Il suocero boss gli spianò la strada| Quando le parentele contano - Live Sicilia

Il suocero boss gli spianò la strada| Quando le parentele contano

Il pentito Giuseppe Tantillo

Il pentito Giuseppe Tantillo ricostruisce gli equilibri di potere all'Arenella.

PALERMO-I VERBALI
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PALERMO – Non era più suo suocero. Ma il fatto di essere stato imparentato con un boss della vecchia guardia restava un titolo di merito. E così, racconta il pentito Giuseppe Tantillo, Gregorio Palazzotto fu scelto per guidare la famiglia mafiosa dell’Arenella.

Era davvero un personaggio illustre il suocero di Palazzotto. La fama criminale di Gaetano Fidanzati, d’altra parte, appartiene alla storia di Cosa nostra. Nel 2013 Fidanzati è morto a Milano, la sua seconda casa. Aveva 78 anni ed era gravemente malato. Lungo l’asse Milano-Palermo aveva costruito carriera criminale e fortune economiche. Uomo del narcotraffico negli anni Settanta, capomafia dell’Arenella, tra i primi a capire che in terra meneghina si potevano fare soldi a palate. In carcere l’ultima volta c’era finito a dicembre 2009. Nello stesso giorno in cui a Palermo mettevano le manette ai polsi di Gianni Nicchi, Fidanzati veniva fermato a Milano.

Era nella centrale via Marghera, strada dello shopping. Agli uomini della Squadra mobile milanese disse di essere Augusto Ciano. Quando capì di non avere più scampo, dietro i suoi occhiali scuri, a goccia, chiese una sigaretta ai poliziotti. Anche loro stavano facendo shopping. Liberi dal servizio, ma quella faccia, la faccia d Fidanzati, non poteva non essere notata da chi gli dava la caccia da tempo.

“Lui (Gregorio Palazzotto, ndr) si vantava che era stato autorizzato dal suocero Gaetano Fidanzati, in quanto diceva sempre – racconta Tantillo ai pm Annamaria Picozzi e Amelia Luise – che nessuno poteva togliergli il ruolo che aveva, essendo che suo suocero era un personaggio di rilievo dell’Arenella”. La carriera criminale diventa più facile se nella vita si è incrociato un boss della vecchia mafia.


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