Vinciguerra conclude il mandato |"Soddisfatto per quanto fatto" - Live Sicilia

Vinciguerra conclude il mandato |”Soddisfatto per quanto fatto”

Nominato presidente del Tar di Latina, Antonio Vinciguerra, lascia il timone della sezione staccata del Tar di Catania. Ecco il suo bilancio.

L'intervista
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9 min di lettura

CATANIA – Dallo storico abbattimento dell’arretrato, alla rotazione dei magistrati, agli importanti risultati ottenuti nonostante le difficoltà legate alla drastica riduzione dell’organico. Sono solo alcune delle questioni spinose affrontate da due anni e mezzo a questa parte dal presidente della sezione staccata del Tribunale amministrativo regionale di Catania, Antonio Vinciguerra che a settembre lascerà definitivamente Catania per andare a guidare il Tar di Latina, dove è stato appena nominato. Tra i favoriti per assumere dopo di lui le redini del Tar etneo, c’è Francesco Brugaletta, attuale presidente della II sezione. Ma intanto, Vinciguerra, artefice di una vera e propria rivoluzione qui a Catania, traccia un bilancio della sua esperienza. E auspica innanzitutto un cambio di rotta a proposito della questione della rotazione esterna, da un Tar all’altro, dei magistrati.

OBBLIGO ROTAZIONE ESTERNA DEI MAGISTRATI –  “I risultati raggiunti – dichiara a proposito – oggi e il metodo mi hanno solo convinto che nel nostro lavoro è necessaria la serenità e l’armonia. Un capo di ufficio giudiziario credo fermamente debba puntare su questi aspetti all’interno di un tribunale, affinché si possano raggiungere determinati obiettivi”. La riflessione inevitabilmente scivola sulla questione della mancanza di un sistema di rotazione esterna per numerosi magistrati del Tar di Catania e sul conseguente rischio che, a lungo andare, si venissero a creare situazioni di condizionamento ambientale, aspetto su cui Vinciguerra è intervenuto in questi due anni. “Credo – continua – che per la magistratura in genere, non solo quella amministrativa, sia utile la rotazione. Come avviene nelle altre istituzioni, forze armate, banche, anche i magistrati devono stare un certo periodo e poi devono rotare. Ma questo non avviene perchè manca una legislazione in proposito”. 

A Catania, magistrati in carica per lunghi anni. “Però qui a Catania – afferma – c’è il problema che, fatta eccezione di me e il presidente Pennetti, ci sono magistrati che hanno passato l’intera carriera qui. Ora è vero che questa è una grossa circoscrizione, ma è anche vero che si tratta di un tribunale provinciale, dunque è chiaro che le pressioni ambientali dopo un certo punto si fanno molto forti. È necessaria, dunque, la rotazione esterna per magistrati che hanno trascorso già un dato periodo in un tribunale, deve essere disposto o obbligato per legge a trasferirsi in un altro tribunale. E questo credo possa risolvere molti problemi. Le cointeressenze con le amministrazioni possono crearsi, infatti, laddove non avviene la rotazione esterna, per esempio nel caso in cui dei magistrati abbiano dei parenti nella PA. Questo  – ribadisce Vinciguerra – dovrebbe farlo il legislatore, appunto”.

La rotazione interna, dunque, in attesa che la legge definitiva sulla rotazione esterna venga varata. “Abbiamo operato – evidenzia – dunque una rotazione interna e ho notato che con questo sistema che ho istituito si è creata una certa armonia nelle sezioni. I magistrati lavorano più serenamente, anche perché essendo nuovi a quella sezione e a determinati settori non sono facilmente oggetto di pressioni da parte dell’esterno. C’è una norma del nostro regolamento che prevede appunto lo spostamento dei magistrati da una sezione all’altra una volta trascorsi i 5 anni. È una norma, diciamo, che è stata applicata un po’ troppo elasticamente a Catania, io ho cercato invece di applicarla con maggiore rigidità. Ho distribuito i magistrati in modo tale che non si possano creare queste criticità. Anche perché è inevitabile che dopo un periodo di residenza in una città e di lavoro su determinate materie si creino dei legami, anche involontari, e conoscenze che rendono poco serena l’attività d’istituto del magistrato”.

