Si prende anche il Fondo Pensioni | Crocetta nomina due fedelissimi - Live Sicilia

Si prende anche il Fondo Pensioni | Crocetta nomina due fedelissimi

Si dimette Sammartano: il governatore nomina il suo capo di gabinetto Amato.

Una pioggia di incarichi
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PALERMO – Stavolta l’occasione è stata offerta dalle dimissioni del presidente, l’ex ragioniere generale Salvatore Sammartano. E Crocetta non se l’è fatta sfuggire: così, al vertice del Fondo pensioni il governatore ha nominato altri due uomini di assoluta fiducia. Il proprio capo di gabinetto, per l’esattezza, il dirigente Giuseppe Amato e Roberto Barberi, che prende il posto dell’altra dimissionaria Alessandra Di Liberto.

Due fedelissimi del governatore e della sua vice, Mariella Lo Bello. Nel senso più “ufficiale” del termine. Amato, infatti, è stato scelto direttamente dal presidente della Regione per ricoprire l’incarico di capo di gabinetto del presidente, dopo l’addio di Giulio Guagliano nel frattempo nominato direttore generale dell’Irfis. Un incarico, quello ricoperto da Amato, che ha natura “fiduciaria”, appunto, sebbene si tratti di un dirigente di ruolo della Regione siciliana. Un burocrate che in passato aveva lavorato anche all’assessorato alla Salute e che è molto gradito anche ai piani più alti della burocrazia di Palazzo d’Orleans.

E graditissimo è Roberto Barberi, in passato anche lui capo di gabinetto, ma dell’allora assessore alla Formazione, oggi con delega alle Attività produttive e vicepresidente della Regione, Mariella Lo Bello. Non a caso, alcuni mesi fa Barberi fu nominato anche direttore generale dell’Irsap, l’ente che fa capo sempre alle Attività produttive. Nomina che suscitò proteste e polemiche e anche interrogazioni parlamentari, perché il governo aveva preferito indicare il burocrate, piuttosto che attingere tra i dirigenti in servizio nell’ente. Per il dirigente anche l’incarico di commissario dell’ex Provincia di Agrigento, nomina per la quale la stessa Lo Bello, agrigentina, si sentì in dovere di esprimere un pubblico apprezzamento.

Come detto, Amato e Barberi arrivano al posto di Sammartano e Di Liberto, entrambi dimissionari. In particolare l’ex ragioniere generale avrebbe deciso di mollare per ragioni di natura personale. Ieri in giunta di governo sono arrivate anche quelle dalla consigliera di amministrazione Di Liberto. Sull’esistenza stessa del cda in passato si era allungata qualche ombra: una norma nazionale riferita all’Inps, infatti, avrebbe ridotto alla sola figura del presidente, l’intero Consiglio. Un organismo ricostituito interamente e alcuni mesi fa, con un costo di circa 80 mila euro l’anno. In precedenza, invece, il ruolo del cda era rivestito dal dirigente di ruolo Fulvio Bellomo. A costo zero, per le casse regionali.

Ma nella Sicilia dei commissari si è deciso che il Fondo avesse bisogno di un Consiglio. Anche perché, dopo l’approvazione di una contestatissima norma all’Ars, l’ente che si occupa delle pensioni dei dipendenti regionali, dovrà gestire anche il Fondo immobiliare col quale la Regione ha riacquistato gli immobili precedentemente di sua proprietà, utilizzando proprio i soldi per le pensioni dei regionali. Una operazione che aveva sollevato molti dubbi già a Sala d’Ercole, durante la discussione dell’ultima Finanziaria. Dubbi messi nero su bianco in occasione del giudizio di parifica anche nella requisitoria del Procuratore generale d’Appello della Corte dei conti, Pino Zingale: “Il procedimento di valutazione degli immobili – ha scritto ad esempio il Procuratore – appare del tutto aleatorio. Gli immobili conferiti al Fondo dovrebbero essere valutati da un’Agenzia indipendente pubblica. La norma in esame, invece, si limita a prevedere che all’individuazione ed alla valutazione degli immobili provvedano gli ‘organi competenti all’atto del trasferimento’”. E ancora, sia la Sezione di controllo che la Procura concordavano sul fatto che “non vi è certezza delle caratteristiche specifiche degli immobili e, in particolare, non si comprende se si tratti di beni che abbiano goduto di un’adeguata manutenzione e/o che siano stati già correttamente adeguati alla nuova destinazione d’uso”. Per la manutenzione la norma prevede una somma considerata insufficiente.

Ma non solo. Quell’operazione rischierebbe di essere in perdita. “Una situazione di equilibrio è possibile, nel medio – lungo periodo, solo se il rendimento non si attesta al di sotto del 3%. Sotto questo profilo, la nuova normativa – scrive la Corte – non sembra basata su un’analisi accurata, in grado di garantire il raggiungimento dell’obiettivo”. Nella relazione al rendiconto e nella requisitoria del Procuratore veniva considerato “preoccupante l’evidente abbandono di quell’atteggiamento prudenziale che dovrebbe sorreggere qualsivoglia operazione economica sia in grado di incidere sull’integrità del patrimonio del Fondo, che non è costituito da somme provenienti dalla fiscalità generale, ma dai contributi versati dai lavoratori”. Dubbi confermati poi anche dal Ministero dell’Economia, in una lettera inviata sia a Crocetta che all’Assemblea regionale. Ma alla fine, la presidenza del Consiglio dei ministri deciderà di non impugnare la norma. Adesso, a gestire questa operazione penseranno anche due fedelissimi del presidente. Le ultime nomine del governo. Che presto saranno solo le penultime.


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