Era un viaggio aereo o un calvario? | Peggio del sud c'è solo il nord - Live Sicilia

Era un viaggio aereo o un calvario? | Peggio del sud c’è solo il nord

Cronaca di una partenza dall'aeroporto di Treviso. Ma il settentrione è davvero così efficiente?

Perché viaggiare da Treviso a Catania equivale ad attraversare un mondo. E rifuggendo dallo scontato quanto mai errato luogo comune che vede il nord più efficiente e organizzato del sud, questo viaggio (della speranza direi) mi è valso una consapevolezza (ammesso che non l’avessi già): il sud è molto più efficiente, organizzato ma soprattutto più umano del nord.

L’aeroporto di Treviso ha la stessa disorganizzazione di una classe elementare senza maestra; mancano gli accessi prioritari, mancano le tutele ai bambini, alle gestanti, agli anziani. Le hostess al check-in si guardano spaurite fra loro e ad ogni 100 grammi in più nel bagaglio da stiva implorano l’aiuto divino affinché il doloroso dilemma del “lo dico o non lo dico” possa essere sciolto.

Siccome sono del nord puntualmente fanno la spia e lo fanno con quel sadico piacere tutto nordico. Un piacere tanto godurioso che le costringe a modulare perfino il tono della voce per cui suadentemente si avvicinano, carte d’imbarco alla mano, ti puntano fisse negli occhi e dicono “ci sono da pagare 2 chili in più”

E tu, trinacria al cuore, le guardi stupito e ti ricordi dell’ultima volta a Catania che avevi un bagaglio da 10 chili e la bilancia segnava 17 chili ma nessuno pensò mai di fermarti o di farti pagare quei 7 chili a 10 euro al chilo. Ci provi a impietosirli, sfoderi anche l’arma dei bambini piccoli al seguito, della nonna morta improvvisamente, del terremoto del 90, ma niente. Stentorea e imperiosa “vada a pagare immediatamente altrimenti il bagaglio resta qui”.

Superato l’ostacolo numero uno si fa immediatamente strada il numero due: la carta d’imbarco deve passare elettronicamente e nonostante l’elettronica a Treviso forse non è ancora arrivata loro si ostinano come muli e creano file chilometriche, si guardano in faccia e nessuno ha quel guizzo di intelligenza di dire “forse non funziona il lettore del codice a barre, magari controlliamo umanamente, con gli occhi”. Aspettano un segnale dall’alto, poi improvvisamente qualcuno chiama, una mamma, una nonna, un amico e finalmente, grazie all’aiuto da casa, il guizzo arriva.

E siamo giunti al terzo ostacolo. Il più tremendo, il più lungo, il più estenuante. Ostacolo a prova di nervi: il controllo di polizia.  Intanto a Treviso i controllori avranno fatto un corso per cui tanto più sei maleducato quanto più acquisisci punti in serietà, credibilità e professionalità.

Per prima cosa al nord tutti hanno fatto le elementari con tutti, vi è questa cultura del “tu” dilagante per cui il tizio ai controlli ti guarda , indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla compagnia al seguito e ti dice “levati la cintura, qualunque cosa dalle tasche, gioielli, telefono, tablet, vestiti, scarpe, mutande e se è necessario anche la pelle”.

Ma non c’è volta, da Napoli in su, che al passaggio del metal detector non suoni qualcosa! Quando al centesimo passaggio, ormai ridotti al nudismo, senza scarpe, maglietta, jeans, occhiali, orologio, telefono, insomma privati degli affetti più cari, il metal detector continua a suonare, ecco stagliarsi all’orizzonte la signorina Rottermayer.

Di solito è brutta, antipatica e pure cattiva. “Vieni con me” e tu ti aspetti di essere internata in un campo di concentramento e invece “alza le mani” e con uno strumento ti tasta ovunque, poi quasi delusa dal non aver inchiodato il terrorista della domenica sera, ti dice “ok, puoi andare” e mentre vai via, cercando di ricostruirti una dignità, senti il suo sguardo addosso come a dire “ti tengo d’occhio”.

Sudata, stanca, senza scarpe e con un peluche in mano che i tuoi figli si sono stancati di abbracciare, cerchi di riprenderti tutte quelle cose nella vaschetta che hai abbandonato lì e improvvisamente senti: “Signó”. Prima ancora di voltarti di scatto percepisci l’emozione di un accento amico, la gioia ti prende dalle caviglie e sale su, su, su fino allo stomaco e poi ti stringe la gola.

“Signó ma che c’avete in valigia? Due sveglie?”. Il tizio ai computer per controllare quanto shampoo ti stai portando in valigia è di Napoli. Napoli al sud. Quella con il sole. Quella con il mare.
“Si, le hanno regalate ai bambini”.
“E dove andate signó?”
“A Catania, poi proseguiamo per Ragusa”.
“Ma quando vanno regalato e sveglie o sapevano che da noi al sud non servono a un cazz…???”

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