Gli spari contro il peschereccio | "Quei colpi di mitraglia" - Live Sicilia

Gli spari contro il peschereccio | “Quei colpi di mitraglia”

Il racconto dell'armatore di uno dei due pescherecci presi di mira al confine tra Libia e Tunisia.

LA TESTIMONIANZA
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MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) – Due pescherecci mazaresi L’aliseo e l’Anna madre erano nella stessa zona a circa 30-35 miglia Nord-Est dalla località tunisina di Zarzis ma solo il secondo sarebbe stato preso di mira dalla motovedetta tunisina. Lo precisa Giampiero Giacalone, uno degli armatori dell’Anna madre con il nipote Alessandro Giacalone, la società armatrice è “Pesca giovane srl”. L’equipaggio dell’ Aliseo, che era nelle vicinanze e ha assistito alla scena, ha attivato la Marina militare italiana che ha fatto giungere sul posto un elicottero e una nave militare.

Giampiero Giacalone racconta: “Verso le 18,30 di ieri sono stato raggiunto telefonicamente da mio nipote, Giacomo, comandante dell’Anna Madre con a bordo 11 persone di equipaggio, che mi ha detto che militari di una motovedetta tunisina li stavano prendendo d’assalto e che dopo avere intimato di fermarsi hanno anche sparato per fortuna senza colpire nessuno. Dai tracciati in possesso della Capitaneria di porto e inviati dal blue box si evince chiaramente che il peschereccio si trovava in acque internazionali, fra 30 e 35 miglia Nord-Est di Zarzis”. Mentre l’Anna Madre cercava di allontanarsi per sfuggire all’assalto della motovedetta militare tunisina l’equipaggio di un altro peschereccio mazarese, l’Aliseo, ha chiesto aiuto alla Marina militare italiana. Giacalone smentisce il fatto che una motovedetta militare tunisina sia intervenuta a difesa del peschereccio mazarese: ”Era solo una la motovedetta ed era quella assalitrice”. “L’intera operazione – prosegue – si è protratta per circa un’ora e mezza, finchè la motovedetta militare tunisina non ha desistito dal suo intento, poi il suo equipaggio si sarebbe giustificato dicendo di avere effettuato una errata valutazione della distanza dalla costa tunisina”. “Alla luce di quanto emerso circa l’errata valutazione della distanza dalla costa del Paese nordafricano del nostro peschereccio, come si evince, lo ribadisco, dai tracciati blue-box , sarebbe giusto che il governo tunisino esprimesse le sue scuse ufficiali non tanto a noi quanto al governo italiano. Il nostro auspicio è che fatti di una simile gravità non abbiano più a ripetersi”, conclude l’armatore. (ANSA)

E’ stato “il pronto intervento delle unità della Marina militare in coordinamento con la Marina tunisina” a risolvere quella che la stessa Forza armata definisce, in un comunicato, “una situazione di potenziale rischio per un motopesca di Mazara del Vallo intento in attività di pesca in acque internazionali ad est della Tunisia”. Secondo quanto riferisce lo Stato maggiore, il motopesca (e non due, come si era appreso in un primo momento), ieri sera aveva “segnalato alle unità della Marina militare, impegnate in attività di vigilanza pesca, l’avvicinamento di una motovedetta non identificata alla propria posizione. L’intervento di un elicottero di nave Margottini, che incrociava nell’area nell’ambito del dispositivo Mare Sicuro e le comunicazioni con la centrale operativa della Marina Militare tunisina e le autorità diplomatiche italiane a Tunisi hanno permesso di chiarire la situazione. Come conseguenza delle azioni la motovedetta si è allontanata dalla zona”. L’episodio, sottolinea la Marina, “conferma l’efficacia del dispositivo dell’Operazione Mare Sicuro quale strumento per la tutela degli interessi nazionali nel Mediterraneo centrale in piena collaborazione con le autorità dei Paesi rivieraschi”.

”Alle 19 si è avvicinata la motovedetta tunisina in alto mare. Due persone a prua hanno cominciato a spararci contro a mitraglia. Siamo scappati chi in ghiacciaia chi in sala macchine”. Lo dice all’ANSA al telefono satellitare Giacomo Giacalone, 28 anni, da nove anni comandante dell’Anna Madre il peschereccio attaccato ieri nel canale di Sicilia. Il natante era partito l’1 agosto per una battuta di pesca di 30-40 giorni di triglie, dentici e calamari. Ogni 3-4 giorni il natante va a depositare il pescato a Lampedusa per la spedizione.

”Siamo rimasti in balia dei tunisini per circa un’ora. Non ci siamo fermati. Loro continuavano a sparare. Dopo un’ora si è avvicinata la nave della marina militare da cui è partito l’elicottero che ci ha salvato” spiega Giacalone. ”E’ la prima volta che sparano contro la mia imbarcazione – aggiunge – Ma altre volte ci hanno inseguito. A bordo siamo 10 persone, tre italiani e sette tunisini. Il nostro è un lavoro duro. Ed è diventato anche molto pericoloso. Per fortuna stiamo tutti bene. Nessuno è ferito. E l’intervento della Marina militare è stato risolutivo”. L’Anna Madre si trova ora a 18 miglia a sud di Lampedusa dove dovrebbe giungere domani mattina. Dall’isola l’equipaggio ripartirà per continuare la battuta di pesca. (ANSA).

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