Cultura siciliana in lutto |Morto Aldo Scimè - Live Sicilia

Cultura siciliana in lutto |Morto Aldo Scimè

Aldo Scimè - foto dal sito Malgrado Tutto

Giornalista, grande amico di Sciascia, pensò e animò il Premio Pirandello.

Aveva 93 anni
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Se ne va l’amico fraterno di Sciascia, dallo scrittore indicato come guida della Fondazione a lui intitolata. Se ne va un sincero amico di Sergio Mattarella. Se ne va il giornalista che, partito da Racalmuto, fondò a Palermo il primo nucleo della Rai in Sicilia conducendone per molto tempo programmi e notiziari. E mancherà l’intellettuale che pensò e animò il Premio Pirandello, il colto presidente della Fondazione Whitaker che rilanciò l’isola di Mothia, il direttore della rivista Kalòs, il burocrate che al vertice dell’Assemblea regionale, da segretario generale, aprì i portoni di Palazzo dei Normanni alla cultura, a scrittori e registi, editori ed artisti.

Se ne va Aldo Scimè, un siciliano nato a Racalmuto 93 anni fa, cuore e radici salde nel suo buen retiro di Contrada Noce, la casa fra pini e vigneti a due passi da quella di Leonardo Sciascia, l’amico di infanzia poi presentato ad Elvira Sellerio quando a Palermo cominciò l’avventura della casa editrice. E per raccontare la vita di Scimè da quell’angolo amato della campagna fra Racalmuto e Favara bisogna cominciare. Dalla casa in pietra dove Sciascia leggeva i manoscritti del “Giorno della civetta” o di “A Ciascuno il suo” seduto sui gradini della soglia d’ingresso a una minuta platea di amici come Carmelo Rizzo, Salvatore Restivo o Emanuele Cavallaro, il cugino che convinse a seguirlo nell’avventura della Rai come primo cineoperatore. E insieme, partendo da Racalmuto, cominciarono a raccontare la Sicilia al Paese, calandosi perfino nelle miniere di zolfo dove cavatori e “carusi” delle “Parrocchie di Regalpetra” picconavano a 35 gradi sotto terra, nudi.

Inchieste e denunce per scuotere e accendere i riflettori sul profondo Sud. Temi propri di quel circolo che alla Noce vedeva prolificare gli amici, da Renato Guttuso a Ferdinando Scianna e Matteo Collura, da Vincenzo Consolo a Gesualdo Bufalino e Andrea Camilleri.

Tutti passati dalla Fondazione Sciascia che, dopo la morte dello scrittore, Scimè amministrò trasformandola in un vero e proprio museo con una pinacoteca arricchita da una copiosa corrispondenza di eccezionale valore. Lettere di Pasolini, Calvino, Montanelli, tanto per citare alcuni dei protagonisti della vita culturale in contatto con Sciascia, a sua volta sempre pronto a confidarsi e chiedere consiglio a Scimè.

Componente del Parco Regalpetra, membro della giuria del Premio Sciascia-Racalmare, negli ultimi tempi Aldo Scimè sostenne il progetto della “Strada degli scrittori” ed è una fortuna avere festeggiato con lui i suoi 90 anni nel settembre 2014 nella piazza di Racalmuto proiettando le immagini tratte dalle teche Rai. Occasione di una manifestazione di grande richiamo sugli autori di un territorio che ha Racalmuto come perno. Avvio quella sera di un progetto innestato nella vita della Fondazione Sciascia e di un paese del quale Aldo Scimè amava la voce critica di “Malgrado Tutto”, il giornalino nato trent’anni fa per volontà di alcuni ragazzi destinati a eccellere nella scrittura e nel mondo culturale, da Gaetano Savatteri a Giancarlo Macaluso, da Egidio Terrana a Salvatore Picone.

Sempre pronto a non far mancare il suo diretto intervento, a concedere una intervista, un ricordo, a far rivivere la memoria, anche ad accennare un rimprovero critico, come accadeva per il Teatro di Racalmuto, un gioiello dell’Ottocento ancora chiuso, nonostante con Sciascia proprio Scimè si fosse speso per la ricostruzione scuotendo il sonno dei potenti.

Una vita di grandi incontri, a cominciare da quello con Piersanti Mattarella quando, alla fine degli anni Settanta, il presidente poi ucciso dalla mafia cominciò a pensare a “una Sicilia con le carte in regola”, lavorando in un centro studi, una vera fucina di intelligenze animate da Scimè, dal suo successore a segretario generale dell’Assemblea, Nonò Salamone, da un intellettuale esperto di economia come Salvatore Butera. Affonda in quella Palermo perbene, in quelle radici la frequentazione con il futuro Capo dello Stato che trovò sempre in Scimè un saldo punto di riferimento.

Se ne va lasciando il ricordo di una somma di incontri, di riflessioni e di preziosi documenti che adesso sarà compito di chi lo ha amato raccogliere e conservare per chi vorrà studiarli.

A cominciare dagli amati figli. Rosanna, primario di Ematologia, assistente devota durante la lunga malattia insieme con l’insostituibile marito, Ennio Giardina. Salvatore, il cronista Rai che ha seguito le orme paterne nella professione prediletta. E Fabrizio, oggi alla guida dell’Assemblea regionale dallo stesso ufficio del padre. Tutti vicini alla mamma, Nina Lo Presti, donna che mise da parte la sua laurea in lettere per seguire ogni passo di una vita vissuta insieme, fra Palermo e la Noce.

I funerali di Scimè saranno celebrati mercoledì 2 agosto alla Chiesa Madonna di Farima in via Terrasanta a Palermo. 


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