APPALTI PUBBLICI – Ma è sul tema sempre caldo degli appalti pubblici su cui il Tar si trova spesso a dover prendere decisioni. “Diciamo che non c’è udienza in cui non si parla di appalti – prosegue Vinciguerra – I ricorsi in materia sono numerosissimi, la maggior parte dei contenziosi, circa cioè un terzo dell’intera attività”. E dobbiamo spesso prendere decisioni in tempi celerissimi, perché la legge °90 del 2014, recante materia di appalti, ha posto delle regole ferree sia per quanto riguarda il deposito dei ricorsi e sia per quanto concerne i provvedimenti: sostanzialmente dal deposito del ricorso alla sentenza finale non devono intercorrere più di 45 giorni. Noi cerchiamo di mantenerci nei tempi e di rispettarli, ma certe volte ci capita di non farcela e di sforare. Ma è anche vero che non si possono negare le stanze di giustizia ai concorrenti e alle imprese che si ritengono pretermesse. A prescindere, dunque, che un ricorso sia fondato o meno, noi dobbiamo esaminarli”. 

SCANDALI SUGLI APPALTI RIFIUTI – E a proposito dei contenziosi inerenti il tema dei rifiuti, settore travolto non di rado dagli scandali legati ai fenomeni di corruzione, che secondo il presidente emergerebbe un dato nuovo. “Ci siamo occupati di molti ricorsi – sottolinea – inerenti le gare d’appalto per la gestione dello smaltimento dei rifiuti”. Anzi debbo dire che è il settore su cui si registra il maggior aumento dei ricorsi. Alcuni sono stati accolti, mentre la maggioranza respinti. Ma credo che in linea generale le gare siano state gestite in modo regolare, segno che qualcosa si sta muovendo. Quello dei rifiuti sicuramente è un grosso problema in Sicilia, ma l’Italia in generale, specie rispetto a paesi dell’Europa, si mostra indietro sulla gestione dei rifiuti. Le realtà d’eccellenza sono poche, personalmente vivo a Roma e lì la situazione mi sembra anche peggiore di Catania”. 

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Pochi sarebbero anche i ricorsi accolti sul tema della PA. “Laddove questo avviene, cioè che diamo torto alla PA, diamo delle indicazioni per rimodulare i provvedimenti. Questo è il nostro compito. Non c’è contrapposizione è questo distingue il TAR dal giudice civile, insomma.

IL TAR, SPECCHIO DELLA CITTA’ – E alla luce delle attività e delle vicende su cui il Tar è chiamato a rispondere che viene inevitabilmente fuori lo spaccato della città, una realtà su cui il presidente uscente Vinciguerra ha un suo preciso giudizio. “Catania – spiega – è una città che mostra una certa effervescenza. È una città finanziariamente molto attiva, qui al TAR ci occupiamo delle cinque province della Sicilia orientale, e Catania, a mio parere, è la parte più ricca e vivace sul piano economico. Credo che non abbia nulla da invidiare a molte realtà economicamente avanzate. Io per la prima volta ci sono arrivato due anni e mezzo fa e ho avuto un’ottima impressione. Tutte le città hanno delle grandi contraddizioni sicuramente, non le ha solo Catania. Non mi sembra che ci siano della particolari differenze. Credo stia molto migliorando. Personalmente, ho visto città del nord magari economicamente più avanzate, come Milano o Bologna che poi avevano anche problemi più grossi di Catania. La mia è un’esperienza ormai trentennale, e posso assicurare di non aver trovato particolari differenze tra il TAR di Catania e gli altri TAR d’Italia. Il Tar, nel dettaglio, si occupa di problematiche centrali per la città, dal commercio, centri commerciali, gestione dei rifiuti, università, e su diversi affari e quindi il numero di contenziosi che si sviluppa è alto”.

