Così hanno incastrato il padrino |Nuovi retroscena della cattura - Live Sicilia

Così hanno incastrato il padrino |Nuovi retroscena della cattura

La foto pubblicata in esclusiva sul Mensile S

Ecco come la Squadra Mobile ha scoperto il covo del boss dei Carateddi Concetto Bonaccorsi.

CATANIA – Concetto Bonaccorsi è stato catturato nelle campagne toscane dopo una latitanza di oltre sei mesi. I retroscena dell’indagine che ha portato all’arresto del “padrino” catanese sono al centro di un lungo speciale del numero 100 del mensile S in edicola. La Squadra Mobile di Catania si mette alla ricerca del boss dei Carateddi quando lo scorso autunno, dopo un permesso premio, non rientra nel carcere di Secondigliano in Campania.

Concetto Bonaccorsi non è un criminale come tanti: è uno spietato killer ed è  uno dei capi della cosca Cappello di Catania. Clan pericoloso e pronto a scatenare guerre di mafia. La sua cattura, quindi, è diventata sin da subito un obiettivo investigativo primario per la Squadra Mobile etnea. Le indagini hanno portato in Toscana. “Abbiamo lavorato senza tralasciare alcun dettaglio. Ad un certo punto l’indagine ci ha portato prima a Montecatini e poi nel comune di Massa e Cozzile dove lo abbiamo catturato”, racconta Antonio Salvago, dirigente della Mobile etnea.

Il blitz nel covo del “Carateddu” scatta all’ora di pranzo. Concetto Bonaccorsi è intento a preparare un succulento barbecue, ma a rovinargli la festa ci pensano gli investigatori. I poliziotti della Catturandi della Squadra Mobile di Catania fanno irruzione nella villetta immersa nelle campagne pistoiesi dove viveva da latitante insieme alla moglie.

Una foto immortala il boss seduto, con le pantofole ai piedi, mentre assiste alla perquisizione della villetta che per mesi è stato il suo nascondiglio. Bonaccorsi indossa un paio di pantaloni neri, una camicia grigia, scarpe da ginnastica e un orologio al polso. “Come avete fatto a trovarmi in questo posto sperduto?” ha domandato ai poliziotti dopo l’irruzione nella villetta. Il nascondiglio lo conoscevano la moglie e pochissimi fidati. Il Carateddu nei mesi di latitanza è stato molto cauto e attento, non lasciando tracce. Almeno così pensava.


 

 


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