Città mascariata e commissariata | Scambio di accuse Savona-Fazio - Live Sicilia

Città mascariata e commissariata | Scambio di accuse Savona-Fazio

Piero Savona e Mimmo Fazio

Duello sulle mosse dell'ex sindaco. Il candidato Pd: "E' spregiudicato". La replica: "Incapace".

Le Amministrative di Trapani
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TRAPANI – Un “capriccio”, una “ripicca” oppure semplice strategia politica. Di certo una mossa figlia delle vicende giudiziarie e che potrebbe concludersi, per ironia della sorte, con l’effetto indiretto di consegnare una città di settantamila abitanti a una gestione commissariale affidata proprio a un ex magistrato. Il cerchio a Trapani si chiude, anche se la giuntura non è quella che tanti trapanesi si aspettavano, e nell’analisi del ‘non voto’ ci si interroga sulle responsabilità dell’ex sindaco Mimmo Fazio. Un giudizio che non riguarda le accuse che gli vengono rivolte dai magistrati, ma l’epilogo pirandelliano di una delle campagne elettorali più assurde nella storia d’Italia. Un mese in cui la città è diventata suo malgrado, e ingiustamente, quintessenza del malaffare e capitale degli intrighi agli occhi dell’opinione pubblica nazionale. L’indagine su Fazio e la richiesta di soggiorno obbligato per Antonio D’Alì hanno inciso pesantemente su una competizione viziata nella sua genesi per la tempistica con cui si sono manifestati alcuni eventi ma Trapani non è solo trame segrete, almeno non lo è più di tante altre città.

Il ruolo dei protagonisti di questa vicenda è sul tavolo. Il ritiro di Fazio oltre i termini di legge, infatti, ha costretto il candidato del Pd, Piero Savona, a una rincorsa improbabile su un quorum della metà più uno dei trapanesi aventi diritto al voto e ha aperto la strada al commissariamento di almeno un anno. Alla fine soltanto il 26,5 per cento dei trapanesi si è recato alle urne: appena 15.884 elettori su una base di oltre sessantamila. Fazio si difende dalle critiche che gli piovono addosso dal Pd: “Savona è fuori dal mondo se non ha compreso che quando accadono certe cose a due candidati su cinque la correttezza delle elezioni subisce inevitabilmente dei contraccolpi”.

A Trapani, intanto, potrebbe arrivare l’ex procuratore di Palermo Francesco Messineo, uno dei nomi più alti della magistratura siciliana, al capezzale di un Comune in cui, per dirla con le parole dell’ex sindaco Vito Damiano, negli ultimi anni si è vissuto “un clima brutto”. Savona si lecca le ferite per un successo “che era possibile in una delle città più a destra d’Italia ma in cui il partito nazionale purtroppo – sottolinea – non ha creduto”. Inutile anche la lettera che all’indomani del primo turno Savona inviò al segretario Matteo Renzi per richiamare l’interesse del partito “su fatti talmente gravi che richiedono un’attenzione nazionale”. Renzi non ha mai risposto ma al di là delle colpe di un Pd distratto l’obiettivo delle accuse di Savona è Fazio: “Ha avuto un atteggiamento spregiudicato – sostiene -. Ha forzato la mano senza considerare l’interesse della città ma guardando soltanto alle sue vendette e alle sue ripicche con D’Alì”. Il senatore di Forza Italia, arrivato terzo al primo turno, avrebbe potuto accedere al ballottaggio se Fazio avesse abbandonato la candidatura in tempo rispetto ai termini di legge. In città, però, sono in tanti a scommettere che D’Alì avrebbe a sua volta passato la mano al quarto classificato, il grillino Marcello Maltese, “ma almeno in entrambi i casi – ricorda Savona – si sarebbe svolto un ballottaggio in maniera serena e la città avrebbe avuto il suo sindaco invece siamo qui a commentare un capriccio, non una strategia politica”. “Quello di Fazio – ribadisce Savona – è un dispetto a D’Alì ma anche una mossa per impedire la mia elezione. Credo che il senatore di Forza Italia non sarebbe arrivato a tanta spregiudicatezza”.

Accuse che Fazio respinge con la sua proverbiale veemenza: “Savona cerca soltanto un capro espiatorio per la sua totale incapacità. La verità è che la sua proposta non è stata né condivisa né accettata dai trapanesi e così scarica su di me responsabilità che, qualora ci fossero, sarebbero del legislatore. Non ho fato io quella norma – prosegue l’ex sindaco di Trapani, alla guida di Palazzo D’Alì per due mandati – così come non ho deciso io la tempistica del mio arresto in campagna elettorale. Perché non ho abbandonato prima la corsa? Quando scoppiò il mio caso pensai di poter reggere l’urto e di avere le spalle così larghe da potere superare quelle che in quel momento mi apparivano come delle semplici contestazioni, ma poi ho capito che ero precipitato in un frullatore mediatico in cui non ci sarebbe stato scampo per me e per la città che mi avrebbe di certo eletto sindaco”. A Fazio non vanno giù parole come “capriccio” o “ripicca”: “Savona crede che io mi sia divertito? Si sbaglia di grosso, ho ritenuto di fare la cosa meno traumatica per la città. Se non avessi fatto questo passo indietro i riflettori non si sarebbero spenti. E’ stato lo stesso candidato del Pd a sfidarmi in tv a non nominare la giunta – ancora Fazio – e adesso di cosa si lamenta? La verità è che Savona non è apprezzato dai trapanesi, che se avessero avuto una alternativa valida sarebbero andati a votare”.


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