Concorso esterno con la mafia |Ciancio rinviato a giudizio - Live Sicilia

Concorso esterno con la mafia |Ciancio rinviato a giudizio

Il processo si aprirà il prossimo marzo. L'editore: "Rinvio non mi stupisce, ma sono indignato".

CATANIA – L’editore Mario Ciancio è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa. Questa la decisone del Gup Loredana Pezzino che ha accolto la richiesta dei pm Antonino Fanara e Agata Santonocito. L’anno scorso il direttore del quotidiano La Sicilia era stato prosciolto ma la Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione della giudice del tribunale di Catania Gaetana Bernabò Distefano accogliendo il ricorso della Procura. Il processo si aprirà il prossimo 20 marzo 2018 davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania. Molti dei temi al centro dell’inchiesta giudiziaria erano stati affrontati da Report nel 2009, nella puntata I Vicerè.

LA REAZIONE DI MARIO CIANCIO.  “E’ un rinvio a giudizio che non mi stupisce. La mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati è nelle indagini dei Carabinieri del Ros. Sarebbe bastato leggerle per decidere diversamente”. Lo afferma Mario Ciancio Sanfilippo sulla decisione del Gup di Catania. “Non posso però fare a meno di dire – aggiunge l’editore – che provoca in me un moto di indignazione il fatto che una ricostruzione fantasiosa e ricca di errori e di equivoci – che ha deformato cinquant’anni della mia storia umana, professionale e imprenditoriale, alterando fatti, circostanze ed episodi, sostituendo la verità con il sospetto – sia stata adottata quale impermeabile capo di accusa per attivare un processo contro di me. Ho sempre piena fiducia nell’operato della magistratura e – osserva Ciancio Sanfilippo – non ho dubbi che sarò assolto da ogni addebito. Sono pronto a difendermi con determinazione, continuerò serenamente a lavorare mentre i miei legali riproporranno con pazienza tutte le innumerevoli argomentazioni a sostegno della mia innocenza. Anche se i tempi si dilateranno – sottolinea – riuscirò a dimostrare chiaramente il grave errore consumato con questo rinvio a giudizio”.

I CINQUE PILASTRI DELL’ACCUSA. Cinque punti e un preambolo rappresentano i pilastri delle accuse che la Procura muove all’editore e direttore del Quotidiano La Sicilia. Ciancio è imputato di concorso in associazione mafiosa “per avere concorso – scrive la Procura – pur senza esserne formalmente affiliato, nell’associazione di tipo mafioso Cosa nostra, organizzazione criminale operante in Catania e, in sinergia con altre famiglie, nel territorio siciliano, apportando alla stessa un concreto contributo casuale ai fini della conservazione, del rafforzamento, anche sotto il profilo economico-finanziario e, più in generale, del potere di infiltrazione nel tessuto sociale, e comunque della realizzazione del programma criminoso dell’associazione mafiosa per quanto attiene, tra l’altro, al controllo del territorio, ai rapporti con le varie famiglie di Cosa nostra delle altre province, ai rapporti con le istituzioni politiche e amministrative, all’acquisizione diretta e indiretta della gestione o comunque del controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici e al conseguimento di profitti e vantaggi ingiusti”.

Cinque sarebbero, secondo la Procura, i pilastri del presunto contributo che Ciancio avrebbe dato alla mafia. “Metteva – scrivono ancora gli inquirenti – a disposizione dell’organizzazione criminale la propria attività economica, finanziaria e imprenditoriale avente ad oggetto, tra l’altro, l’editoria, l’emittenza televisiva, la proprietà fondiaria e l’attività edilizia, centri commerciali, centri turistici, aeroporti, posteggi ed altre lottizzazioni”.

Mario Ciancio avrebbe promosso “affari di interesse dell’associazione mafiosa, anche mediando con soggetti politici e della pubblica amministrazione”. Il potente editore catanese avrebbe costituito “società a cui faceva partecipare persone legate all’organizzazione criminale” e partecipato “alla distribuzione di lavori controllati direttamente o indirettamente dall’organizzazione mafiosa”. E ancora, Ciancio avrebbe affidato “lavori per la realizzazione di progetti o affari da lui promossi ad imprese mafiose o ad imprese a disposizione della medesima associazione mafiosa”.

LA DIFESA. L’editore, difeso dagli avvocati Carmelo Peluso e Giulia Bongiorno, si è sempre dichiarato estraneo alle accuse mosse dalla Procura di Catania. La penalista, nel corso dell’ultima udienza aveva detto:  “In questo procedimento ci sono delle prove straordinariamente a favore di Mario Ciancio Sanfilippo e sono i collaboratori di giustizia: nessuno di loro parla di fatti specifici. Ho elencato tutti quelli citati dall’accusa, uno a uno, e nessuno, ribadisco nessuno, ha fatto cenno a un fatto specifico”. “Tutti parlano di generica ‘vicinanza’ – aveva aggiunto l’avvocato Bongiorno – ma nessuno è in grado di parlare di un singolo episodio. E nel procedimento deve valere questo principio: è importante quello che sanno, ma anche quello che non sanno. E questo significa che nei confronti di Ciancio non ci sono fatti, né ce ne potrebbero essere”. L’avvocato Bongiorno aveva anche parlato della sentenza d’appello che ha prosciolto l’ex governatore Raffaele Lombardo dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa: “Visto che quella di primo grado – aveva commentato – è stata richiamata come un baluardo dell’accusa, dobbiamo prendere atto che un baluardo dell’accusa è venuto meno”.

LA NOTA DI BIANCO. “Esprimo la massima fiducia nell’operato della Magistratura e mi auguro che questa delicata vicenda possa essere definita quanto prima “.
Lo ha detto il sindaco di Catania Enzo Bianco commentando la notizia del rinvio a giudizio dell’imprenditore catanese Mario Ciancio Sanfilippo per concorso esterno in associazione mafiosa. Bianco ha ricordato che, come previsto dal regolamento per reati di questo tipo, il Comune, ovviamente, si costituirà parte civile nel processo a carico dell’imprenditore.

INTERVIENE FAVA – Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia: “Che il comune di Catania annunci la costituzione di parte civile nel processo contro Mario Ciancio è cosa grottesca, patetica e offensiva. Il sindaco Bianco è stato intercettato mentre, con tono servile, spiegava a Ciancio di essersi dato da fare, come d’accordo, per assecondare in consiglio comunale gli affari dell’editore. E gli chiedeva in cambio la dovuta attenzione per la campagna elettorale. E adesso, dopo aver taciuto per venticinque anni su Ciancio, Bianco ha la spudoratezza di costituirsi parte civile? Di fronte a tanta miseria la mia solidarietà va all’imputato Ciancio”.


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