"Non ci dormivo la notte| Vi racconto il mio no al pizzo" - Live Sicilia

“Non ci dormivo la notte| Vi racconto il mio no al pizzo”

Il Palazzo di giustizia di Palermo

In aula la testimonianza di un commerciante di Bagheria.

PALERMO – “Non ci dormivo la notte”, racconta in aula. Era difficile convivere con la paura: “Mi sentivo a disagio”. Poi trovò il coraggio di denunciare “seguendo l’esempio di altri commercianti”. Perché Salvatore Molinaro, titolare del “Bacio bar” di Bagheria è uno dei tanti imprenditori che hanno detto “no al racket”. È una ribellione di massa quella a cui si è assistito negli ultimi anni in provincia. Una ribellione spinta dai continui arresti degli uomini del clan bagherese. È bastato che il primo commerciante denunciasse per dare il via alla sfilata in caserma di altre vittime del pizzo.

Da una parte gli imputati, dall’altra la vittima. Molinaro, che si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Irina Di Piazza, non ha alcuna esitazione a raccontare in aula l’angheria subita dai boss. Una fermezza raggiunta al termine di un percorso tormentato. All’inizio, infatti, aveva negato. “Mai pagato”, disse agli inquirenti. Il 5 giugno 2014 i presunti affiliati del clan finiscono in cella. A cominciare da Gino Di Salvo, considerato il reggente del mandamento, per proseguire con Sergio Flamia, Silvestro Girgenti e Carmelo Bartolone a cui ora i pm contestano l’estorsione.

Bartolone assiste in video conferenza all’udienza in cui il pm Francesca Mazzocco chiede al commerciante di ripercorrere le tappe della sua vicenda. La svolta arriva con il pentimento di Flamia. È lui a raccontare che Molinaro ha sempre pagato sin dai tempo in cui la cosca era retta dal boss Pino Scaduto. Dopo l’arresto di Scaduto (scarcerato di recente) nel blitz Perseo, Di Salvo avrebbe incarico Bartolone della riscossione. La reazione di Molinaro fu negativa tanto che Flamia fu incarico di lanciare un messaggio inequivocabile. E così Flamia avrebbe incaricato Girgenti di mettere una catena con il lucchetto al cancello dell’abitazione del genero del titolare del bar. Che a questo punto si rivolse a Francesco Mineo per mettersi a posto: tre mila euro a Natale e altrettanti a Pasqua, contro i 5 mila pagati in passato. Bartolone avrebbe successivamente chiesto 20 mila euro, stavolta non pagati. I soldi servivano per il mantenimento di Gino Mineo, fratello di Francesco, e braccio destro di Scaduto, pure lui recentemente scarcerato.

Gli arresti e le denunce di altri commercianti hanno fatto cambiare idea a Molinaro: “Quello che raccontato Flamia è vero. Ho pagato il pizzo”. Lo ha detto ai carabinieri e lo ribadisce in aula. Senza esitazione.


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