si fa non solo attraverso la repressione ma attraverso la società tutta. Come diceva lui. E questo lo hanno fatto primi tra tutti gli insegnanti di tutta Italia. Giovanni negli ultimi tempi della sua vita disse che era ora di non delegare soltanto a pochi l’impegno ma che questo doveva diventare corale”.


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