Il declino, le erbacce e la speranza | La storia del Don Bosco Sampolo - Live Sicilia

Il declino, le erbacce e la speranza | La storia del Don Bosco Sampolo

L'istituto era un punto di riferimento a Palermo. Lo sarà ancora?

Le case dei fantasmi
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Le “case dei fantasmi” sono stabilimenti industriali ai bordi delle strade e alle periferie delle città siciliane. Sorgono in mezzo al nulla o accanto a palazzi nuovissimi, circondate dal verde o ai margini di centri commerciali. Sono inserite nel paesaggio da talmente tanto tempo che ci siamo abituati alla loro presenza. Spesso sono abbandonate e ci chiediamo cosa siano state e quale sarà il loro destino, mentre a volte vivono ancora, ma nascondono storie del passato che aspettano di essere raccontate. La decima puntata è su un istituto religioso che, raggiunto dalla città, è stato abbandonato e aspetta pazientemente di rinascere.

Ora tutto è ordinato e ripulito, anche se nessuno può passare tra le palme, gli oleandri, i baoab e gli altri alberi secolari. Il viale era molto ambito soprattutto dagli sposini, che lo attraversavano prima di entrare nella chiesa, ma la vera anima dell’istituto erano un migliaio di ragazzi che arrivavano da tutta la Sicilia per studiare, fare sport, dormire e ottenere una formazione d’eccellenza. Oggi l’istituto Don Bosco di via Sampolo, dopo anni di abbandono e lo sfregio di un crollo parziale del tetto, è ancora chiuso, ma viene rimesso a nuovo in attesa che qualcuno torni a farne il centro della vita di tutto un quartiere.

Era un’oasi che con il passare del tempo è stata raggiunta, circondata e abbracciata da condomini da dodici piani. L’istituto di via Sampolo fu fondato nel 1902 dal salesiano Francesco Tutto, uno dei tanti istituti Don Bosco sorti sull’isola grazie alle donazioni dei seguaci del santo torinese. La donazione di un terreno con villa da parte del sacerdote palermitano don Benedetto Billitteri consentì ai salesiani di partire con le attività di insegnamento, attirando da subito la classe dirigente di Palermo e delle province vicine. Durante la guerra l’istituto venne sequestrato dal governo italiano per le attività belliche, e solo con l’arrivo degli alleati venne restituito ai salesiani, che ricominciarono a ospitare gli studenti e ad aprire le porte ai ragazzi del quartiere.

Con l’aria di rinascita che si respirava in tutta l’Isola iniziò l’età dell’oro del Don Bosco di via Sampolo, che arrivò a ospitare più di mille studenti. Intorno al nucleo storico della villa ottocentesca crebbe un vero e proprio campus, con aule, campi di calcio e tennis, refettorio, una chiesa, un cinema e un dormitorio, un patrimonio che allora era valutato intorno ai settecento milioni di lire.

Negli anni sessanta, all’apice della storia dell’istituto, inizia anche il suo declino. Diventati un punto di riferimento di Palermo e del quartiere intorno a via Sampolo grazie alla parrocchia, i salesiani vollero intercettare l’aria di sviluppo febbrile che si respirava in città e fecero piani per ingrandire la propria presenza. Fu per questo che venne fondato l’istituto Ranchibile, nato come espansione del Sampolo ma ancora oggi funzionante, e che si fecero piani per spostare la sede principale a Villa Lampedusa, nella zona della Palazzina Cinese. La sede di via Sampolo venne venduta a un istituto di previdenza, ma nel frattempo il progetto di spostarsi in una zona più grande fallì. Il convitto venne prima ridimensionato e poi chiuso, facendo rimanere solo le attività scolastiche e i campi sportivi, e in attesa di un trasferimento che non sarebbe mai avvenuto i salesiani pagarono l’affitto per restare in via Sampolo fino al 1987, quando gli studenti, in calo ormai da anni, vennero spostati al Ranchibile.

Il Don Bosco passa all’Inpdap, l’ente previdenziale per i dipendenti della pubblica amministrazione, nel 1994, e la nuova proprietà cerca da subito di vendere tutti gli spazi a eccezione della chiesa e della sacrestia. Dopo un tentativo di vendita gli spazi esterni vengono affidati a una onlus, che però occupa anche alcuni edifici. Inizia dunque una battaglia legale che porta al sequestro di tutta l’area, che viene poi definitivamente svuotata e abbandonata nel 2010. L’istituto rimane chiuso, con le erbacce che invadono il vialetto degli sposini, fino a settembre del 2016, quando l’INPS, che ha inglobato l’Inpdap ed è il nuovo proprietario, fa partire alcuni lavori di manutenzione, ripulendo il giardino, ricostruendo un tetto parzialmente crollato e soprattutto facendo partire un servizio di vigilanza armata.
L’idea è ancora di vendere il Sampolo, ma per poterlo vendere si deve evitare che i vandali lo devastino o che a qualcuno venga in mente di occuparlo abusivamente.

In occasione degli ultimi lavori gli abitanti del quartiere erano molto preoccupati. Si era sparsa la voce che nel Sampolo sarebbe stato fatto un centro di accoglienza per immigrati. L’idea è stata subito smentita dall’Inps, ma nel quartiere c’è ancora il timore che un pezzo della propria storia rimanga chiuso e circondato dalle incognite. La speranza di tutti è che un giorno il Sampolo possa rinascere, magari tornando a portare i giovani e l’eccellenza nel cuore della città di Palermo.

 


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