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Chat, e-mail, sms e ricariche| Pay tv taroccate, caccia ai clienti

I clienti con i decoder taroccati sono molti di più dei 146 finora scoperti.

PALERMO-L'INCHIESTA
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PALERMO – Il medico ha ammesso subito le sue colpe. Aveva taroccato la pay tv. È uno dei 146 clienti smascherati dalla guardia di finanza del Gruppo Palermo e dalla polizia penitenziaria. L’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo fa emergere un fenomeno largamente diffuso in città.

Una banda di quattro persone, tra tencici, esperti di sistemi di allarme e uno smanettone, aveva un gran bel da fare per accontentare i tantissimi clienti. Non solo medici, ma liberi professionisti, impiegati, studenti, pregiudicati e disoccupati si erano fatti allettare dalla super offerta. Persino poliziotti, carabinieri e un collega degli agenti penitenziari che hanno svolto le indagini. Con dieci euro al mese avevano accesso alle piattaforme televisive a pagamento senza limitazione alcuna. Ora rischiamo una condanna a tre anni di carcere e una multa che può arrivare a 25 mila euro.

L’indagine parte per caso dall’ascolto delle conversazioni di un detenuto al carcere Pagliarelli. “Quanto costa il mini?”, diceva durante un colloquio con un parente. Una conversazione che non è sfuggita all’orecchio attento degli agenti della polizia penitenziaria. Il “mini” altro non era che il decoder taroccato. Costava 80 euro una tantum. Oppure veniva modificata direttamente la smart tv utilizzando un software capace di fornire i codici di accesso alle piattaforme televisive criptate. Non solo Sky e Mediaset Premium, ma anche canali esteri. Il cliente aveva anche la possibilità di utilizzare una app per guardare film ed eventi sportivi lontano da casa. A casa, invece, hanno ricevuto la visita degli investigatori con in mano un decreto di perquisizione.

Il fenomeno è diffuso a macchia di leopardo in città con una maggiore concentrazione nelle zone di Borgo Nuovo, Tommaso Natale e Sferracavallo. Le sorprese, come le indagini, non sono finite. Le 146 persone finora scoperte erano clienti di uno solo dei quattro componenti della banda. Adesso gli investigatori stanno spulciando i messaggi – sms e chat – e le e-mail con cui mantenevano i contatti con i clienti per ogni esigenza. Dal guasto improvviso alla presentazione di un amico. E poi ci sono le carte prepagate su cui probabilmente i taroccatori ricevevano il denaro per l’abbonamento. Sono state trovate a casa degli indagati e si potrebbe risalire ai nomi di chi ha effettuato i pagamenti.

Infine ci sono in nomi fatti dai clienti perquisiti che, messi con le spalle al muro, hanno confermato le accuse e svelato l’identità di chi li aveva messi in contatto con la banda. Insomma, il passaparola era piuttosto efficace. Si è tornati indietro nel tempo, quando le televisioni a pagamento iniziavano a prendere campo – allora c’era Telepiù – e circolavano le schede “pirata”. 

 


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