Beni confiscati, non solo scandali | Quel funzionario integerrimo - Live Sicilia

Beni confiscati, non solo scandali | Quel funzionario integerrimo

Il centro commerciale confiscato a Giuseppe Ferdico

La figura esemplare di un pubblico ufficiale emerge dall'inchiesta sui beni confiscati a Ferdico.

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – C’è un’immagine che, se non basta da sola a riscattare un intero sistema travolto dagli scandali, di certo mostra il lato efficiente nella gestione dei patrimoni sequestrati e poi confiscati.

È il giudice Walter Turturici a sottolineare il lavoro della “integerrima funzionaria Maria Antonietta Manzo”, in servizio nella sede palermitana dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia. La sua figura emerge dal caos gestionale del centro commerciale Portobello di Carini, confiscato a Giuseppe Ferdico che sarebbe rientrato in gioco grazie alla complicità dell’amministratore giudiziario, il commercialista Luigi Miserendino.

L’inchiesta è nata dalla denuncia del direttore commerciale della società che per un periodo ha gestito la galleria. Era stanco delle interferenze di Ferdico, si era rivolto prima a Miserendino e poi, una volta che la sua richiesta di aiuto era caduta nel vuoto, decise di parlare con i finanzieri del Gico e del Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia tributaria. Ed è proprio ascoltando le parole del manager che è saltata fuori la figura del funzionario: “Sammaritano a Belicittà è stato scartato, la dottoressa Manzo appena ha sentito Sammaritano non li ha nemmeno ricevuti… mi hanno detto che ha bloccato tutto perché ha detto: ‘Scusate, questo è un bene confiscato, un bene dello Stato e voi vi fate fornire da una persona che non è gradita all’amministrazione dello Stato’… gliel’ha bloccato””.

Il riferimento era a Giuseppe Sammaritano, al cui omonimo cugino, nel novembre scorso, è stato confiscato il patrimonio composto soprattutto da imprese che distribuiscono casalinghi, detersivi e profumi. La confisca ha riguardato sei società del Gruppo Sammaritano perché, così si leggeva nella motivazione del provvedimento, “era disponibile a considerare ogni offerta che veniva dall’ambiente mafioso, in un’ottica di reciproca e pacifica convivenza, non avendo mai disdegnato la protezione e l’aiuto che Cosa nostra poteva offrire alla sue iniziative imprenditoriali”.

Sammaritano aveva tentato, senza fortuna, di entrare nel circuito dei fornitori del centro commerciale Belicittà di Castelvetrano. Gli è andata meglio al Portobello di Carini visto che ha rifornito il supermercato gestito dalla “Fenice Store”, amministrata da Francesco Montes – pure lui finito in cella per intestazione fittizia – ma di cui Ferdico sarebbe stato il socio occulto.


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