"Ora gli mando un po' di soldi" | Il bancomat dei boss detenuti - Live Sicilia

“Ora gli mando un po’ di soldi” | Il bancomat dei boss detenuti

L'arresto di Giuseppe Lo Porto alla squadra mobile di Palermo (Foto Lo Verso)

Nomi storici del clan di Brancaccio nel libro paga gestito da Giuseppe Lo Porto.

PALERMO – “… vabbè ora gli mando un po’ di soldi…”, diceva Giuseppe Lo Porto, facendo riferimento alle mogli di due mafiosi detenuti. Lo Porto andava su e giù per le strade della periferia di Palermo, tra corso dei Mille e Brancaccio. Lo ha fatto fino a pochi giorni fa, quando lo hanno arrestato.

Viene considerato il factotum di Pietro Tagliavia, il boss che le ultime indagini di Squadra mobile e Polizia tributaria piazzano al vertice del potente mandamento mafioso. Chi sta al potere ha il dovere di aiutare economicamente le famiglie dei carcerati eccellenti.

Ed era lunga la lista dei detenuti nei cui confronti non bisognava mancare di rispetto. Nomi storici dei potentati mafiosi che da sempre dominano in una fetta della città di Palermo. Alcuni di loro sono stati condannati all’ergastolo che scontano al regime del 41 bis, il carcere duro riservato ai boss che contano.

Al “libro paga” di Tagliavia c’erano ad esempio, i Lo Nigro, il padre Gaspare e i figli Antonio e Cosimo. Erano soprattutto le donne di casa e pressare per avere i soldi. Lo Porto si spostava fuori provincia, fino a Marsala, per consegnare il denaro.

C’erano i Giuliano – Salvatore e Francesco –  a cui Lo Porto dovette fare avere tremila euro per un’esigenza particolare. “Giuliano pure è a Parma – raccontava Lo Porto e le microspie registravano – il diabete se lo sta mangiando… ultimamente mi ha chiamato… gli sono caduti tutti i denti con il diabete… tremila euro di denti…”.

E poi c’erano i soldi da fare avere a Gaetano, su richiesta sempre di Tagliavia, che a breve sarebbe diventato di nuovo papà: “… vedi che lunedì nasce il bambino mi racco… e gli ho detto: ti servono soldi? Te li do io… no dice: no… però me lo trovo Gaetano… onestamente me lo trovo…”. Ed ancora i soldi, “duemila euro”, da recapitare allo zio di Pietro Tagliavia, il carnezziere, il padre di Pieruccio Orilia. O quelli che reclamava Gaetano Tagliavia, zio del presunto capomafia: “… con chi me li mandi, con il muccuni?”. “Muccuni” è il soprannome di Lo Porto. Oppure i soldi chiesti dalla moglie di uno dei Giuliano. Lo Porto l’aveva cercata in mezza città. Finalmente la trovò: “… faremo verso il dieci e quindici di febbraio… gli do questi e chiudiamo dicembre”.

Meglio tardi che mai. Una cosa, infatti, è certa: chi prende il potere deve aiutare le famiglie dei carcerati.


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