La bufala del reato derubricato |Interviene Anm: "Serve vigilare" - Live Sicilia

La bufala del reato derubricato |Interviene Anm: “Serve vigilare”

Dopo la lettera del procuratore Zuccaro arriva la nota dell'Associazione Nazionale Magistrati di Catania.

lo stupro di trecastagni
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CATANIA – Questa volta è la giunta distrettuale dell’Anm di Catania ad intervenire sulla notizia “bufala” sulla derubricazione del reato da “violenza sessuale” a “infortunio sul lavoro” nel caso dello stupro subito da una dottoressa in servizio alla guardia medica di Trecastagni. Già ieri il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, aveva chiesto all’ordine dei giornalisti “provvedimenti”.

“Nei giorni scorsi alcune testate on line, tra cui www.iltempo.it, www.ilgiornale.it e www.rainews.it, in merito alla triste vicenda dello stupro ai danni della dottoressa in servizio presso la guardia medica di Trecastagni, hanno divulgato la falsa notizia – si legge nella nota diffusa dalla giunta Anm di Catania – che il reato contestato all’indagato, tratto in arresto e attualmente detenuto per questa causa, è stato “derubricato” dal giudice in “infortunio sul lavoro”, quando invece il Gip di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica, ha applicato la custodia cautelare in carcere riconoscendo la sussistenza dei reati di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni aggravate e danneggiamento aggravato. A prescindere dalla totale assenza di cognizioni giuridiche dimostrata dall’autore dell’articolo, – aggiungono – sorprende la leggerezza con la quale è stata diffusa una notizia del genere, idonea certamente a destare sgomento nei cittadini e negli addetti ai lavori, nonostante l’agevole possibilità di verificare la realtà dei fatti anche solo mediante consultazione di fonti aperte sul web. Riteniamo che tale grave negligenza sia tuttavia un sintomo della tendenza di una parte dei media a cercare in tutti i modi di dare risalto a notizie su errori giudiziari, il più delle volte presunti, al fine di sostenere una linea di pensiero, purtroppo diffusa, volta a screditare l’operato della magistratura. Nessuno vuole discutere il diritto di cronaca – precisano i magistrati – né interferire con le scelte editoriali della stampa libera, ma non verificare le fonti di una notizia che già appare clamorosa, per non dire incredibile, significa tradire i principi fondamentali del giornalismo stesso e la buona fede dei lettori. La delicatezza e l’importanza dei temi trattati dalla cronaca giudiziaria, soprattutto per le ricadute sull’opinione pubblica, richiedono un approccio leale e rigoroso ai fatti, sul quale chiediamo agli organi istituzionali competenti di vigilare costantemente – conclude la nota – affinché casi simili non si ripetano in futuro”.

 

 


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