Terremoti, a Catania lo studio |parte dal fondo del mar Ionio - Live Sicilia

Terremoti, a Catania lo studio |parte dal fondo del mar Ionio

Una ricerca messa in atto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dal Cnr e dall’Università di Roma “La Sapienza”.

CATANIA – La costa ionica della Sicilia, al centro della quale sorge la nostra Catania, è un continuo susseguirsi di paesaggi spettacolari, con emergenze artistiche e naturalistiche di assoluto pregio. Ma questa terra è anche una delle aree a maggiore attività sismica dell’intero Mediterraneo. Per avere contezza di ciò non bisogna fare certo voli pindarici ma osservare le rovine, ancor oggi presenti, che risalgono ai catastrofici terremoti del 1693, del Val di Noto, e del 1908, di Messina e Reggio Calabria.

Quando si verificherà il prossimo di questi eventi e di quale intensità sarà nessuno, fino ad oggi, è in grado di prevederlo. I terremoti possiamo solo analizzarli, una volta che si sono verificati, e stabilirne cause, intensità ed effetti. Infatti, un po’ come accade con gli incidenti stradali per i quali una volta accaduti è possibile ricostruirne in ogni minimo dettaglio le cause che hanno determinato quell’evento anche per i terremoti una volta che li abbiamo subiti siamo in grado di descriverli in maniera puntuale raccontando, fin nei minimi dettagli, le cause che li hanno originati.

Proprio per studiare ancora più a fondo il “cosa” fa nascere un terremoto è in corso in questi mesi una avanzatissima campagna di ricerca messa in atto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Università di Roma “La Sapienza”. Il progetto, denominato “SEISMOFAULTS”, consiste in una innovativa attività di ricerca scientifica congiunta tra i tre Enti che si propone di scoprire l’origine dei terremoti che in passato hanno flagellato la costa ionica della Sicilia portando distruzione e morte come accadde all’inizio del secolo scorso a Messina.

Per fare tutto ciò SEISMOFAULTS parte proprio dal basso che più basso non si può, dal fondo del mare Ionio; è proprio li, infatti, che si cela l’origine dei nostri terremoti e maremoti. Ciò perché, le strutture sismo-tettoniche e morfologiche da cui, in passato, hanno avuto origine i terremoti e i maremoti di cui parlavamo in apertura sono ancora totalmente o parzialmente sconosciute e potrebbero essere proprio quelle stesse strutture a dar origine ad altri violentissimi e catastrofici terremoti e maremoti.

Gli scienziati coinvolti nel progetto hanno come scopo quello di monitorare ed esplorare da vicino le faglie sismiche del Mar Ionio e dello Stretto di Messina. È per tale motivo che nel corso del passato mese di maggio il team scientifico di SEISMOFAULTS (Cnr, Ingv e Sapienza), con l’assistenza della nave Minerva Uno e del suo equipaggio marittimo gestito dalla Sopromar, ha installato sui fondali del Mar Ionio, a profondità fino a circa 2600 m, otto sismometri e due moduli con sensori geochimici.

Questi strumenti sono stati posizionati molto vicino ai potenziali epicentri dei terremoti e stanno attualmente registrando i dati relativi agli eventuali spostamenti del suolo in caso di eventi sismici e le emissioni gassose del fondale ionico; le registrazioni verranno effettuate per un periodo di 12 mesi. Al termine dei 12 mesi gli strumenti e i sensori emergeranno dal mare, grazie a dei meccanismi di rilascio che li sganceranno dalle zavorre con le quali sono ancorati al fondo dello Ionio, e una volta in superficie verranno recuperati per scaricare i dati registrati e procedere alle successive analisi per mezzo di sofisticati computer e software al fine di carpire qualche altro piccolo o grande segreto che ci possa aiutare a capire qualcosa di più sull’origine dei terremoti.

I dati raccolti, infatti, non solo daranno ai ricercatori la possibilità di individuare e definire ancor meglio le faglie da cui, potenzialmente, originano i terremoti e gli tsunami più catastrofici, ma forniranno anche informazioni per lo studio di fenomeni precursori dei terremoti, come ad esempio anomalie nelle modalità del degassamento dai fondali marini. Quest’ultimo rappresenta, forse, il dato più importante dell’intero progetto che si pone l’ambizioso obiettivo di riuscire ad esplorare la prevedibilità dei terremoti. I due moduli geochimici di fondo mare sono stati installati proprio per quest’ultima finalità.

Se un giorno, magari non troppo lontano, si riuscisse a prevedere con una certa attendibilità il periodo di tempo entro il quale potrebbe verificarsi un terremoto tutti gli sforzi profusi in queste attività di ricerca, congiuntamente ad una corretta programmazione della messa in sicurezza delle opere edili, sia pubbliche che private, rappresenterebbero un grande successo per tutta la comunità e non solo per i ricercatori impegnati in queste attività.

Obiettivo non da poco, certo, ma assolutamente da perseguire. Recenti studi integrati nei quali sono stati interpolati tra loro dati geofisici, economici, storici e urbanistici hanno elaborato la infausta previsione che qualora dovesse verificarsi un terremoto catastrofico, come quelli di cui si ha notizia storica per le nostre coste, nella sola città di Catania potrebbero aversi ben oltre i 150.000 morti.

 


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