L'omicidio di Palagonia, le indagini |La vendetta e l'ombra della mafia - Live Sicilia

L’omicidio di Palagonia, le indagini |La vendetta e l’ombra della mafia

I carabinieri non stanno trascurando alcuna ipotesi. Ma la morte del "Vichingo" potrebbe aver scatenato le ire di pericolosi personaggi. LEGGI LA REPLICA DEI LEGALI DI FIAMMETTA E COSTANZO

CATANIA – La taglia sulla testa di Francesco Calcagno forse era stata messa lo stesso giorno che è stato ucciso Marco Leornardo, conosciuto a Palagonia come “Il Vichingo”. Il consigliere comunale aveva legami e frequentazioni con personaggi della cupola mafiosa di Palagonia. Contatti con boss del calibro di Alfonso Fiammetta e Franco Costanzo, detto ‘Pagnotta’, condannati in via definitiva nel troncone abbreviato del processo Iblis, scaturito dall’inchiesta che ha acceso i riflettori su un sistema illegale che metteva insieme politica, imprenditoria e mafia. Leonardo è intercettato proprio durante le indagini Iblis condotte dal Ros mentre parla con Fiammetta e gli fornisce informazioni sul mercato locale dei trasporti. In una conversazione il Vichingo parla di un certo Franco, ed è inevitabile pensare che si potesse riferire a Costanzo “Pagnotta”. Inoltre tutti e tre (Lombardo, Fiammetta e Costanzo) nel 2008 sono coinvolti in un’indagine sulle truffe all’Inps attraverso le cooperative fantasma. Ma non è finita, perché Fiammetta è uno degli indagati cardine della retata Kronos che ha fermato una guerra di mafia.

L’ordine di uccidere Calcagno potrebbe essere partito dai piani alti della mafia calatina. Potrebbero essere stati assoldati dei sicari per fare il lavoro sporco. Un’ipotesi, che si inserisce nella pista della vendetta (una di quelle seguite dagli investigatori) ma che porta agli ambienti della criminalità organizzata. Sono trascorsi nove mesi dallo scontro a fuoco avvenuto all’interno del bar di Palagonia. Un appuntamento fissato per risolvere la questione di un debito di circa 3 mila euro. O meglio di un pagamento per un cavallo venduto. Nella transazione tra Calcagno e un’altra persona si sarebbe intromesso Marco Leonardo, che avrebbe preteso alcune condizioni. Sarebbero partite minacce e anche gesti di violenza. L’incontro al bar sarebbe servito per appianare i contrasti, ma i due si sono presentati armati. Le immagini di videosorveglianza non lasciano dubbi. Il Vichingo spara per primo e Calcagno risponde uccidendolo. Il bracciante si libera dell’arma, ma quando porta i carabinieri sul luogo dove l’aveva lasciata non la trova. Un piccolo mistero dietro a quel fatto di sangue che porta Calcagno in carcere per alcuni mesi. Il Riesame (con la conferma della Cassazione) dopo il ricorso del difensore, l’avvocato Giuseppe Marletta, dispose gli arresti domiciliari a casa del fratello al nord Italia riconoscendo la ricostruzione sulla legittima difesa. Ad aprile torna libero. Per il 58enne ammazzato arriva una richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario e porto illegale di arma da parte della Procura di Caltagirone. L’udienza preliminare si sarebbe svolta il 23 novembre.

Torniamo all’agguato in contrada Nunziata a Palagonia. I sicari hanno colpito in modo ravvicinato e lucido. O conoscevano le abitudini del bracciante agricolo che quella mattina si è recato nel suo podere oppure lo hanno seguito fino al momento propizio per agire. L’esame dei fori di entrata e di uscita dei proiettili forniscono questa ricostruzione. Vittima e killer si sono guardati negli occhi. Sono almeno cinque i colpi che hanno trafitto il corpo di Francesco Calcagno. Sarà però l’autopsia disposta dalla Procura di Caltagirone a fornire l’esatto numero di colpi. Un dato utile alle indagini dei carabinieri che stanno lavorando con il coordinamento della Procura di Caltagirone diretta da Giuseppe Verzera. Dalla stampa si è appreso che nelle mani degli inquirenti vi sarebbero delle immagini di un sistema di video sorveglianza che potrebbe aiutare a ricostruire la dinamica dell’omicidio e magari comprendere le vie di fuga del (o dei) killer. Ulteriori elementi utili arriveranno anche dagli esami dei militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo dei Carabinieri di Catania che hanno setacciato palmo a palmo la scena del crimine.

LA REPLICA DEI LEGALI DI ALFONSO FIAMMETTA

Il signor Fiammetta è detenuto ininterrottamente dal tre novembre 2010 e pertanto da ben sette anni è lontano da Palagonia e nessun contatto ha avuto, com’è noto gli stessi investigatori che lo hanno costantemente monitorato anche durante il breve periodo di arresti domiciliari, né con il Marco Leonardo, né con Calcagno Francesco.

Il signor Fiammetta non conosce e non conosceva i rapporti esistenti tra Calcagno Francesco e Marco Leonardo. Le uniche notizie che ha appreso sono quelle diffuse dagli organi di stampa. Nessun accostamento può e deve essere effettuato tra il signor Fiammetta e i fatti avvenuti in Palagonia che non lo vedono in nessun modo coinvolto. Si tratta di accostamenti assolutamente gratuiti, privi di qualsiasi riscontro e dettati con evidenza con l’unico scopo di suscitare la curiosità dei lettori ed aumentare i contatti dei lettori stessi con la testata giornalistica.

LA REPLICA DEL DIFENSORE DI FRANCO COSTANZO

“Il signor Costanzo è detenuto dal 3 novembre 2010 e già dal 2008 non risiede più a Palagonia, per tanto da quasi dieci anni non ha più avuto nessun contatto con nessuno dei soggetti menzionati nell’articolo. Costanzo non ha nessuna relazione con quanto avvenuto a Palagonia. Si diffida dall’accostare il nome di Costanzo ad eventi rispetto ai quali è assolutamente estraneo”, scrive in una nota l’avvocato Vincenza Pirracchio.

 

 


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