Crocetta e le Città metropolitane | Un commissario al posto di Orlando - Live Sicilia

Crocetta e le Città metropolitane | Un commissario al posto di Orlando

L’annuncio del governatore. Decadono i sindaci di Palermo, Catania e Messina. Nei giorni scorsi, polemiche per la lista Micari.

PALERMO – Per il governatore “non è una guerra”. Ma a un conflitto istituzionale somiglia tanto, invece. Nelle prossime ore, il presidente della Regione Rosario Crocetta e l’assessore alle Autonomie locali Luisa Lantieri firmeranno il decreto di commissariamento delle Città metropolitane. In pratica, al posto degli attuali sindaci metropolitani Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti arriveranno commissari scelti dal governo.

Un atto, quello del governo, che sarebbe il frutto di un parere legale fornito dall’avvocato generale Maria Mattarella che segue, a sua volta, all’approvazione della recente legge di riforma delle ex Province. Ma la scelta del governatore arriva all’apice degli scontri col sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dovuti alla vicenda delle elezioni regionali. Polemiche sfociate negli insulti, pochi giorni fa, quando Crocetta ha persino definito Orlando uno “stronzo”.

“Sono profondamente rammaricato – dice oggi Crocetta – che la semplice applicazione di una legge, quella della riforma delle province, da me non condivisa e persino col mio palese parere contrario, venga vista come la guerra di Crocetta a Orlando, Bianco e Accorinti. A parte il fatto che non ho fatto alcuna guerra a nessuno dei tre in questi anni e che semmai Orlando, in qualità di presidente dell’Anci ha più volte attaccato il governo regionale: rientra nella logica dei ruoli e non ho nulla da eccepire su questo fatto e giustamente lo stesso Orlando in questi anni, non si è mai posto il problema in quanto presidente dell’Anci, che attaccando Crocetta attaccava un rappresentante del centrosinistra con cui lui stesso è alleato”.

Insomma, il governatore nello stesso momento in cui prova ad allontanare l’idea di un conflitto istituzionale, in realtà non fa altro che confermarlo. Del resto, Crocetta e Orlando sono arrivati davvero ai ferri corti, nei giorni scorsi, in occasione della chiusura delle liste per le Regionali. Al governatore è stato chiesto dai vertici del Pd di “chiudere” la lista del Megafono e di far confluire i candidati nella lista che inizialmente, quando Orlando la lanciò, portava il nome di “Arcipelago”. Dopo la chiusura di questa partita, lo stesso sindaco si dichiarava “vincitore” per il fatto stesso di aver contribuito alla “sparizione” del movimento di Crocetta e aver “stoppato” la sua ricandidatura.

“I ruoli – dice oggi Crocetta – ci obbligano alle scelte e, nell’adempimento delle mie funzioni di presidente della Regione, non sono esponente di un partito o di una coalizione, sono colui che deve rispettare le leggi che il Parlamento approva e devo persino garantirne il rispetto da parte di tutti. La legge che prevede la decadenza dei sindaci delle città metropolitane in Sicilia, è stata già approvata il 12 agosto scorso. Con molta sincerità, mi sembra un atto estremamente doloroso decretare la rimozione di sindaci che per la normativa nazionale sarebbero di diritto sindaci della città metropolitana e che per quella regionale, per assumere tale ruolo, devono essere eletti dai cittadini. Per togliere ogni dubbio, ho chiesto un parere all’ufficio legislativo e legale della Regione che da alcuni giorni mi è stato trasmesso a firma avvocato Maria Mattarella”.

Secondo Crocetta, quel “parere è netto, con la legge regionale approvata, i sindaci metropolitani sono decaduti e io devo provvedere alla nomina dei commissari fino alle elezioni della prossima primavera. Voglio ricordare che lo Statuto della Regione non prevede le città metropolitane ma semplicemente i liberi consorzi. Tant’è che per superare questo aspetto, nel primo ddl che noi portammo in Ars, – continua Crocetta – al fine di evitare impugnative da parte del Commissario dello Stato, declinammo che Palermo, Catania e Messina fossero liberi consorzi denominati città metropolitane. Tutto ciò per garantire a queste importanti aree, le tutele previste sia a livello nazionale che europeo”.

Ma la norma regionale, fa sapere Crocetta, presto potrebbe essere impugnata. Poco male, per il governatore, che intende andare avanti lo stesso: “Abbiamo appreso in via informale – rivela Crocetta – che lo Stato intende impugnare la normativa regionale. Sulla base di tale presupposto, i sindaci metropolitani ritengono che possa essere evitato il decreto di commissariamento. Per giurisprudenza acquisita e per diritto, una norma è incostituzionale non quando la si impugna ma per espressa sentenza della Corte. D’altra parte il problema me lo sono posto già nella primavera scorsa, quando per effetto di una assurda norma regionale, si prevedeva la decadenza dei sindaci a causa della semplice bocciatura del bilancio da parte del consiglio comunale. Chiesi parere al Cga il quale rispose che, pur avendo affrontato i dubbi di costituzionalità, dovevo applicare la legge”.

E l’ombra dello “scontro istituzionale” torna poco dopo, nelle parole di Crocetta: “Se domani la Corte Costituzionale dovesse respingere il ricorso di incostituzionalità promosso dallo Stato, il rischio più serio sarebbe quello della nullità degli atti adottati da tali sindaci, con un piccolo particolare, che essendo i medesimi non responsabili della loro mancata decadenza che è ascrivibile solo e soltanto a me, il responsabile civile e penale degli atti nulli adottati dai medesimi sarei io. Possono Orlando e Bianco chiedermi anche questo ennesimo sacrificio? Può chiedermi il governo nazionale di assumere su di me una responsabilità così grande, in presenza di un parere legale netto? Sinceramente il dubbio mi tormenta e io fino all’ultimo vorrei evitare che qualcuno pensasse che ho conti politici da regolare. Non ne ho in nessun modo, – conclude Crocetta – sono una persona serena e corretta nell’esercizio delle mie funzioni. Però non vorrei che quando dovrò adottare gli atti necessari, qualcuno facesse la vittima, perché l’unica vittima rischio si diventare io”.


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