Graviano, Berlusconi e mister X | Il ricatto: "Vi distruggiamo" - Live Sicilia

Graviano, Berlusconi e mister X | Il ricatto: “Vi distruggiamo”

La strage di Capaci

Le intercettazioni in carcere spostano al presente le indagini dei magistrati.

LE INTERCETTAZIONI
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PALERMO – “… siccome vive là… non che si deve incontrare… si ci fa sapere… tramite qualche suo locale… o si incontrano da soli… perché questo non è cattivo… di fargli telefonare…”. Giuseppe Graviano dava delle indicazioni a Umberto Adinolfi, spostando al presente la pagina aperta con le stragi del ’92-93

Il boss di Brancaccio spiegava al suo compagno di passeggiata nel carcere di Ascoli Piceno che bisognava contattare un personaggio misterioso che, a sua volta, doveva “farsi la strada” per arrivare a qualcun altro. Il terminale delle richieste di Graviano, secondo i pubblici ministeri della Trattativa, sarebbe stato Silvio Berlusconi. Una convinzione che nei pm palermitani matura alla luce di altre intercettazioni in cui Graviano accusava Berlusconi di tradimento.

Una volta contattato l’intermediario bisognava dirgli: “Dice tizio… gli dici a tizio… che si incomincia a presentare con tutto quello che sa… “. Non si tratterebbe di un intermediario qualsiasi, ma di una persona che, a dire di Graviano, lo avrebbe accompagnato agli incontri con Berlusconi un ventennio prima. Un testimone oculare che avrebbe potuto, dunque, ricattare l’ex premier. Il messaggio doveva essere: “Altrimenti vi distruggiamo”.

Le frasi sono spezzettate, a volte incomprensibili, perché Graviano abbassava spesso il tono della voce. Gli investigatori hanno annotato la frase: “… perché tutto il male che hanno fatto, perché hanno fatto un male immenso. Mi sono spiegato?”.

Graviano era sicuro che il suo messaggio sarebbe stato recepito: “Ti faccio vedere come loro ti vengono a cercare subito”. Per agganciare il personaggio misterioso dovevano che “… ha il passaporto… il giorno che esce… lo devono fermare… un giorno… uno lo fa… abbordare … in un bar, una cosa…”.

Le conversazioni risalgono al periodo in cui Adinolfi non era stato ancora condannato all’ergastolo. Si aggrappava, dunque, secondo i pm, alla prospettiva della scarcerazione per eseguire l’ordine di Graviano. Una mano d’aiuto Adinolfi poteva chiederla a “Lupo Cesare… è come un fratello più piccolo… mi sono spiegato? Questo è un fratello mio … che è come se fosse… però è una persona tranquilla… no come Benedetto… Benedetto”. Cesare Lupo è il boss di Brancaccio che per un periodo, fino al suo arresto, ha preso in mano le redini del clan. Benedetto è uno dei quattro fratelli Graviano.

 


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