TAR CATANIA, TRA I PIU’ VIRTUOSI. “Sono molto soddisfatto – spiega – per l’esito dell’attività che abbiamo svolto, specie sul recupero dei contenziosi: nel 2016 la sezione staccata di Catania ha raggiunto una percentuale record nell’abbattimento dell’arretrato, il 16,37%, cosa che a Catania non era mai avvenuta. E siamo tra i primi posti in Italia. Un grosso risultato, considerando che a lavorare eravamo solo in 13”. Il Tar etneo da fine 2015, ha vissuto infatti un vasto ricambio generazionale, circostanza che ha determinato un ulteriore aggravio del lavoro pendente. “Abbiamo operato in condizioni difficili – spiega – Nel 2014 in seguito alle disposizioni del decreto legge n° 90, che riduceva l’età pensionabile per i magistrati, sono andati in pensione diversi magistrati, circa una sessantina. Questo ha comportato diversi vuoti di organico. C’è ancora un concorso in atto e fino a quando non si completerà non si risolverà la situazione. All’inizio del 2016 avevamo 16 magistrati effettivi, poi sono diventati 13, un numero esiguo per uno dei TAR più vasti d’Italia e costantemente impegnato a prendere decisioni su settori cruciali”.

Ma la rivoluzione è arrivata anche grazie all’entrata in vigore del Pat, il sistema di procedimento amministrativo telematico. “Ci sta aiutando parecchio, l’obiettivo è quello di eliminare il cartaceo e trasformare tutto in digitale. Soprattutto sul piano logistico, prima i provvedimenti di estinzione dei giudizi arrivavano in cartaceo e occorreva firmarli uno per uno. Così come i depositi. Adesso invece con un paio di clic abbiamo risolto il problema. È dunque una grande sistema mano per l’abbattimento dell’arretrato. Sta funzionando”, conclude Antonio Vinciguerra.

La rettifica inviata al nostro giornale dal presidente, Antonio Vinciguerra:

L’articolo reca alcune affermazioni inesatte in relazione al contenuto di un’intervista da me rilasciata. Ovvero: 

1)      Il titolo riporta “A Catania troppi magistrati in carica da oltre 20 anni”. Successivamente viene riferito “(Vinciguerra) auspica innanzitutto un cambio di rotta a proposito della questione del mancato trasferimento dei magistrati che hanno già da tempo superato i termini consentiti dal regolamento”

In proposito va anzitutto precisato che la maggior parte dei magistrati in servizio al Tar di Catania ha meno di venti anni di servizio, perciò il titolo è inesatto e non corrisponde alle mie affermazioni; così come non corrisponde ad alcuna mia affermazione che esista un regolamento che preveda per i magistrati amministrativi termini di permanenza nei tribunali e obbligo di trasferimento per coloro che li hanno superati.

2)      Successivamente viene riferito “In tal senso non sarebbero state poche le anomalie riscontrate, già all’epoca del suo (mio) insediamento”. E ancora “La riflessione scivola sulla mancata rotazione interna al Tar Catania per numerosi magistrati, ecc….”

Smentisco di aver affermato che ho riscontrato “anomalie” all’epoca del mio insediamento, e smentisco di aver affermato che sia mancata, ora o in passato, la rotazione interna dei magistrati tra le sezioni del tribunale, la quale per disposizioni regolamentari avviene al maturare di cinque anni di anzianità di ciascun magistrato in una determinata sezione. Regola che è stata fatta rispettare sia da me che dai miei predecessori.

Come riportato nel corpo dell’articolo, la vera questione affrontata nell’intervista, tra le altre, ha riguardato la tematica (assai dibattuta) della rotazione esterna, ossia l’opportunità dei trasferimenti ad altro tribunale per i magistrati che abbiano superato una determinata anzianità di servizio nell’ufficio di appartenenza, allo scopo di prevenire condizionamenti ambientali. Nel corso dell’intervista mi sono espresso favorevolmente in proposito, osservando come la maggioranza dei magistrati amministrativi in servizio a Catania, anche con anzianità inferiore a venti anni, abbiano ivi trascorso l’intera carriera o quasi. Naturalmente, come ho rilevato, l’obbligo di rotazione esterna non può essere stabilito se non con un intervento del legislatore.

 

 

 

 

 

 


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