Tuzzolino, l'esercito di calunniati | Nella lista c'è anche Monterosso - Live Sicilia

Tuzzolino, l’esercito di calunniati | Nella lista c’è anche Monterosso

Patrizia Monterosso

L'architetto accusava il segretario generale della Regione di incassare tangenti per conto della massoneria.

PALERMO – Giuseppe Tuzzolino è indagato per avere calunniato Patrizia Monterosso. Il fascicolo è aperto a Palermo e si aggiunge alle calunnie che gli vengono contestate a Caltanissetta e per le quali l’aspirante pentito è stato arrestato.

Il punto è che i presunti calunniati dall’architetto agrigentino potrebbero essere centinaia. Un esercito di persone da lui citate nei verbali resi a Palermo, Trapani e Agrigento. Nel solo capoluogo siciliano sono state 34 le inchieste nate dalle sue dichiarazioni e archiviate. Ognuna contiene decine di potenziali persone danneggiate.

Nell’agosto dell’anno scorso Tuzzolino disse che il segretario generale della Presidenza della Regione faceva parte di una loggia massonica di Castelvetrano che incassava una tangente del 5 per cento su ogni impianto fotovoltaico realizzato nel Trapanese. I soldi sarebbero finiti in tasca a Patrizia Monterosso che avrebbe fatto da mediatore fra la massoneria di Trapani e l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo.

“Dichiarazioni false”, tagliò corto il legale del burocrate, l’avvocato Nico Caleca che depositò una querela finita sul tavolo del pubblico ministero Francesca Dessì che ha iscritto nel registro degli indagati Tuzzolino.

L’architetto definiva Monterosso “una nostra sorella in massoneria e si occupava degli interessi di tutti i componenti della Loggia La Sicilia. Si è occupata di far comunicare la massoneria di Trapani con Raffaele Lombardo, ad esempio nell’interesse della società Vento Divino, di Nicastri, poi sequestrata”. Vito Nicastri, imprenditore del fotovoltaico di Mazara del Vallo, ha subito un sequestro di beni stimato in un miliardo e 300 mila euro. Quando si seppe la notizia ci fu grande clamore. I primi ad invocare l’intervento della Commissione antimafia per chiarire “i gravissimi fatti” furono alcuni deputati regionale del Movimento 5 Stelle. E la Commissione avviò un giro di audizioni per affrontare anche il caso Monterosso.


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