“Orlando e Bianco hanno fallito | Io, Raciti e Micari siamo le vittime” - Live Sicilia

“Orlando e Bianco hanno fallito | Io, Raciti e Micari siamo le vittime”

Intervista a Rosario Crocetta. “Il flop della lista? Mi sono sacrificato per evitare una figuraccia al rettore. Come mi ha chiesto Renzi”.

PALERMO – “Io, Fausto Raciti e Fabrizio Micari siamo le vittime di quanto accaduto in occasione della presentazione delle liste per le Regionali”. Rosario Crocetta, nonostante tutto, appare sereno, assicura di avere “la coscienza a posto” e si dice convinto che “bisogna evitare scontri istituzionali, specie in questo periodo”. Ma sullo sfondo, il nuovo caso: l’imminente commissariamento delle Città metropolitane che si tradurrà nella decadenza di Orlando, Bianco e Accorinti. “Non posso non applicare la legge. Non possono chiedermi anche questo sacrificio”.

A cosa si riferisce?

“Orlando, Bianco e Accorinti, dopo l’approvazione della legge regionale, non hanno alcun titolo per ricoprire il ruolo di sindaci metropolitani. I loro atti, quindi, rischiano di essere nulli. E in quel caso, il responsabile sarei io. Non possono chiedermi di non applicare la legge: io devo farlo, anche quando non mi piacciono e l’ho dovuto fare anche quando le ho considerate incostituzionali”.

Ma chi vorrebbe convincerla a non applicare la legge sui sindaci metropolitani?

“Mi hanno inviato un parere dell’Ufficio legale della Presidenza del Consiglio. Ma per me vuol dire poco o nulla: lo Stato, in questo caso, è la controparte. È normale che la pensi diversamente da noi, visto che, tra l’altro, sta presentando ricorso contro la legge siciliana”.

Una legge che probabilmente non piace nemmeno ai sindaci ‘interessati’…

“Lo capisco. Ma di sicuro non mi possono obbligare a non rispettare una legge solo perché non piace a Orlando e Bianco. Non possono chiedermi quest’altro sacrificio”.

Lei insiste su questo tema del sacrificio. Si riferisce anche a quanto accaduto in occasione della formazione delle liste per le elezioni regionali?

“Io ritengo di aver dimostrato, in tutta questa vicenda, la mia lealtà nei confronti di Matteo Renzi e di Fausto Raciti. L’ho fatto in occasione di tutte le decisioni prese in questi giorni”.

A cominciare dal ritiro della sua candidatura alla presidenza…

“Sì, una decisione frutto però di un accordo politico che prevedeva la presentazione delle liste del Megafono in tutta la Sicilia e la mia candidatura a Palermo, Catania e Messina”.

Alla fine, però, il simbolo del Megafono sparirà…

“E’ successo un fatto molto semplice: la lista di Micari presidente non esisteva, perché Orlando e Bianco non sono stati capaci di crearla”.

E così, ecco il secondo sacrificio…

“E’ stato Renzi a chiedermi direttamente di intervenire, per evitare a Micari la figuraccia. Si immagina gli effetti che avrebbe avuto il fallimento della lista del presidente? Ma non è finita lì…”.

Vale a dire?

“Mi hanno chiesto non solo di inserire in quella lista i miei candidati, che rappresentano quasi tre quarti dei candidati totali, ma anche di non candidarmi a Palermo e Catania. E ho accettato anche questo, rimanendo candidato solo a Messina”.

E a Messina, il caso della documentazione in ritardo…

“Certe cose però vanno spiegate bene. Noi siamo arrivati al tribunale di Messina all’ultimo minuto, anche perché i candidati del Pd, dell’area di Faraone in particolare, fino all’ultimo momento non sapevano se correre con quella lista o con quella del Partito democratico. Noi non sapevano, anche nei minuti che hanno preceduto la presentazione della lista, se inserire i candidati del Megafono o i loro. Una confusione che ha creato i presupposti per il ‘guaio’”.

Già i maligni sussurrano: possibile si tratti solo di un caso? Possibile che questo ‘caos’ a poche ore dalle elezioni fosse invece in qualche modo pianificato?

“Qualcuno in effetti se lo chiede, sono in tanti ad avere qualche dubbio. Ma si tratterebbe di un suicidio. Un suicidio deciso solo per fare fuori il sottoscritto. Certo, altri elementi suscitano ulteriori dubbi…”.

A cosa si riferisce?

“Penso ad esempio alla mancata presentazione della lista a Siracusa e alla mia mancata candidatura a Palermo e Catania: hanno buttato via 60 mila voti. Quasi quelli che servivano per raggiungere la soglia”.

Chi ha buttato via questi voti?

“Diciamo così: questi voti si sono persi a causa di scontri interni nel Pd. Le vittime di questi scontri alla fine siamo io, Micari e Raciti. Quest’ultimo, devo dire, è stato uno dei pochi a dimostrare un grande senso di responsabilità. Io sono stato leale con lui e con Renzi”.

Lei dice di essersi ‘sacrificato’. Qual è il motivo alla base di questo sacrificio. Si parla di incarichi romani e candidature…

“No guardi, innanzitutto ho accettato quelle richieste perché non volevo che si dicesse, domani, che io fossi la causa di una eventuale sconfitta. Ma ho portato il mio senso di responsabilità fin sulla soglia dell’autodistruzione. Se mi aspetto qualcosa? Diciamo che sono certo che Renzi ne terrà conto, e già del resto la base del Pd, gli alleati e persino qualche avversario mi sta riconoscendo lealtà e correttezza in questa occasione”.

Qualcun altro non è stato leale invece, nel corso di queste trattative?

“Diciamo che qualcuno non ha rispettato i patti. Ne risponderà di fronte alla storia”.

A chi si riferisce in particolare? Lei ha fatto cenno alla mancata presentazione della lista a Siracusa, dovuta anche alla posizione di un uomo vicino a Faraone. Si riferisce a questo?

“Il caos di Siracusa è dovuto certamente alla volontà, da parte di Faraone, di candidare Gaetano Cutrufo nella liste del Pd, nonostante Raciti gli avesse fatto notare che la segreteria provinciale avesse deciso in maniera diversa. Dopo il ‘no’, il caos. E anche i candidati del Megafono hanno iniziato a innervosirsi: non solo avevano dovuto togliere il simbolo, ma alla fine nessuno voleva andare in lista con loro. E poi, su Siracusa andrebbe anche detta un’altra cosa…”.

Cosa?

“Fino alle 13.45 eravamo seduti a discutere se il candidato dovesse andare o meno in lista. Mi spiegate come avremmo dovuto fare a raggiungere in tempo Siracusa per presentare le liste?”.

In tutto questo, ci sfugge il ruolo di Leoluca Orlando.

“Io non voglio fare polemiche. Non c’è dubbio che lui ce l’abbia con me. Pazienza. Ma una cosa è certa: il fatto di essere sindaco di Palermo non gli dà il diritto di comandare anche alla Regione”.


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