Soldi dei pensionati per i palazzi | Ombre sull’operazione immobiliare - Live Sicilia

Soldi dei pensionati per i palazzi | Ombre sull’operazione immobiliare

La Corte dei conti: imprevedibili gli effetti sulle pensioni dei regionali, valutazioni “iperboliche” e rischio incostituzionalità.

Fondo pensioni
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PALERMO – Valutazioni “iperboliche o inadeguate”, entrate per quasi 23 milioni iscritte in bilancio prima della conclusione dell’operazione, abbandono di ogni prudenza e il rischio che a “pagare” siano solo i pensionati della Regione. È durissimo il giudizio della Corte dei conti sull’operazione relativa all’acquisto, da parte del Fondo pensioni, degli immobili che una volta erano di proprietà della Regione. Palazzi che il governatore Crocetta e l’assessore Baccei hanno deciso di riportare indietro, attraverso la creazione di un Fondo che sarebbe acquistato dall’ente che gestisce la quiescenza dei dipendenti pubblici. Una norma che è stata per giorni al centro di apre polemiche, durante l’approvazione dell’ultima Finanziaria, ma che il presidente della Regione e il responsabile dell’Economia difesero a denti stretti.

Per Crocetta era una “operazione positiva”

“Mi dispiace molto – disse Crocetta in Aula – che un’operazione che è positiva, sia per il fondo pensioni che per la Regione, venga rappresentata come una operazione negativa. L’operazione negativa è stata quella di qualche anno fa, quando si è consegnato il patrimonio della Regione ai privati”. Il riferimento è all’operazione compiuta negli anni del governo Cuffaro, di vendita degli immobili che la Regione avrebbe “rioccupato”, solo in affitto. Anche questa in passato finita sotto la lente della Corte dei conti, sia in relazione alla valutazione degli immobili, sia per un censimento assai costoso. “Questa operazione – ribadiva nei giorni dell’ultima Finanziaria l’assessore Baccei, illustrando la norma di riacquisto dei palazzi venduti in quegli anni – è vantaggiosa sia dal punto di vista patrimoniale, perché stiamo acquistando immobili a un prezzo molto più basso di quello del loro valore attuale e sia dal punto di vista economico”.

Ombre sulla valutazione degli immobili

La pensa diversamente, però, la Corte dei conti. E in questo caso si può parlare di piena sintonia tra la Sezione di controllo e la Procura. Nella relazione del magistrato contabile Giovanni Di Pietro si trovano gli stessi temi che saranno pochi minuti dopo oggetto della requisitoria del Procuratore generale d’appello Pino Zingale. E le parole saranno durissime. Di Pietro, solo per fare qualche esempio, afferma che “il conferimento degli immobili è sostanzialmente unilaterale”, che “il procedimento di valutazione degli immobili non fornisce alcuna specifica previsione in ordine ai requisiti di competenza e di professionalità di coloro che saranno concretamente chiamati ad effettuare le valutazioni”, che “vi è assoluta incertezza sull’identificazione e valutazione degli immobili oggetto del conferimento e sulla quantificazione reale del valore delle quote del Fondo Firs”.

Insomma, il valore del Fondo è assai dubbio. Rilievi, come detto, ripresi anche dal Procuratore generale. “Il procedimento di valutazione degli immobili – ribadisce Zingale – appare del tutto aleatorio. Gli immobili conferiti al Fondo dovrebbero essere valutati da un’Agenzia indipendente pubblica. La norma in esame, invece, si limita a prevedere che all’individuazione ed alla valutazione degli immobili provvedano gli ‘organi competenti all’atto del trasferimento’”. E ancora, Sezione di controllo e Procura concordano sul fatto che “non vi è certezza delle caratteristiche specifiche degli immobili e, in particolare, non si comprende se si tratti di beni che abbiano goduto di un’adeguata manutenzione e/o che siano stati già correttamente adeguati alla nuova destinazione d’uso”. Per la manutenzione la norma prevede una somma considerata insufficiente.

“Vi è la concreta possibilità – prosegue la Corte – che le valutazioni siano iperboliche e inadeguate e che non tengano conto delle previsioni negative del mercato immobiliare, che comporterebbero ictu oculi un deprezzamento dei beni incamerati”. Non solo. Un “fatto del tutto singolare”, annota ad esempio il Procuratore Zingale, è la scelta di avere iscritto in entrata la somma di oltre 22 milioni legata appunto all’acquisto, “senza che la cessione si sia ancora perfezionata”.

Lesa l’autonomia del Fondo, a rischio le pensioni

Secondo Zingale, poi, la norma voluta dal governo e approvata dall’Ars, prescrivendo al Fondo l’acquisto degli immobili “inibisce, sostanzialmente, l’autonomia decisionale” dell’ente. Ma non solo. L’operazione rischia di essere in perdita. “Una situazione di equilibrio è possibile, nel medio – lungo periodo, solo se il rendimento non si attesta al di sotto del 3%. Sotto questo profilo, la nuova normativa – scrive la Corte – non sembra basata su un’analisi accurata, in grado di garantire il raggiungimento dell’obiettivo”.

Ma le più dure critiche della Corte al governo devono ancora arrivare. Nella relazione al rendiconto e nella requisitoria del Procuratore viene considerato “preoccupante l’evidente abbandono di quell’atteggiamento prudenziale che dovrebbe sorreggere qualsivoglia operazione economica sia in grado di incidere sull’integrità del patrimonio del Fondo, che non è costituito da somme provenienti dalla fiscalità generale, ma dai contributi versati dai lavoratori; come sottolineato anche dalla Corte costituzionale – si legge – le somme rivenienti dalla contribuzione dovrebbero essere destinate esclusivamente alla tenuta del sistema previdenziale e, dunque, non dovrebbero essere mai utilizzate, né direttamente né indirettamente, per sopperire a strutturali e/o momentanee deficienze di cassa”.

Mancanza di prudenza. Ossia una operazione avventata, se non avventurosa. Che rischia, però, di avere effetti gravissimi nei prossimi anni: “Il dubbio che emerge – chiosa la Corte – è che attraverso il predetto meccanismo si voglia semplicemente ed artificiosamente drenare liquidità dal Fondo verso il bilancio regionale, a fronte del trasferimento di immobili non meglio identificati e la cui redditività è tutta da dimostrare, con conseguenze del tutto imprevedibili in ordine alla possibilità futura di pagamento delle pensioni dei regionali”. Una operazione che mette a rischio le pensioni dei regionali. E dai “molteplici aspetti di dubbia costituzionalità”. Un avvertimento lanciato dritto al governo, in vista dell’audizione sulla parifica del 19 luglio.


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