Anello ferroviario, lavori infiniti | "La via Sicilia ora è un ghetto" - Live Sicilia

Anello ferroviario, lavori infiniti | “La via Sicilia ora è un ghetto”

Il cantiere dell'anello ferroviario tra via Sicilia, viale Lazio e viale Campania

Imminente la ripartenza del cantiere della Tecnis. I residenti: "Siamo sfiduciati". FOTO

 

PALERMO – Si è trasformato in un budello, con vie strette e vicoli ciechi come nei quartieri più antichi di Palermo. Sulla mappa, però, quello tra via Sicilia e viale Lazio è un incrocio in cui dovrebbero transitare migliaia di auto ogni giorno. La chiusura per i cantieri dell’anello ferroviario, arrivata al ventiseiesimo mese, ha fatto diventare la zona un ghetto, con i suoi angoli bui e gli orari di coprifuoco. Mentre dopo mesi di stop i lavori dovrebbero riprendere tra pochi giorni, gli abitanti del quartiere accusano l’amministrazione di averli abbandonati. Ma Emilio Arcuri, assessore alla Riqualificazione urbana e infrastrutture, replica: “Il Comune in questa situazione è il bersaglio sbagliato”.

Alcuni operai della Tecnis, azienda catanese a cui sono stati affidati i lavori, si sono fatti vivi in via Sicilia nell’ultima settimana, in previsione di una ripresa dei lavori annunciata martedì scorso in un vertice in prefettura. In quell’incontro Rete Ferroviaria Italiana, stazione appaltante dell’anello ferroviario, ha promesso il pagamento dello stato dei lavori al 30 di aprile di quest’anno, sbloccando così un fermo che va avanti da marzo. Ma con la ripresa dei lavori ricominciano i disagi: gli operai hanno chiuso due passaggi pedonali in vista dell’arrivo della trivella, e l’ingresso di un condominio che ospita una casa di riposo è stato completamente ostruito dalle paratie del cantiere, impedendo il transito sul marciapiede e costringendo gli inquilini a usare un’altra uscita. “I marciapiedi si vanno dissestando per il peso del cemento delle paratie – dice Roberta Cascio, abitante del condominio tagliato fuori dal cantiere – con le strade e i marciapiedi che si sbriciolano, muoversi in questa zona diventa sempre più pericoloso”.

Cascio è disabile, e il cantiere le ha causato diversi disagi. Le recinzioni impediscono di passare dal centro dell’incrocio tra via Sicilia e viale Lazio, costringendo i passanti a fare il giro da via Brigata Verona e viale Campania: un giro di duecento metri per percorrerne trenta, che per persone con problemi di deambulazione diventano una fatica quotidiana. È anche per questa difficoltà a girarla a piedi che la zona si è svuotata, causando la chiusura di sei attività commerciali. “Dall’apertura dei cantieri è andata sempre peggio”: Dario Migliore aveva un salone da parrucchiere, ma nel giro di un anno dall’inizio dei lavori è stato costretto a chiudere e a spostarsi in un’altra zona della città. “Quell’attività poi ha chiuso per altri motivi, ma se non ci fosse stato l’anello ferroviario nessuno mi avrebbe costretto a chiudere e spendere decine di migliaia di euro per un nuovo salone”.

Non ha chiuso invece Edoardo Tripi, titolare di uno storico negozio di cornici: “Abbiamo avuto un calo dei ricavi di più del cinquanta per cento da quando è iniziata questa storia. Per portarci foto e quadri da incorniciare i clienti devono venire fisicamente, e la chiusura ci ha danneggiati”. Un danno che per molti negozianti e abitanti avrebbe potuto essere minore, se il Comune avesse programmato gli interventi in anticipo. “Hanno approvato degli sgravi fiscali per chi lavora qui nell’ultima seduta del consiglio comunale prima dello scioglimento per le elezioni – dice ancora Tripi – ma perché aspettare tanto? Questi provvedimenti dovevano arrivare automaticamente, senza richieste da parte nostra”.

L’anello ferroviario di Palermo, opera da più di 150 milioni di euro, avrebbe dovuto essere completato in tre anni dalla data di consegna dei lavori, avvenuta nel luglio del 2014. La scadenza sarebbe dunque per il 23 luglio di quest’anno. Ma nel cantiere di viale Lazio non c’è aria di conclusione imminente, e la chiusura è stata prorogata fino a ottobre da una recente ordinanza. “La cosa che ci ha danneggiato di più è proprio il ritardo”: Gabriele Citarrella, presidente del Comitato di cittadini di via Sicilia e candidato come consigliere di circoscrizione nella lista Nuovo Centrodestra, sottolinea che il cantiere ha sempre funzionato a rilento. “Gli ultimi lavori che hanno fatto risalgono a marzo, poi si sono fermati – dice Citarrella – come pensano di chiudere in tre mesi un cantiere aperto da più di due anni?”. La sensazione è essere stati abbandonati dalle istituzioni. “Non abbiamo mai avuto comunicazioni dirette – dice Citarrella – prima di aprire i cantieri ci sono stati solo un paio di sopralluoghi, ma per il resto apprendiamo le cose dai giornali e non abbiamo nessun contatto con cui parlare. Eppure chiediamo solo di essere avvisati per tempo e di monitorare i lavori per farli andare più velocemente possibile”.

“La verità è che il comune è parte lesa in questa vicenda”: per Emilio Arcuri, fresco di nomina ad assessore alla Rigenerazione urbana e infrastrutture, le accuse al Comune sono rivolte al bersaglio sbagliato. “L’amministrazione è accusata sia dai cittadini che da Tecnis – dice Arcuri – che pretendeva le transenne in piazza Politeama anche in assenza di lavori. Ma noi non siamo la stazione appaltante dell’opera. Qui c’è una situazione da risolvere, e noi stiamo facendo tutto il possibile”. L’obiettivo ora è di liberare le aree entro novembre, una scadenza a cui l’amministrazione guarda con attenzione: “A luglio ci sarà la ripresa dei lavori, e a inizio settembre avremo un altro incontro per valutare quanto è stato fatto. Siamo in un’attesa molto critica e poco paziente”. Ma per Arcuri un altro ritardo potrebbe portare a misure drastiche: “Siamo a un passo dal chiedere per la sesta volta la rescissione del contratto con Tecnis, perché non è possibile tenere la città in ostaggio dei lavori infiniti”.

 

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