"Sono senza lavoro... mettiti qua" | Ambulanti con l'ok del boss - Live Sicilia

“Sono senza lavoro… mettiti qua” | Ambulanti con l’ok del boss

Foto d'archivio

Per piazzare una bancarella abusiva a Brancaccio serviva il benestare di Pietro Tagliavia.

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – “Dice per me ti puoi andare a mettere dove vuoi, problemi non ce ne sono…”. Nella nuova mafia valgono le vecchie regole. Persino se si vuole aprire una bancarella abusiva è necessaria l’autorizzazione del capo. E a Brancaccio, fino a qualche giorno fa, comandava Pietro Tagliavia.

Le cimici di poliziotti e finanzieri hanno registrato la sistematicità con cui Cosa nostra governa la quotidianità delle borgate. Un ambulante di pesce aveva messo gli occhi sul “posto” dove piazzarsi e ne discuteva con Giovanni Lucchese, pure lui in manette nel blitz della Squadra mobile e del Nucleo di Polizia tributaria. La vendita del pesce era un tema piuttosto delicato visto che intaccava gli interessi di Lucchese – che secondo l’accusa era il vero titolare della Nemo Fish, una ditta di vendita all’ingrosso con sede in via Giafar, finita sotto sequestro – ma soprattutto di Tagliavia, la cui famiglia è da sempre impegnata nel settore. Stessa cosa per Giuseppe Lo Porto che del presunto capomafia era il braccio destro.

Il venditore ambulante riferiva a Lucchese il contenuto del dialogo avuto con “Pieruccio” Tagliavia: “… siccome da questa settimana mi trovo senza lavoro devo provvedere per fare qualcosa, senti ci dissi vedi che il posto, il posto dove mi sto andando a mettere è dove te ne avevo accennato io una volta… dice per me ti puoi andare a mettere dove vuoi, problemi non ce ne sono”.

Lucchese, cognato di Tagliavia, godeva di parecchia considerazione a Brancaccio e dintorni in virtù di una doppia parentela. È cognato di Tagliavia per averne sposato la sorella ed è figlio di Antonino, che sta scontando l’ergastolo per gli omicidi dei poliziotti Ninni Cassarà e Roberto Antiochia. A Giovanni Lucchese si era rivolto anche “Salvo il pacchione’ a cui serviva il benestare per occupare una porzione di marciapiede. Lucchese dettava le consegne: “Qua a me piace qua. Appena esci ì cà. misu cà ddà ‘n facci e tutti i clienti i qua ti porto io. Qua un punto di passaggio è, qua un posto strategico; qua i cristiani autostrada cose…”.

Le regole valevano anche quando ci si muoveva in trasferta. Tagliavia voleva sapere dal cognato Lucchese “ma tu sei a conoscenza per caso lui ha… un punto… in queste zone, ne sai parlare?”. Il riferimento era ad un negozio di articoli per la casa che qualcuno aveva aperto a Castellamare del Golfo, in provincia di Trapani. Erano andati a chiedergli il pizzo – “vedi che vogliono” – perché il negoziante si era “presentato” lontano da Palermo senza il biglietto da visita dei mafiosi della sua città: “… e non è da lui … ed intanto è così – diceva Tagliavia – vai… vai e vogliamo vedere che… è sbagliata la nostra strada… e la sua è giusta, non lo so… perché ormai così si usa…”.


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